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«Lavoro e pallone le passioni sono una linfa vitale»

Piero Reviglio si racconta, nel segno di Bra e del Bra

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Capello sempre ben pettinato, l’inseparabile camicia, gli inconfondibili occhiali e tanta passione per il lavoro e per il “pallone”. Piero Reviglio nasce a Bra il 28 agosto del 1946, una carriera da assicuratore e dirigente del Bra Calcio. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Rivista IDEA.
Ci racconti come ha iniziato la professione dell’assicuratore.
«Avevo 27 anni, una volta completato il percorso di studi. Fu aperta un’agenzia a Bra, la Zurigo (oggi Zurich Insurance Group ndr). Non avevamo i locali e nemmeno i clienti, una partenza da zero. Che però mi ha dato e ci ha dato enormi soddisfazioni. La più grande soddisfazione che mi ha regalato il mondo del lavoro è che, praticamente, le più importanti aziende di Bra sono state mie clienti. Avere credito e stima da queste grosse società e tanti clienti, significa orgoglio. Parliamo di un’agenzia che prima a Bra non esisteva. Negli anni Novanta, quella braidese era classificata tra le prime dieci in Italia dalla Zurigo. Un lavoro molto proficuo. Rin­grazio tutti i cittadini braidesi che ci hanno dato fiducia e stima. Per sei anni, ho ricoperto il ruolo di presidente degli agenti Zurigo a livello nazionale. Un riconoscimento e una carica che mi hanno trasmesso tanto. Ci tengo particolarmente a ricordare questo aspetto».

Lei è ancora “in pista”.
«Sì, seguo ancora alcune aziende. Do una mano, soprattutto perché ho ancora importanti rapporti personali con i clienti. Diciamo che mi diverto ancora a lavorare!».

Negli anni, il ruolo dell’assicuratore è fortemente cambiato di pari passo con i prodotti e le esigenze dei clienti, vero?
«Posso affermare che è cambiato parecchio. Con le aziende, parliamo di contratti che vengono costruiti dall’inizio. Quindi non di prodotti assicurativi che può proporre l’agenzia. Da una parte, il costruire contratti con grandi realtà è una bella sfida, ti riempie di soddisfazione e richiede un grande impegno, comunicazione e fiducia. Andavo a Milano una volta alla settimana, proprio per restare aggiornato ed essere sempre al passo. Una polizza approfondita e particolare, necessita di tutti gli approfondimenti del caso. I clienti, sono sempre stati molto soddisfatti del nostro operato».

Un po’ di storia sulla filiale di Bra.

«La prima fu aperta in via Principi di Piemonte, poi ci fu un successivo spostamento e sempre nella stessa arteria centrale cittadina. Adesso sono tanti anni che siamo in via Verdi 15». Oggi l’AssiRoero Sas rappresenta la continuità della storica Agenzia Zurich del Braidese che, da oltre mezzo secolo, è diventata un punto di riferimento per la consulenza assicurativa del territorio, sia in ambito professionale, sia privato ed in particolare per le aziende.

E il Calcio?

«Da sempre è la mia passione. Quando avevo dai 15 ai 18 anni, non vi era una vera e propria squadra del Bra. Partecipai a dei tornei molto rinomati, qui sul territorio braidese. A 29-30 anni, ho ripreso il contatto con il mondo del pallone. Fui interpellato dall’allora presidente del Bra, Franco Rovella. Lui fu il vero artefice del rilancio dei giallorossi. Fu costruito un gruppo dirigenziale molto forte, un gruppo di amici che ha portato avanti progetti e crescita con grande dedizione. Ho sempre avuto la fortuna di collaborare con presidenti competenti, attenti e con grande fiducia nel sottoscritto».

Lei ricopre la carica di direttore sportivo del Bra.
«Oggi la ricopro amichevolmente, ma comunque sempre con grande passione. Un tempo, invece, mi impegnava veramente moltissimo e mi occupavo direttamente dell’acquisto dei calciatori. Un ruolo nato così, figlio del mio attaccamento al Bra e che dura da 45 anni. Nel mezzo, mi sono preso qualche momento di pausa e di respiro. Però, sono sempre stato molto vicino alle dinamiche societarie. Il Bra ha la fortuna di avere un grande presidente (Giacomo Germanetti, ndr) che non solo ha tenuto in piedi il club, ma l’ha rilanciato sotto tanti aspetti. Dieci anni di militanza in D con la puntata nei professionisti, la doppia promozione in due anni. Io non voglio meriti, questo è del presidente e di chi ha fatto parte e fa parte del Bra. Con lui, siamo in sintonia dal punto di vista umano e caratteriale, poi vi è l’aspetto del pallone dove siamo accomunati dalla stessa energia e della stessa voglia di continuare a crescere. Ovvia­mente, un ruolo importante e prezioso lo ricopre mio nipote Pietro Sartori, attuale direttore generale. Sottolineo un Bra-Acqui di altissimo livello, nello spareggio sul neutro di Asti, dove sulla nostra panchina sedeva il vostro attuale direttore ed editore Carlo Borsalino. Da Bra partirono 16 pullman di tifosi giallorossi, con annesse macchinate».

Sono tanti i momenti che ricorda con piacere?
«Senza dubbio. Lavoro e impegno, li vedi come risultato nell’attaccamento della gente e dei braidesi. Ovvio, giocatori e staff negli anni hanno dato tanto alla maglia e alla causa. Anche oggi, vedi che c’è attenzione dei tifosi e mediatica attorno alla squadra, al settore giovanile».

Il Bra di adesso?
«Ci ha dato e ci dà grandi soddisfazioni, ora siamo a ridosso dei quartieri alti della D e arriviamo da due qualificazioni consecutive ai playoff. Pur­troppo, in città, manca un impianto idoneo per gli attuali standard della serie C. Il presidente ha lavorato tanto per far crescere il nostro brand e tutte le potenzialità. L’obiettivo dei prossimi anni è il ritorno nel professionismo. Ci vanno gli incastri giusti e cercheremo di rendere il tutto possibile».

Lei è anche un giocatore di bridge.

«Una delle mie passioni, sì! L’ho fatto anche da professionista. Ho ottenuto bellissimi risultati. Nel 2016 con mia moglie Marcella, ci siamo laureati campioni italiani a coppie miste nella categoria over 60, trionfando a Riccione. E sto giocando ancora adesso. Le passioni sono linfa vitale».