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«Con Zangrillo porterò avanti il mio lavoro»

Marco Perosino: «Peccato per il seggio mancato, ma credo sempre nella politica che risolve i problemi»

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Ci ha messo un po’ di tempo ad assorbire il contraccolpo negativo della mancata elezione, ma ora il senatore Marco Perosino è già orientato verso il nuovo incarico da consigliere del ministro Zangrillo: «Ci tengo, voglio fare bene. Ho avuto questo attestato di fiducia del ministro per tramite del governatore Cirio. Obiettivamente noi – io e la struttura di Fi più tanti amici – il seggio lo avevamo fatto con il 9,3%. Il numero uno era candidato da un’altra parte nell’uninominale ed è uscito là, la numero due era stata scelta per alternanza donna-uomo e pensando che avesse un seggio, come i sondaggi prevedevano, nell’uninominale a Messina. Invece ha perso, ma per il proporzionale è uscita a Catania. Quindi, al lunedì dopo le elezioni pensavamo che lei fosse eletta là e che quindi per me ci fosse il posto qui…».

E invece?
«La corte di cassazione – che è insindacabile – interpreta la legge che vale per la Camera, si fa la comparazione e si viene eletti dove hai la percentuale più bassa. Dopodiché la candidata eletta ha liberato un posto ed è uscito anche il numero 2: quindi là due e qui nessuno. Se fossi stato al Senato, l’interpretazione sarebbe stata opposta e io sarei entrato. Allucinante, ma è andata così. Spiace tantissimo a me e anche dal punto di vista delle province, specie quella di Cuneo ovvero del mio collegio dove avevo maturato tante conoscenze e seguito tante pratiche realizzando – credo – qualcosa».

Riuscirà a portare avanti il suo lavoro al fianco di Zangrillo?
«Sarò consigliere speciale del Ministro alla Pubblica Amministrazione con delega agli enti locali, magari riuscirò a portare avanti il lavoro iniziato, lo spero. Chiaro che ci credevo e ci tenevo. Il risultato del 9,3 è stato superiore alla media di Forza Italia dell’8,3… Ho seguito le problematiche di comuni, associazioni di categoria e altro. Ho cercato di essere sempre presente. Ho fatto parte della commissione Finanze, di controllo su banche, sul federalismo fiscale, sull’iter parlamentare e anche contro l’odio razziale, la commissione Segre. Ho lavorato e presenziato sui collegi, ho dato ascolto e ancora adesso lo farò, spero che il nuovo incarico mi consenta di usare la mia buona volontà ed esperienza. Vado a Roma per capire come farlo».

Come valuta, per adesso da fuori, le prime mosse del nuovo governo?
«Come dicevo già in campagna elettorale, sono fiducioso. Conosco le qualità della presidente Meloni, una donna che ha fatto gavetta e che è molto risoluta. Così come lo stesso governo deve essere. Credo, ad esempio, che una legge come quella sui rave party sia ciò che vuole la gente comune che non capisce perché un gruppo di persone debba radunarsi in Italia da ogni angolo d’Europa appropriandosi di capannoni privati fatiscenti per tre giorni nei quali, oltre alla musica ,gira anche tanta droga. Queste persone devono rispettare le regole, come fanno i gestori dei locali, dai bar alle discoteche».

Sul tema però ci sono state prese di posizione diverse.
«Il fatto che la sinistra difenda chi frequenta quei rave party, dimostra come non abbia più contatto con la realtà».

Per il resto, quali prospettive vede?
«Il governo ha davanti una situazione mai vista per inflazione, energia, guerra, bollette. Una situazione non facilmente risolvibile. Mi auguro che proceda con decisione. Il governo dei migliori ha fatto quello che poteva, con troppi tecnici abituati alla teoria ma non alla pratica. L’Europa non ci ha aiutato e dovremo continuare a fare per conto nostro».

La funzione dei tecnici si è esaurita?

«Sono sempre stato contrario ai non eletti, Draghi resta un bravo banchiere, un tecnocrate che nel weekend se ne sta nel suo “buen retiro” in Umbria e non parla con la gente come facciamo noi. L’economia è una scienza che si basa sul “dovrebbe essere così” allora cozza con il senso comune di chi tratta e cerca di guadagnare, di pagare tasse abbordabili e far girare il sistema».

L’Italia può superare l’emergenza?
«Se finisse la guerra, tempo due giorni e l’emergenza energetica comincerebbe a rientrare. Io sono con Papa Francesco che fin dal primo giorno ha parlato di pace, non c’è un’altra soluzione. Se andiamo avanti così ci roviniamo con il pericolo nucleare».

Le conseguenze della crisi come possono ricadere sul territorio, ad esempio della Granda?
«Parliamo di una provincia che tutto sommato ne esce ancora bene, ma dobbiamo pensare a tutti. C’è una parte della popolazione che soffre e bisogna garantire i grandi investimenti che sono rimasti indietro da anni. C’è sempre stata una tenuta da parte delle aziende migliori che hanno continuato ad assumere. Io sul territorio ho conosciuto realtà eccellenti in tutti i settori merceologici, la crisi è stata mitigata da questo. Bisogna difendere chi lavora, aiutare i deboli, ci deve essere benessere per tutti. Ma la buona politica sta nel fare bene le cose normali. Ognuno ha un proprio compito. Se io risolvo problemi comuni di base, tutti ne avranno beneficio».

Ha parlato con Zangrillo?
«L’ho appena sentito, mi ha detto che sta dedicando tutti i giorni allo studio. Anch’io faccio così. Sarà un ministro realista, senza preconcetti contro gli impiegati pubblici, ce ne sono tanti di bravi ed efficienti. Si cercheranno accordi con i sindacati, un po’ di riorganizzazione premiando il merito ci sta. Zangrillo porterà l’esperienza del privato nel pubblico dove, per certi versi, serve più mediazione. Ma è giusto premiare i migliori».