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La storia di Martina, da Carrù al Wisconsin alla ricerca del suo sogno americano

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Se, come diceva lo scrittore francese Guy de Maupassant, “il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”, allora la scelta di Martina è la sintesi perfetta di questo pensiero.

Martina Ravera, 17 anni, originaria di Carrù, ha infatti deciso di trascorrere un anno scolastico, un anno di high school, negli Stati Uniti per vivere a pieno quello che lei vedeva come un lontano sogno da film. La scelta è ricaduta su Wausau, cittadina del Wisconsin a pochi chilometri da Green Bay e un paio di ore di macchina dal confine con il Canada.

Un sogno, il suo, colorato anche di forti tinte pallavolistiche: cresciuta nel vivaio della LPM Bam Mondovì di cui il padre Pier Domenico è dirigente, Martina è anche entrata nella squadra di volleyball della scuola. Coniugando sport e studio, sta anche vivendo tutto ciò che finora aveva visto, magari con invidia, nei film sui liceali americani. E senza dubbio, adesso, sta vivendo il suo “American dream”.

L’abbiamo sentita, per farci raccontare in prima persona tutte le emozioni che l’hanno accompagnata finora:

“Era il mio sogno fin da più piccola andare a vivere all’estero, imparare una nuova lingua e uscire dalla mia comfort zone. In più, uno dei miei più grandi sogni era quello di vivere come in un film, ovvero frequentare una high school americana, partecipare ai vari balli americani, andare alle partite di football e giocare a pallavolo con le magliette a maniche lunghe. Da anni ne parlavo con i miei genitori dell’anno all’estero e finalmente ora mi ritrovo dall’altra parte del mondo. Ci tengo tantissimo a ringraziarli e sono grata per tutto quello che hanno fatto per far sì che io vivessi questo sogno.

Era il 27 luglio quando ho lasciato la mia vita in Italia, e non so ancora quando tornerò: non c’è ancora una data precisa, ma comunque trascorrerò qui in America tutto l’anno scolastico. 

Mi sono ritrovata a vivere in una famiglia fantastica e molto disponibile nei miei confronti, composta da mamma, una sorella di 13 anni e un fratello di 16 anni. Noi viviamo a Wausau, una città del Wisconsin di 40 mila abitanti; devo dire che non è nulla di che perché non c’è assolutamente niente da fare però comunque mi diverto tantissimo con i miei amici perché siamo sempre impegnati con la scuola o con i vari sport.

Al momento mi sto trovando veramente bene e sono molto felice; il primo mese è stato sicuramente il più difficile, ho pianto tanto, mi mancavano tanto i miei amici e la mia famiglia. Poi, però, con l’inizio della scuola e degli sport tutto è cambiato. Mi sono ritrovata ad avere le giornate impegnatissime, faccio otto ore di lezione e due ore di allenamento dal lunedì al venerdì, più due partite a settimana: questo è sicuramente molto stancante ma mi ha aiutata tanto a non pensare a casa. Per di più io sono nella prima squadra di pallavolo della mia scuola e questo mi ha aiutato a fare tantissime nuove esperienze e tantissime nuove amicizie che mi stanno aiutando veramente tanto.”

Ma com’è l’ambiente liceale negli Stati Uniti? E quali sono le cose che più lasciano senza fiato uno studente che arriva da fuori? Abbiamo portato la nostra piacevolissima chiacchierata anche su questo argomento:

“Inizialmente è stato abbastanza difficile ambientarsi perché, oltre alla lingua, ci sono molte cose differenti dall’Italia. Molte cose mi hanno fatto rimanere a bocca aperta come ad esempio la grandezza della scuola, la bellezza e la grandezza della palestra (ci stanno 4 campi da basketball), la sala pesi della scuola sembra una nostra palestra commerciale; per quanto riguarda le persone sono tutte gentilissime, non importa se le conosci o no, ma se a loro piace come sei vestita te lo vengono a dire, se sanno che hai una partita alla sera ti vengono a dire in bocca al lupo e poi te le ritrovi il giorno dopo che ti fanno i complimenti.

Ma la cosa che mi ha colpito più di tutte e sono certa che sarà anche una delle cose che mi mancherà di più, è l’unione di tutta la scuola durante una partita, che può essere di football, di pallavolo, di basketball, di qualsiasi sport. Durante le mie partite di pallavolo è bellissimo, sugli spalti riesco a vedere tutti i nostri genitori, i nostri insegnanti e tutti i miei amici con anche altri studenti che magari non ho mai visto ma comunque sono lì a sostenere la scuola. È proprio quando sto giocando e vedo le cheerleader a bordo campo e tutte le persone che urlano il mio nome che realizzo che sto veramente vivendo un sogno.”

Brividi, emozioni e passione: un insieme di sentimenti travolgenti che Martina sta vivendo a pieno e che consiglia con calore a chi vuole mettersi in gioco:

“Dopo soltanto i primi tre mesi qui posso dire che sto vivendo l’esperienza più bella della mia vita fino ad ora, quindi sì, la consiglio come esperienza; però bisogna essere molto coraggiosi, avere voglia di scoprire nuove cose e non abbattersi davanti a nessun ostacolo! La consiglio perché è un’esperienza che ti fa imparare una nuova lingua, ti fa conoscere una nuova cultura, ma soprattutto ti aiuta a crescere.

Questa esperienza aiuta molto a maturare perché comunque tu ti ritrovi dall’altra parte del mondo a 16/17 anni a doverti costruire una nuova vita, senza sapere cosa ti aspetta e circondata da persone sconosciute che parlano un’altra lingua. Maturi perché in qualche modo devi cavartela, devi trovare un modo per andare avanti; sicuramente è molto difficile all’inizio ma poi, con il tempo, ti ritrovi veramente catapultata in un film americano.”