Un nuovo parlamento alle prese con problemi vecchi. Che cosa potrebbe cambiare per l’economia italiana? Lo abbiamo chiesto a Sebastiano Barisoni, conduttore di “Focus Economia” su Radio 24 e spesso interlocutore di IDEA.
Barisoni, cosa può cambiare dopo il risultato delle elezioni? Quali problematiche dovrà affrontare il nuovo governo?
«Questo scenario economico era già esistente prima delle elezioni e resta lo stesso anche dopo. Magari si possono immaginare o tentare soluzioni diverse, ma i problemi restano sempre gli stessi: ovvero un incremento dell’inflazione, anche se forse andrà rallentando in prospettiva. Ma intanto è cresciuta anche a settembre, secondo l’ultimo dato di cui disponiamo».
Pesano tanto i prezzi in aumento. Che cosa accadrà?
«C’è il tema, all’interno dell’inflazione, dei prezzi dell’energia e del gas in particolare, con la posizione della Meloni che rispecchia anche quella evidenziata da Draghi cioè per un tetto al prezzo del gas sul mercato europeo. Poi nello specifico il nuovo governo, oltre a dover affrontare la manovra finanziaria con minori margini di operatività – perché il pil sta rallentando – dovrà di conseguenza considerare che il rapporto deficit-pil andrà ad aumentare. E allora dovrà affrontare principalmente il tema delle politiche salariali e dei redditi, cioè che cosa fare per i lavoratori, a partire da quelli dipendenti, in modo che possano avere soldi in più in busta paga. L’inflazione non è solo dovuta al prezzo che si paga per i beni energetici, ma soprattutto per quelli alimentari, perché i costi maggiorati è lì che ricadono».
C’è anche il problema ormai trentennale delle retribuzioni: l’Italia è l’unico paese dove non sono aumentate da trent’anni a questa parte. Che cosa significa?
«Le buste paga passano dai contratti nazionali, ma il tema dei dipendenti pubblici e privati è reale, perché in altri casi si possono eventualmente immaginare interventi come sta avvenendo per i listini. Ma chi ha una busta paga si vede erodere il potere d’acquisto dall’inflazione».
È un tema direttamente collegato a quello delle bollette che sono annunciate in aumento incontrollabile?
«Sappiamo che l’aumento sarà pari a un raddoppio rispetto all’anno scorso perché a queste maggiorazioni, come annunciato dall’autorità dell’energia, si aggiungerà un altro 60 per cento nel secondo trimestre. È vero che gli aumenti sarebbero stati al cento per centro senza l’intervento già messo in atto dal governo, ma questa è una magra consolazione di fronte alla consapevolezza che avremo bollette così e che soprattutto saliranno addirittura al cento per cento nel corso dell’anno».
Che cosa si potrebbe fare in concreto?
«Le misure hanno già avuto l’effetto di mitigare gli aumenti, come detto, però possono essere considerate efficaci se riducono davvero il problema. Quando invece passi dal 100 al 60, è una riduzione importante ma il cittadino in ogni caso non può essere contento».
Intanto c’è un problema che non si risolve: la guerra. Quanto durerà e quali altre conseguenze porterà?
«Ci immaginiamo che l’inflazione resti alta fino alla metà dell’anno prossimo. Non ho idea di quando possa finire questa guerra, abbiamo però visto che i prezzi dell’energia portano ricadute sui prezzi di altri generi. L’inflazione potrebbe avere un picco in questi mesi per poi restare diciamo stabile fino a metà del 2023».
Per il nuovo governo non crede che sarà molto importante la scelta del Ministro dell’economia?
«Sì, anche se per qualunque governo si tratta di una scelta fondamentale. Aggiungo che, vista la situazione, lo sarà anche quella dei ministri dello sviluppo economico o dell’industria e di quello che chiameremo dell’energia».
Come detto, su questo giornale Barisoni è già stato ospitato in altre occasioni nelle quali ha valutato lo stato di salute dell’economia. L’estate scorsa, a Serralunga d’Alba, centro congressi di Fantanafredda, aveva partecipato al talk inserito nella scaletta dell’Assemblea annuale Aca, dal titolo “Crisi e transizione: quale energia?” con protagonisti il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli (anche lui intervistato da IDEA) e il giornalista e vice direttore esecutivo di Radio24.