Quarantacinque giorni soltanto. Il più breve mandato della storia. Liz Truss si è dimessa, travolta dai problemi, e il Regno Unito è piombato in un una nuova crisi di governo, condannato all’instabilità dopo anni di solidità istituzionale. La spinosa eredità è nelle mani di Rishi Sunak, ex ministro delle Finanze, indicato dai conservatori come nuovo capo dell’Esecutivo. Non è solo un’investitura politica: è una svolta sociale, una scelta destinata a diventare simbolo di un Paese cambiato nel profondo, perché per la prima volta viene chiamato a guidarlo un uomo non bianco, con radici asiatiche e di fede induista, figlio di immigrati indiani arrivati in Gran Bretagna dall’Africa orientale.
Non s’immagini, però, una storia di riscatto, la fiaba di un’infanzia povera cancellata dai sacrifici: papà Yashvir è medico, mamma Usha farmacista, Rishi cresce tra gli agi seguendo un percorso di formazione esclusivo: prima il Winchester College, poi Oxford dove si laurea in filosofia politica ed economica, quindi Stanford, in California, per un master in Business Administration. E qui conosce la moglie Akshata, ereditiera d’un miliardario indiano: il patrimonio che riuniscono sfiora i 900 milioni di sterline, quasi il doppio di quello personale di Re Carlo, e la vita di famiglia riflette una condizione d’elite. Settimana lavorativa a Londra in un appartamento da 8 milioni di sterline, weekend in un maniero immerso nel verde del Nord con tanto di lago privato, sporadici ritagli di vacanza in una superba villa californiana, affacciata sulla spiaggia di Santa Monica.
Ostentazione, nessun’ombra di sobrietà: si racconta, fra storia e leggenda, che una volta si presentò tra la polvere di un cantiere con abiti del complessivo valore di 5 mila sterline e un’altra si lasciò fotografare con una tazza da caffè da oltre 200, e questa “lontananza” dalla realtà di tutti i giorni, fatta di salari magri e bollette da pagare, alimenta i principali dubbi di tanti inglesi. In realtà, da ministro delle finanze, in un periodo di profonda difficoltà sociale, ha difeso con i denti il congelamento delle pensioni e si è opposto alla Carbon Tax sostenendo che se introdotta avrebbe nuociuto ai ceti più deboli, e non casualmente ha ottenuto un indice di gradimento che non si registrava dal 1978.
Terzo premier dalle ultime elezioni, avvenute nel 2019, quinto da quando si è votato per la Brexit di cui è stato sostenitore, è anche il più giovane di sempre con i suoi 42 anni: le sue parole chiave sono integrità, umiltà e unità, i primi passi sono apparsi sicuri, le promesse poco roboanti perciò credibili. La priorità è riconquistare la fiducia del popolo, ritrovare stabilità finanziaria dopo settimane di mercati inquieti e sterlina in crisi, rilanciare l’economia delle famiglie e delle imprese mettendo però in conto scelte dure e sacrifici. Aspettando «strade sicure e scuole migliori, il controllo dei confini e la difesa dell’ambiente». Truss non ce l’ha fatta, riprova lui pronto «a rimediare agli errori» e «restituire al Paese ciò che ha avuto», lui britannico orgoglioso delle radici indiane, che però vuole «un’immigrazione appropriata». Quella sì risorsa per il futuro, quindi parte di una sfida che Sunak vuol «vincere per figli e nipoti».