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Alba, all’associazione Alec un viaggio negli Emirati Arabi e in Oman insieme a Emanuela Crosetti e Massimo Prosperi

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Foto di Massimo Prosperi

L’associazione Alec di Alba ospiterà venerdì 4 novembre alle 21 presso la sede in via Vittorio Emanuele, 30 (2°piano), Emanuela Crosetti e Massimo Prosperi. I due fotografi viaggiatori attraverso immagini e narrazione condurranno il pubblico in una sorprendente esplorazione degli Emirati Arabi e dell’Oman. Entrambi i Paesi sono situati all’interno della penisola arabica, ma per buona parte con visioni diverse, ognuno con le proprie tradizioni e i propri retaggi storici da custodire. Li accomuna una natura praticamente incontaminata e un esemplare senso di accoglienza. Tutto il resto sono angoli da svelare e suggestioni da cogliere con occhi nuovi, tanta curiosità e un pizzico di coraggio. Soprattutto discrezione.

Cosa si cela oltre il lusso di Dubai e gli sfrenati eccessi estetici di Abu Dhabi, alle spalle di questo litorale iper-inflazionato dal turismo, scintillante di futurismi, facciate ingioiellate e architetture avveniristiche?

“Si cela una realtà quasi del tutto ignorata dai grandi flussi di stranieri in vacanza e di cui, a torto, poco si parla. –  spiega Emanuela Crosetti – Un territorio dalle radicate tradizioni secolari e all’insegna del multiculturalismo più variopinto, dove le animate corse dei cammelli sono all’ordine del giorno, così come i polverosi mercati di bestiame e la caccia con il falco.

Gli abitanti non sono abituati a incontrare viaggiatori, eppure quando accade, sono in grado di perdersi in eterni dialoghi e interminabili tazze di tè al cardamomo o di caffè arabo, montagne di datteri inclusi. Ma gli Emirati sono anche e soprattutto gli anarchici silenzi del Rubʿ al-Khālī, disarmante deserto senza confini e senza perdono che solo quel matto di Wilfred Thesiger ebbe fegato di attraversare; o le città sorte appena un attimo fa dal nulla, laddove prima non vi era che sabbia e vento. Poi misteriose montagne disabitate, laghi verdi, fortezze abbandonate, antiche oasi carovaniere dal fascino coloniale e persino la prigione politica di Al-Razeen, in pieno deserto, la “Guantanamo degli Emirati”. 

Esistono rischi per i viaggiatori?

“Occorre non essere troppo curiosi in questo Paese: c’è da rischiare la pelle. Per esempio avvicinandosi più del dovuto all’ancora indefinito confine con l’Arabia Saudita, o tentando di esplorare la bizzarra enclave degli Emirati nell’Oman, un’avventura geopolitica di strade rocciose, pendii in perenne caduta massi, fragili frontiere e invisibili divieti. Così invisibili, – conclude Emanuela – che a volerli evitare, ci si finisce sempre in mezzo”.

Perché l’Oman come meta del viaggio? Ci racconti il tuo itinerario?

“L’Oman è certamente il paese turisticamente più esplorato della penisola arabica – racconta Massimo Prosperi -. La vera sfida, allora, può essere esplorarlo con un taglio diverso da quello offerto dai soliti itinerari “mordi e fuggi”, per cercare di conoscere e capire un luogo che, per la sua posizione di ponte naturale fra il subcontinente indiano e il Corno d’Africa, nei millenni è sempre stato crocevia di popoli e melting pot di razze, ma soprattutto laboratorio di tolleranza e di convivenza.

L’Oman è la terra di Aladino e di Sindbad il marinaio, la terra dell’incenso e della mirra, patria di navigatori e covo di pirati. Secondo l’antico poeta Ahmed bin Majid al-Najdi, è il luogo “dove è possibile fare affari d’oro e provare meraviglie impensabili altrove”. È terra di aspre e spigolose montagne, inespugnabili fortezze e desolate distese di rocce nere, vertiginosi canyon, oasi rinfrescanti e coste fiabesche. 

Ma viaggiare in Oman non è solo un piacere per gli occhi. È anche una gioia per il cuore, quando, fermandosi a parlare, si scopre la generosità di un popolo che trasforma l’ospitalità da concetto astratto a piacere concreto di donare; una delizia per il palato, quando si sperimenta una cucina che è anch’essa, da secoli inconsapevolmente già fusion, fra tradizione araba e indiana. Infine è una rivelazione per la mente, quando si esplora la visione omanita dell’Islam, l’ibadismo che, col suo rifiuto per ogni forma di violenza, è la base di una società dove “la moschea è al centro del suq, ma ognuno può raggiungerla nel modo che preferisce”.