Il mandorlo fa parte della famiglia delle drupacee e ha come “parenti” stretti il pesco, l’albicocco, il ciliegio e il susino. Produce la mandorla che costituisce il seme contenuto nel guscio: quest’ultimo, avvolto dalle parte morbida del mallo. E’ una coltura tipica del Sud Italia, in quanto è molto sensibile ai ritorni di freddo e, quindi, alle gelate primaverili più a rischio nel Nord del nostro Paese. Ma da quattro-cinque anni, grazie alla selezione di varietà a fioritura più tardiva, nel mese di aprile, si sta diffondendo anche nella “Granda”.
In particolare lungo le zone collinari e pedemontane del Cuneese, in Langa e nel Roero, dove è minore, rispetto alla pianura, il rischio di ritorno del freddo primaverile e della formazione di umidità, che favorisce l’insorgere di agenti patogeni capaci di colpire la pianta. Come la monilia, il corineo e le batteriosi in genere. Inoltre, il mandorlo richiede di essere irrigato, con impianti localizzati a pioggia, e va messo a dimora in zone dove c’è la disponibilità di acqua. Per adesso, la coltivazione è ancora in una fase di prova e le produzioni sono di piccola quantità. Le operazioni di raccolta avvengono a settembre. Il frutto è utilizzato per il consumo fresco e le lavorazioni dolciarie. Negli ultimi tempi sta crescendo il consumo di latte vegetale ottenuto con la mandorla.
Il perché della coltura in provincia di Cuneo
Perché alcune aziende hanno deciso di coltivare le mandorle nella “Granda”? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Ribotta, responsabile provinciale Cia Cuneo dell’assistenza tecnica in campo. “Si tratta di un’alternativa interessante alla frutta fresca, viste le tante problematiche con le quali, negli ultimi tempi, i produttori di quest’ultima, devono fare i conti nella coltivazione e, poi, nella vendita. Inoltre, la frutta in guscio, a parte il periodo iniziale di “allevamento” delle piante, dopo richiede meno manodopera rispetto ad altre colture. E anche in questo caso, date le difficoltà a reperire soprattutto persone specializzate nelle lavorazioni agricole, è un vantaggio”.
Ha una buona resa? “A piena produzione, la lorda vendibile di base è attorno ai 12 mila euro a ettaro. Quindi, una sostenibilità economica interessante. Naturalmente ci vorrà ancora un poco di tempo per capire se è una coltura che dà continuità di reddito e se i problemi – gelate tardive e agenti patogeni – possono condizionare in modo troppo negativo alcune annate ”.
Comunque le prospettive future per la coltivazione del mandorlo in provincia di Cuneo sono buone? “Se si superano le difficoltà agronomiche di cui si è detto, nelle zone collinari e pedemontane, dove sono minori i rischi di gelate tardive e c’è meno umidità rispetto alla pianura, può diventare una coltura da prendere in considerazione. Però, c’è anche bisogno di valorizzare la mandorla dandole un’identità locale legata al nostro territorio. In questo modo si creano le condizioni per costruire un mercato, una rete di acquisto con l’obiettivo di assorbire la produzione. Gli spazi ci sono”.
c.s.