Home Articoli Rivista Idea L’ex pesciolino

L’ex pesciolino

In Francia hanno pescato il pesce rosso più grande del mondo: pesa 30 chili. Questi “Ciprinidi”, liberati negli anni in grandi quantità in laghetti e stagni, si sono adattati ai nuovi habitat crescendo a dismisura

0
0

Un imprenditore inglese è riuscito a pescare il pesce rosso più grande al mondo. La pesca record è avvenuta in Francia, al BlueWater Lakes, complesso dove gli appassionati si ritrovano per battute di pesca sportiva. Qui Andy Hackett, 42 anni, ha realizzato il suo piccolo sogno e ha poi scattato le foto che hanno entusiasmato i pescatori di tutto il mondo.
ll pesce rosso gigante, soprannominato “Carota”, pesa 30 chili e ha vent’anni di vita. Nessuno era mai riuscito a tirarlo su, ma Andy era certo che esistesse: «Ho sempre saputo che “The Carrot” fosse lì dentro, ma non avrei mai pensato di prenderlo davvero», ha raccontato. Non si tratta in realtà del classico pesce rosso che si usa mettere nelle ampolle di cristallo, ma di una specie ibrida di carpa cuoio e carpa koi, pesci che solitamente si trovano negli stagni. Questo esemplare era stato introdotto nel lago circa 15 anni fa. Da allora è cresciuto in maniera sorprendente, fino a raggiungere la stazza attuale. Il pescatore è ancora emozionato quando racconta il momento della cattura: «Ho capito che era grosso quando ha preso la mia esca e ha cominciato ad andare da una parte all’altra. Poi è venuto in superficie a 30 o 40 metri e ho visto che era arancione». Gli ci sono voluti 25 minuti per cercare di tirare fuori il pesce dall’acqua.
Le immagini del pesce rosso da record hanno fatto il giro del web, anche perché è davvero raro vedere un esemplare di certe dimensioni. Il precedente record apparteneva a un pesce catturato nel 2019 nel Minnesota e più “leggero” di almeno 13 kg.
A causa delle liberazioni, i pesci rossi hanno iniziato a colonizzare fiumi, stagni e laghi di tutto il mondo, diventando una delle specie più invasive del pianeta. Liberare un piccolo pesce rosso in uno stagno o in un fiume potrà sembrare un gesto apparentemente innocuo, mosso nella maggior parte dei casi dalle più buone intenzioni. Ma una volta naturalizzati in un nuovo habitat, questi ciprinidi possono diventare delle vere e proprie piaghe ambientali. Mangiano letteralmente qualsiasi cosa, si riproducono molto rapidamente e possono alterare addirittura la qualità dell’acqua. Un problema per la biodiversità ma anche un danno per l’economia e la gestione delle acque.