Il mondo del vino in terra di Langa guarda al domani… E nel caso della Cantina Moscone, presente da quattro generazioni e con alle spalle due secoli di storia vitivinicola, il futuro è affidato alle nuove leve: Sara e il cugino Marco, presenti in azienda già da qualche anno, ma subito pronti ad imprimere un’accelerazione nelle scelte e nei traguardi che li vedono protagonisti. Per capire come si orienteranno le loro scelte, abbiamo incontrato Sara Moscone nella nuovissima cantina di regione Cerretto 2 a La Morra (tel. 0173-78458; www.cantinamoscone.com).
Diciamo che vi siete subito messi in gioco con una bella e stimolante sfida…
«Beh, abbiamo pensato fosse importante segnare il cambiamento con una novità che è maturata nel 2019 quando abbiamo acquistato questo edificio che era, in verità, una vecchia industria metalmeccanica. Ci ha colpito di questo immobile la stratificazione ossia una parte un po’ più interrata per noi perfetta da adibire a barricaia e poi l’area sottostante l’ufficio accoglienza che è risultata subito idonea per le nostre esigenze. Questa nuova sede dunque ci permette di avere a disposizione spazio, che in Langa è davvero un lusso. In verità, abbiamo cercato tanto a Monforte, nostra zona d’origine, ma erano soluzioni che non soddisfavano a pieno le nostre esigenze in termini di modernità e soprattutto di logistica. Quindi con mia mamma Luciana, che è architetto, abbiamo cercato di adattare questa struttura affinché potesse soddisfare le esigenze di tutti gli organi lavorativi e con l’affiancamento dell’architetto Davide Abbona per la parte urbanistica ed architettonica e dell’ingegner Mauro Abbona per la parte tecnica impiantistica, si è proceduto alla realizzazione concreta del progetto, terminata ad agosto di quest’anno, mese che ha anche segnato l’ufficiale passaggio generazionale della nostra cantina».
Perché, ed è giusto rimarcarlo, la storicità non vi manca…
«Assolutamente. La nostra azienda è stata fondata nel 1877, dal mio bisnonno che è stato il primo a concentrarsi sulla vinificazione anche se al tempo produceva vino sfuso, in concomitanza all’allevamento del bestiame. In Langa, in quel periodo era piuttosto frequente l’abbinamento delle sue attività. A concretizzare l’idea di dar vita ad un’azienda agricola ci ha pensato mio nonno Angelo, che si è particolarmente dedicato ai vigneti e alle loro posizioni attraverso anche sperimentazioni sul campo che hanno originato anche un vino “Il Nocciolino”, armonico blend di uve Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. Inoltre, negli anni ’50 è stato tra i soci fondatori di Terre del Barolo per poi, attorno agli anni ’60 creare la prima etichetta Moscone. Successivamente i figli, Giacinto, Mariano e Livio, nel 2003 hanno ristrutturato in parte la cascina di Monforte adibendola a cantina».
L’espansione ha riguardato anche terreni e vigne?
«Si. Infatti, oltre ad avere vigneti a Monforte d’Alba, sono stati acquistati sei ettari in Bussìa che ci hanno permesso di dar vita al Barolo Docg Bussia, un vino fine, elegante ma di grande personalità, ricco d’intensità, dai tannini vellutati, lungo e consistente nel retrogusto; e il Barolo Docg, avvolgente, elegante, caratteristico per lunga persistenza nella beva, complici i tannini armonici e setosi. A queste prestigiose posizioni si sono aggiunti anche vigneti di Dolcetto d’Alba. Attualmente la nostra azienda dispone di circa una ventina di ettari complessivi».
Quali i vostri mercati di riferimento?
«Esportiamo in una decina di Paesi nel mondo e ci siamo radicati bene anche in Italia. E proprio nel nostro paese abbiamo ampliato molto la rete commerciale soprattutto nelle aree del centro e del sud. E poi, questa nuova cantina dispone di una ampia e luminosa sala degustazione, aperta al pubblico su appuntamento che ci permette anche di organizzare incontri ed eventi a tema, magari con i ristoratori per intensificare il rapporto di collaborazione, ma anche con le aziende che possono ospitare i clienti permettendo ai loro ospiti di assaggiare e degustare i nostri vini».
Che sono per vostra scelta un prodotto dinamico, vero?
«Verissimo. In questo ambito bisogna ricordarlo c’è molta evoluzione soprattutto sul piano tecnologico e delle lavorazioni, senza dimenticare macchinari e metodi sempre d’avanguardia. A tal proposito devo dire che noi facciamo riferimento all’esperienza di collaboratori storici, ma ci piace anche la novità e la freschezza apportata dai più giovani del nostro team. Inoltre abbiamo investito moltissimo sulla tecnologia del vino, sui macchinari legati alla produzione per marcare una differenza che si sente nel bicchiere. Ecco perché abbiamo acquistato la diraspatrice, la pressa, ma soprattutto abbiamo predisposto a un impianto di temperatura controllata e dotato ogni vasca di un collegamento caldo e freddo all’interno che possa controllare bene il vino. Disponiamo inoltre di un irroratore per ogni vasca di fermentazione al fine di effettuare rimontaggi soffici, senza dimenticare il legno delle botti Stockinger, delle austriache Pauscha in rovere francese e poi quelle dei mastri bottai Gamba».
Per concludere, Sara, c’è un sogno, un progetto che vorrebbe concretizzato a breve termine?
«Beh, sognare vuol dire avere entusiasmo ed io nutro un desiderio legato alla produzione. Mi piacerebbe entro 5 anni riuscire a passare da 120mila bottiglie l’anno a 200mila. E sul fronte dei mercati non nascondo che mi piacerebbe intensificare la nostra presenza nel Nord italia e all’estero, in mercati come l’Australia, la Nuova Zelanda ed espanderci maggiormente nell’area asiatica. Per riuscirci sono tanti gli sforzi e l’impegno, ma è il cambiamento il nostro vero motore!».