La città di Bra, che a maggio abbraccerà il Giro, è da sempre molto legata al mondo della bicicletta. Questo grazie anche alla presenza di un importante museo che celebra le due ruote a pedali, il Museo della Bicicletta, fondato e presieduto da Luciano Cravero, braidese classe 1938, ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Lo abbiamo intervistato a margine dei festeggiamenti per i 17 anni del Museo, andati in scena domenica 6 (per le foto si ringraziano Luciano Cravero e l’ufficio stampa del Comune di Bra).
Cravero, come avete celebrato l’anniversario?
«Con la “ricetta” che proponiamo abitualmente, ovvero con campioni ed ex campioni a disposizione degli appassionati in visita al Museo e con il pranzo sociale. Diciassette anni fin qui molto intensi, di cui quattro nei locali della Rsa braidese “I Glicini”, in via San Giovanni Lontano, e tredici presso l’azienda Bra Servizi, in corso Monviso. Alla festa di quest’anno hanno partecipato Francesca Fenocchio, Franco Balmamion, Italo Zilioli, Matteo Cravero, Domenico Cavallo, Gianni Savio, Beppe Conti, Stefano Zanini, Matteo Sobrero. I festeggiamenti sono poi proseguiti al ristorante Cascina della Riva di Cervere. In questi anni, le soddisfazioni personali e a livello di museo sono state davvero tante. Abbiamo avuto l’onore di accogliere visitatori da Argentina, Germania, Francia e Svizzera, oltre che da ogni parte d’Italia. Le scolaresche, poi, sono sempre rimaste a bocca aperta. Tutto questo partendo da una doverosa premessa: il Museo non è a scopo di lucro e l’ingresso è sempre stato libero».
Si aspettava questa ondata di entusiasmo?
«No. È nato tutto passo dopo passo, partendo dalla mia passione per le bici e il ciclismo. Sapevo di aver allestito un qualcosa di interessante, ma non fino a questo punto. I media, i social network, il web e il passaparola hanno fatto in modo che questa nostra realtà sportiva ed espositiva venisse alla ribalta. Di questo sono estremamente orgoglioso».
Qualche numero?
«Attualmente nel Museo ci sono 140 maglie incorniciate. Si possono ammirare, tra le altre, quelle di Fausto Coppi, Gino Bartali, Francesco Moser, Giuseppe Saronni, Marco Pantani, Diego Rosa, Matteo Sobrero, Francesca Fenocchio. Circa 60 biciclette, più di 300 borracce delle squadre, oltre 100 borse da rifornimento, gagliardetti, gadget e fotografie».
Torniamo un attimo indietro. Com’è nata l’idea del Museo?
«Dobbiamo andare indietro di oltre trent’anni. Avevo a disposizione una significativa quantità di materiale “ciclistico”, donatomi da corridori, squadre professionistiche, amici appassionati. Altro materiale era stato frutto di miei acquisti. E non volevo vendere ai collezionisti, nonostante le tante richieste ricevute. Così ebbi l’idea di far nascere un museo a Bra interamente dedicato alla bicicletta. L’alternativa sarebbe stata quella di tenere tutto in casa, ma era logisticamente impossibile e avevo già il garage pieno all’inverosimile…».
E la passione per il ciclismo quando è partita?
«Questo mondo mi affascina da quando ho dieci anni. Mio papà lavorava nell’ambito del gas vicino a piazza Giolitti e abitavamo al civico 12 di via Parpera, a Bra. Ci impiegavo troppo tempo per andare da lui a piedi, da casa. Allora mi insegnò ad andare in bicicletta e lì fu amore a prima vista. Usavo la bici di mia mamma. Una passione che mi è rimasta ancora oggi, a 84 anni. Quando avevo vent’anni, ogni domenica andavo a visitare i mercatini dell’antiquariato per cercare materiale sul ciclismo. Poi collezionavo figurine, francobolli, cartoline…».
Ha mai sognato di diventare un ciclista professionista?
«Mi sarebbe piaciuto, ma avevo poco fiato, facevo fatica già nei saliscendi… E poi io lavoravo anche la domenica e nei festivi, il tempo era poco, soprattutto per gli allenamenti. Passati i 40 anni, mi sono dedicato alle cicloturistiche, andavo anche a fare i raduni. Sono andato tante volte, in bici, da Bra alla Basilica di Superga. Poi, per motivi di salute, ho dovuto smettere».
Chiudiamo con la “Bra-Rivoli” del Giro del 18 maggio. Le sue emozioni?
«Sono soddisfattissimo di questo grande risultato ottenuto dalla nostra città. Sarà sicuramente una tappa interessante, aperta a qualsiasi scenario ed epilogo. Nel 1999, in occasione della “Bra-Borgo San Dalmazzo”, grazie all’aiuto del compianto Giuseppe Manassero, avevo allestito nella Chiesa di San Rocco una mostra di divise ufficiali da ciclismo. Quest’anno, nel giorno della tappa, ci sarà il Museo della Bicicletta aperto al pubblico».