La sua è una passione incredibile per il calcio: dalle figurine Panini, ai 10 anni con il Toro, passando per un percorso incredibile e formativo in Piemonte. Massimo Bava, nato a Torino il 17 settembre 1963, si è raccontato in esclusiva per IDEA.
In che modo si è avvicinato al calcio?
«Ho sempre avuto una grande passione per questo sport, fin da piccolo. Mio papà mi portava in giro a giocare, era inevitabile che scattasse un qualcosa di speciale. Avevo sempre il pallone con me e poi ero un fan dell’album Panini. Mia mamma me lo ricordava sempre. Provavo una gioia incredibile per le figurine, sia per riempire l’album che per scambiarle. Il calciomercato con le figurine era per me, come si può dire con il linguaggio moderno, “tanta roba”. E poi la passione per giocare a pallone. Anche adesso che ho 59 anni, gioco ancora 3-4 partite a settimana con gli amici tra calcio a 8 e a 11. La voglia di vincere regna sempre, quel sano spirito di competizione e la voglia di migliorarsi».
Ci parli della sua carriera da calciatore.
«Ricordi bellissimi. Ho avuto la fortuna di arrivare in serie D con il Nizza Millefonti e di giocarci per 4 anni, poi i 2 anni con il Bra. Ho cominciato a giocare nei dilettanti a 18 anni e ho smesso a 35. La bella esperienza di 4 anni al Canavese, sempre come giocatore, Piobesi, Rivoli, Volpiano. Squadre e società che mi hanno permesso di conoscere tantissima gente. Finendo a 35 anni, ho avuto fin da subito la volontà di fare il manager e di lavorare nel calcio, ma con un altro ruolo diciamo. Che poi è diventato il mio lavoro».
E poi è “arrivato” il Torino.
«Il 1° luglio 1998 ho iniziato a fare il ds in Eccellenza con il Volpiano. Ci tengo a citare e ringraziare le famiglie Fantini e Rolle. Ci fu la vittoria dell’Eccellenza e l’approdo in D con il Volpiano.
Ho vinto l’Eccellenza come ds a Rivoli e poi sono stato in D sempre con il Rivoli. Il percorso è continuato a San Giusto Canavese con il Canavese del presidente Francesco Ferraris. Sei anni di esperienza, vincendo la serie D e approdando in serie C come Direttore Generale e Amministratore Delegato. Ho avuto la fortuna di conoscere l’allora presidente Rosso del Cuneo Calcio. Firmai 3 anni di contratto con la società biancorossa e, al primo anno, ci fu la promozione in C1 dalla C2. Con la salita in C1, arrivò la proposta del Toro. Da scarto dei granata come giocatore, per me rappresentava una rivalsa personale. La proposta fu quella di direttore sportivo e responsabile del settore giovanile, chiesi al presidente Rosso di liberarmi. Lui trovò l’accordo con il presidente Urbano Cairo e così iniziò la mia avventura decennale con il Torino che mi ha permesso di farmi conoscere in tutta Italia».
Dieci anni indimenticabili, per lei, con i colori granata.
«Da ds e responsabile delle giovanili del Toro, abbiamo vinto tutto quello che era possibile vincere con la Primavera e non solo. Scudetto 2015 con la Primavera, Coppa Italia Primavera, due Supercoppe Primavera, due scudetti Berretti e due trofei con l’Under 17 oltre ai successi con l’Under 15. Soprattutto, l’aver potuto lanciare 200 giocatori che oggi giocano in A, B e C in Italia. Non faccio nomi perché sarebbe ingeneroso dimenticarne qualcuno. Pochi giorni fa ne ho parlato per Sky Sport. Non solo lanciare giocatori, ma soprattutto portare a casa trionfi. Fortuna nella fortuna, la chiamata nella prima squadra come ds, seppur per un breve periodo nel 2019/2020. Prima con il tecnico Walter Mazzarri e poi con l’amico Moreno Longo. Ho assaporato il Toro fino alla serie A e con Moreno, dai giovani siamo arrivati al punto più alto. Dieci anni bellissimi vissuti con intensità, con la passione della gente e della Maratona, sempre con senso di appartenenza e serietà. Grazie al Toro, ho raggiunto i premi Maestrelli e Guerini. Dal 1998 a Volpiano, al luglio 2019 direttore in A. Sono fiero e orgoglioso di quanto ho fatto. Fiero di tante persone che ancora adesso mi stimano, mi cercano e mi riconoscono per il percorso calcistico».
Massimo Bava, e oggi?
«Ho chiuso il rapporto con il Torino alla fine di settembre. Dal 1° ottobre sto girando tantissimi campi di tutte le categorie, mi sono aggiornato e mi sto aggiornando. Sono pronto per ripartire in una società che ha voglia di fare un percorso, con progettualità di tre o quattro anni. Non un mordi e fuggi, ecco. Valuterò con calma. Ho avuto delle richieste, l’estate appena passata, che mi hanno gratificato ma che ho dovuto declinare perché non mi sentivo ancora pronto».
Il titolo sarebbe che lei è “sul mercato”.
«Diciamo che sono pronto a ripartire, questo il titolo. Ho rivisto, recentemente, tutti i miei 24 anni fin qui percorsi e allora ho ancora più carica per affrontare il futuro».
Il suo parere sul calcio nella nostra provincia Granda?
«Ho militato nel Bra e la reputo una grande fortuna. Quella giallorossa è una delle migliori realtà nel panorama piemontese. Poi ho avuto modo di conoscere e apprezzare la piazza biancorossa del Cuneo. Dalla D, oggi, con Bra e Fossano, via via a scendere vi sono società di assoluto rispetto. Il territorio cuneese potrebbe fare davvero molto di più, dal punto di vista degli investimenti e delle strutture. Per me è una zona molto prolifica, ma davvero occorre crederci. Come passione e cultura del lavoro, non vi è nulla da invidiare a nessuno. Però l’unico giorno che vidi il Fratelli Paschiero gremito, fu in occasione del 5-2 sulla Virtus Entella e che ci permise di approdare in C1 con il Cuneo».