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“Castagne: montagna e collina in situazioni differenti, ma condividono pezzatura piccola e prezzi bassi”

Come sta andando la stagione produttiva 2022? Ne abbiamo parlato con i due vicepresidenti provinciali di Cia Cuneo, Marco Bozzolo di Viola e Marco Bellone di Boves, che di mestiere coltivano il frutto

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Come sta andando la stagione produttiva 2022 delle castagne? Ne abbiamo parlato con i due vicepresidenti provinciali di Cia Cuneo, Marco Bozzolo e Marco Bellone, che di mestiere coltivano il frutto. Bozzolo, 32 anni, gestisce dal 2016, i 15 ettari di castagneti tra i 700 e i 1.000 metri di quota in Valle Mongia, frazione Castello nel Comune di Viola. Bellone, 58 anni, si occupa dei castagni distribuiti in 9 ettari di terreno sulla collina della frazione Fontanelle di Boves. In media, a 650 metri di quota. Due aree differenti per il posizionamento dei boschi e le varietà prodotte.

Quest’anno però condividono un paio di problemi non di poco conto: in entrambi i casi la pezzatura piccola del frutto, dovuta alla siccità, e il prezzo di vendita decisamente basso rispetto allo scorso anno e a quelli passati. La raccolta, nel 2022, come per tutti i prodotti agricoli estivi-autunnali, è in anticipo di due settimane: cominciata a fine settembre, si concluderà a inizio novembre.

Marco Bozzolo e i castagneti in montagna nella frazione Castello di Viola
Dice: “Nelle nostre zone la produzione è stata buona, con un più 20% rispetto allo scorso anno. Anche se la pezzatura è più piccola a causa della siccità. Questo, però, dovrebbe insegnarci ad apprezzare di più le colture sostenibili nei boschi tradizionali di collina e montagna e non le castagne grandi ottenute in altre aree e magari contraddistinte da consumi esagerati di acqua e prodotti chimici. In questo senso dovrebbe cambiare la mentalità anche del consumatore”.

La qualità del prodotto 2022? “Alta e il sapore delle castagne è eccezionale, perché quando il frutto prende tanto sole il gusto è più concentrato”.
Ma c’è il problema prezzi? “Nei territori del Monregalese le castagne vengono pagate 0,8-0,9 euro al chilogrammo, rispetto a una media di 1,2 euro del 2021. Capisco i commercianti ai quali tocca affrontare i costi energetici superiori, però non è possibile che a pagare sia sempre l’anello debole della catena: cioè l’agricoltore. Anche l’agricoltore ha dovuto subire gli aumenti delle bollette e a queste cifre non si recuperano le spese di produzione perché dovresti arrivare almeno a 1,10 euro al chilo. Nei supermercati, però, i prezzi delle castagne sono aumentati”.

C’è il rischio che i prezzi scendano ancora? “Come tutti gli anni a fine stagione diminuiscono. Quindi, dobbiamo aspettarci delle sorprese. Se arriviamo a 0,5 euro al chilo non conviene più raccogliere”.

Bozzolo nella sua azienda ha unito tradizione e innovazione: effettua l’essiccazione delle castagne con i forni a legna come si faceva una volta e vende direttamente ai consumatori attraverso diversi canali. Perciò il problema dei costi energetici e quello dei prezzi lo toccano poco. Una scelta che dovrebbe far riflettere i produttori.

Ma, ovviamente, non è possibile per tutti portarla avanti e Bozzolo li difende: “Essere costretti a vendere sottocosto è inaccettabile ed è una mancanza di rispetto nei confronti di chi lavora, una prepotenza. Il lavoro va retribuito il giusto. A questo punto mi domando anche quanti castanicoltori il prossimo anno si prenderanno ancora l’impegno di tenere puliti i boschi, perché prima o poi la corda si spezza. Con il rischio di veder abbandonata una ricchezza straordinaria del territorio”.

Marco Bellone e i castagneti sulla collina della frazione Fontanelle di Boves
Spiega: “La produzione c’è, ma anche nelle nostre zone la pezzatura è piccola. A farla da padrona è stata la siccità. E’ mancata l’acqua quando la pianta aveva bisogno di sviluppare i frutti. Risultato? Le castagne piccole sono tantissime, le medie poche e di quelle grandi non ce ne sono. Inoltre, durante la raccolta si è aggiunto il marciume per la pioggia che, in quest’ultimo periodo, è iniziata a cadere. Il frutto è secco e non ha peso: di conseguenza durante la lavorazione sono difetti che saltano fuori”.

Anche nel Cuneese c’è il problema dei prezzi? “Certamente. Nelle nostre zone abbiamo varietà diverse rispetto al Monregalese. I commercianti ce le pagano da 1 a 1,3 euro al chilo contro l’euro e mezzo, l’euro e ottanta dello scorso anno. Ma non li colpevolizzo. Hanno i magazzini pieni di invenduto e questo non aiuta. Infatti, se vendono non hanno problemi a spendere nell’acquisto, ma se non vendono pensano prima a salvaguardare i loro interessi. Poi, quest’anno devono fare i conti con gli enormi aumenti dei costi energetici maggiori di quelli dei castanicoltori. E la raccolta ha evidenziato una produzione non delle migliori. Anche se, alla fine della storia, a rimetterci di più sono sempre e comunque i produttori e i consumatori”.

Si coprono le spese del lavoro effettuato? “Se non hai manodopera sì, altrimenti sei fuori. Bisogna anche dire per correttezza che il 2022 è il decimo anno di raccolta dopo la scomparsa del cinipide. La castagna, da allora, è sempre aumentata di prezzo, per cui se un anno va male, con la pezzatura piccola e i prezzi bassi, lo devi mettere in conto. Tuttavia, non deve diventare una regola. Infatti, per questa stagione il rischio è che il 50% del prodotto, essendo troppo piccolo, non venga raccolto perché non conviene più”.

Vendere direttamente ai consumatori? “Si può fare, ma quando hai 20-30 quintali di prodotto raccolto o lo smerci ai commercianti oppure lo devi sterilizzare e immagazzinare nelle celle frigorifere. Se decidi di percorrere quest’ultima strada servono investimenti molti alti da valutare bene, in quanto hanno un senso se la tua azienda li può sopportare economicamente. Altrimenti ti copri di debiti. E il gioco, spesso, non vale la candela”.

c.s.