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La strage silenziosa che cosa fare per una soluzione?

Dopo vent’anni è ancora alto il numero delle vittime sulle strade della Granda: 41 nel 2022

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La chiamano la “strage silenziosa”, perché continua e inarrestabile nonostante le campagne di sensibilizzazione, i controlli delle forze dell’ordine e i corsi di educazione stradale nelle scuole. Una strage che conta costi sociali altissimi, famiglie distrutte, vite spezzate.

Sono 41, dall’inizio dell’anno, le vittime di incidenti sulle strade del Cuneese. Un bilancio pesante, di poco inferiore a quello registrato nel 2021 quando le vittime furono 48, e che rende le nostre strade statisticamente tra le più pericolose del Paese. Dal 1998, quando si registrarono 138 morti in tutta la Provincia, sulle strade della Granda sono morte 1814 persone. «È come se fosse scomparso un piccolo paese» commenta con amarezza il presidente di Aci Cuneo, Francesco Revelli, che ricorda il momento come il punto di svolta che spinse a istituire, su iniziativa dell’onorevole Raffaele Costa, il Comitato di monitoraggio sulla sicurezza stradale. Coinvolte le istituzioni, l’Aci, i rappresentanti dei Comuni, Prefettura, Forze dell’ordine e associazioni (IDEA, come da copertina che pubblichiamo, se ne occupò puntualmente e continua ad occuparsene). In oltre vent’anni gli incidenti mortali sono andati gradualmente diminuendo sino quasi a dimezzarsi e, dalle 124 vittime contate nel 2002, si scende alle 50 del 2012. Risultati ottenuti grazie a campagne di sensibilizzazione e formazione sulla sicurezza stradale, all’introduzione di rotonde antisinistro e autovelox, all’intensificazione dei controlli volti a vigilare sui comportamenti scorretti, quali l’elevata velocità. Sugli incidenti nella Granda pesa anche la conformazione del territorio: esteso e con un reticolo capillare di provinciali che collegano le valli con sette grandi città, quotidianamente percorse da auto e mezzi pesanti, in attesa del completamento dell’Asti-Cuneo. Spiega Revello: «I principali fattori di incidenza sono tre: quello umano, la manutenzione del veicolo, lo stato delle strade. La nostra mission è quella di tutelare l’automobilista da quando sale in auto sino a quando arriva alla porta di casa, in un contesto in cui c’è un profondo mutamento della mobilità. Partecipiamo attivamente a campagne di sensibilizzazione sulla guida sicura nelle scuole di ogni grado, durante i rally e le manifestazioni di auto storiche. Parliamo di mobilità ai ragazzi delle superiori in procinto di prendere la patente, ma anche nelle scuole medie, dove trattiamo la mobilità su bici, monopattino, motorino». Si lavora con l’obiettivo di salvare vite. Ecco così nascere “Disegna la tua strada sicura” e “Karting in piazza” dedicata ai bimbi delle elementari. «Sono poi loro a fare da “controllori” ai genitori in auto, esortando a moderare la velocità. L’edu­cazione è essenziale, per questo – sottolinea Revelli – bisognerebbe introdurre già dalle elementari appuntamenti settimanali in cui parlare di mobilità».

Aci partecipa al Giro d’Italia con la campagna #rispettiamoci per parlare di mobilità sostenibile. Ci sono, poi, i corsi di guida sicura come quello appena concluso al liceo di Fossano. Nel campo, il celebre pilota di rally Mauro Pregliasco è un’istituzione. Con il corso “La sicurezza ti guida”, patrocinato dall’Aci, ha insegnato a decine di allievi a guidare in sicurezza affrontando anche situazioni di emergenza. Dopo la scuola Rally Csai, di cui è stato fondatore, Pregliasco si è dedicato a portare nelle scuole la testimonianza e la consapevolezza che insegnare alle persone come evitare incidenti è un servizio di valenza sociale ed economica rilevante per la comunità. Ma quali sono le cause principali degli incidenti stradali? «Tra le più frequenti c’è la distrazione al telefonino, l’elevata velocità, lo stato psico-fisico con cui ci mettiamo al volante – osserva -. Ci sono poi altri fattori come i sorpassi azzardati, ostacoli imprevisti come un pedone o una bici che sbucano all’improvviso». Occorre arginare il fenomeno: «L’incidente ha un costo sociale, anche quello più banale – sottolinea Pregliasco -. Ecco allora che prudenza e prevenzione diventano indispensabili: la mobilità è cambiata, ma non il codice della strada». Come intervenire? «Nelle scuole, attraverso la conoscenza, la civiltà, l’educazione. Anche le istituzioni e i comuni possono fare molto in termini di mobilità urbana, studiando piani del traffico che siano funzionali e al passo con i tempi».

Un tema, quello delle infrastrutture, caro anche al presidente di Aci Cuneo. Strade ammalorate e scarsa manutenzione concorrono, infatti e purtroppo, sulla percentuale di incidenti. «La provincia di Cuneo ha sempre lavorato bene sulle infrastrutture, ma la sistematica carenza di fondi negli ultimi vent’anni rischia di compromettere un patrimonio inestimabile – spiega Revelli -. Bisogna tornare a quadrare nel lungo periodo e creare un piano decennale di interventi di messa in sicurezza che coinvolga tutti gli enti (Provincia, Comuni, Governo…) capace di portare sul territorio i fondi necessari per le manutenzioni. Ricordiamo che strade ben mantenute aumentano il valore delle case, delle industrie, del lavoro. Turismo, agricoltura, paesaggio, natura, passano dalle nostre strade. Oggi bisogna fare un salto di qualità perché ci sarà un grande salto nella mobilità».

Articolo a cura di Erika Nicchiosini