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«In questi territori senso di innovazione e rigoroso aplomb»

Una mamma pioniera del ciclismo, un passato da ginnasta: la giornalista ex Rai è il volto di “Barolo en Primeur”: «Un’idea stupenda e fuori dalle righe che grazie alla sinergia con New York piacerà tantissimo agli americani. L’unicità di Ferrero, brand mondiale con un’indole famigliare»

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Nell’ultimo periodo Valeria Ciardiello, volto televisivo che ha frequentato anche trasmissioni sportive storiche come la Domenica Sportiva, ha imparato a conoscere il territorio delle Langhe. È accaduto con la conduzione di due eventi, al Centro Ricerche Ferrero per logistica e trasporti etici e al Castello di Grinzane Cavour per la presentazione di “Barolo en Primeur”.

Ci racconta che cosa tiene insieme queste attività così diverse?

«È grazie al lavoro che ormai da sei anni svolgo nella comunicazione per la Fondazione Cariplo, che abbiamo saputo che Fondazione Crc cercava un giornalista per la prima edizione di “Barolo en Primeur” e ci siamo conosciuti così. Mi ha colpito fin dall’inizio questa realtà molto istituzionale, come tutte nel mondo di Acri, ma con un progetto particolare. Il fatto che avessero acquistato una vigna e che il vino prodotto servisse a creare un evento benefico… Ho trovato un senso di innovazione e originalità di pari passo con persone dall’aplomb rigoroso. Mi sono trovata benissimo».

Lei è anche abituata a lavorare nel sociale.
«Ora ho una buona conoscenza della materia e una proprietà di linguaggio che vedo essere apprezzata. Cerco di usare un linguaggio che arrivi a tutti, perché a volte ci riferiamo ad addetti ai lavori ma, ripeto, questo progetto di Fondazione Crc è aperto, vicino alla mia idea di giornalismo e al mio carattere».

Conosceva già le Langhe?

«Sì perché quando ho lavorato per Juventus, mi capitava di girare i Club Doc del Piemonte e quindi anche del Cuneese. Ammetto di aver sempre apprezzato le bontà enogastronomiche di questi territori, ma ho potuto capire la realtà di una zona attenta alla qualità del cibo e del vino, con una grande socialità. Ora sono tornata per “Barolo en Primeur” e mi sono tuffata in panorami bellissimi e in una natura dove la mano intelligente dell’uomo produce vino di qualità senza deturpare questa bellezza».

Creare un’asta del Barolo e farne un evento benefico sembra una bella idea.

«Un’idea stupenda, fuori dalle righe, che trova riscontro nella sinergia con New York. Il territorio americano impazzisce per questo business ed è interessante il confronto con una realtà come questa, rispettosa delle proprie origini fino a esserne gelosa, eppure proiettata sui mercati esteri. È la prima volta che trovo un evento con queste caratteristiche da quando collaboro con le fondazioni».

La sua carriera giornalistica è cominciata in tv?

«Diciamo che la tv mi ha introdotta al giornalismo, la primissima esperienza è stata con Espn, canale americano che aveva ancora un satellite italiano, il canale Classic che trasmetteva eventi sportivi datati, da archivio. La sede di Londra voleva sperimentare una trasmissione e venni scelta dopo diversi provini.
Per “Protagonisti” ho intervistato dieci campioni come ad esempio Marvin Hagler, conservo ancora i suoi guantoni autografati. Poi ci sarebbero stati i Mondiali 2006 (vinti dall’Italia) e per me, assieme a Mas­simo Marianella, alcuni approfondimenti sulle nazionali partecipanti. C’era Sky in rampa di lancio e per la prima volta con i diritti per il Mondiale, l’allora direttore Giovanni Bruno mi chiamò e mi diede la trasmissione del mattino con Marco Cattaneo e il “Fayna” che ora è con Bonan. Da lì è partito il mio percorso televisivo, dopo sono diventata giornalista professionista».

Lei è mamma di una bimba di sei anni. Come si coniugano gli impegni?

«È un bel caos. Ho scelto la libera professione, anche se dopo Sky sono stata cinque anni in Juventus e due a Rai Sport. Un po’ per indole, non ho mai sentito l’esigenza di legarmi in maniera indeterminata. Ques­to mi dà la possibilità di fare più esperienze, conoscere persone, progetti e format sempre diversi, però è anche una grande fatica. Non stacco mai, sette su sette. Gli orari flessibili mi permettono di gestire la bimba, però non si finisce mai. Forse è anche questa la ragione per cui la bimba è figlia unica. Poi il futuro può sempre riservare belle sorprese».

Il suo legame con lo sport nasce prima del giornalismo, è vero?

«Ha sempre fatto parte della mia vita. Mia mamma, Giuditta Longari, è stata una delle prime donne del ciclismo, pluricampionessa su strada. Ha donato la sua storica bici al museo del Ghisallo, il libro “Donne in bicicletta” dedicato alle pioniere del ciclismo tra cui lei, ha vinto il premio Bancarella Sport. Io sono un’ex ginnasta professionista, avevo raggiunto livelli importanti prima che una scoliosi grave interrompesse tutto, ma ero instradata verso una carriera da atleta. Lo sport è parte della mia anima, anche se ora mi occupo tanto di sociale, lo sport è lì. E ultimamente mi sono riavvicinata al calcio, prima via web nel periodo della pandemia, poi SportItalia ha fatto l’accordo con il mio format e grazie a leovegas.news è nato il mio LeoTalk sulla serie A, in onda tutti i lunedì alle 19 assieme a Nicola Legrottaglie e Andrea Zenga più tanti ospiti».

Come è nata la passione per il sociale?
«Sono cresciuta in una famiglia di origini umili, in modalità educativa sempre attenta al sociale. In Rai ho iniziato a occuparmi di terzo settore nello sport e ho conosciuto realtà di cui avevo solo sentito parlare, delle federazioni di sportivi disabili psichici e fisici. Lo sport può essere uno strumento di integrazione affascinante. Mi sono subito sentita a mio agio, ho invitato in trasmissione ragazzi down o autistici, con scelte magari non molto approvate dall’alto, ma è sempre andato tutto bene. Nelle fondazioni ho trovato conferma di queste attenzioni, per Cariplo seguo il programma Ricetta QuBì che vuole contrastare la povertà infantile. Vorrei andare oltre, coniugare il profit al non profit, perché unendo le professionalità al volontariato si possono fare cose straordinarie».

Ci dica qualcosa del suo impatto con il mondo Ferrero, che ha conosciuto all’evento su logistica e trasporti.
«Altra bella esperienza, mi sono trovata immersa nel mondo Nutella! È notevole come questa azienda sia diventata una grandissima famiglia pur con un brand mondiale. Vedi i dipendenti che escono in bici, in tuta, per la pausa pranzo e cogli il senso di identità. In città come la mia Milano, non è così. L’avevo capito anche quando ho conosciuto altre realtà come Rolfo a Bra, oppure grazie all’amicizia che mi legava ad Alberto Balocco, persona splendida».

CHI È

Giornalista televisiva nata a Milano nel 1977, attualmente conduce ogni lunedì su SportItalia la trasmissione LeoTalk, dibattito sul calcio di Serie A. Dopo gli inizi sul canale italiano della tv americana Espn, è stata per cinque anni il volto di Juventus Channel prima di passare a Rai Sport

COSA HA FATTO
Da ragazza è stata ginnasta di alto livello prima di dover rinunciare alla carriera per una forma acuta di scoliosi. Da sempre nello sport
(sua mamma è Giuditta Longari, pioniera del ciclismo femminile italiano), ultimamente si è specializzata nel sociale collaborando con Fondazione Cariplo a Milano

COSA FA
Recentemente ha brillantemente condotto la presentazione di “Barolo en Primeur” per Fondazione Crc a Grinzane Cavour, dove tornerà per l’evento dell’asta. In precedenza, al Centro Ricerche Ferrero, aveva presentato un evento sull’etica nei trasporti e nella logistica