La trasmissione che ha fatto epoca tutta in un libro

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Giorgio Gherar­duc­ci, Marco San­tin e Carlo Taran­to: tre nomi dietro al brand più apprezzato della comicità in tv negli ultimi trent’anni. Gialappa’s Band, come noto (o forse no), è il nome di una pianta floreale messicana dal cui tubero si può estrarre un lassativo per cavalli. Meno noto il fatto che l’idea di scegliere questo “marchio” sia nata durante i Mondiali di calcio del 1986, in Messico, caratterizzati dai problemi intestinali di molti giocatori. Il legame con il pallone, quindi, è partito già all’esordio, così come il forte legame con la risata.

Da allora, il fenomeno si è sviluppato crescendo a dismisura. È diventato di successo: “Mai dire gol”, ovvero una trasmissione di straordinaria popolarità, perché capace di agganciare al traino della passione per il calcio, anche quello di una comicità irresistibile, espressa di volta in volta, edizione dopo edizione, dai tanti interpreti che si sono susseguiti in una staffetta efficacissima. Ogni interprete ha contribuito a fare di questo appuntamento un contenitore di nuovi trend, tormentoni che sono diventati pezzi di storia, frammenti irresistibili, fotografie capaci di segnare un’epoca. Come il personaggio di Tafazzi che ha addirittura dato vita a un neologismo, il “tafazzismo”, sinonimo di masochismo e utilizzato anche in politica: fu Veltroni il primo a citare il termine in un discorso in cui invitava, da sindaco di Roma, i consiglieri a «mettere da parte tafazzismo e pessimismo». E poi ci sono le decine e decine di personaggi, tutti esilaranti e – come si dice oggi – virali. Ad esempio, i tre “sardi” inventati da Aldo, Giovanni e Giacomo, oppure il tenero Epifanio, lo psichedelico Frengo e stop o Alex Drastico, per citare alcune meraviglie create da Antonio Albanese. Per non parlare della presenza costante di Teo Teocoli a partire dalle parodie dei corrispondenti Rai: il napoletano Caccamo oppure il torinese Vettorello, per dirne due, in aggiunta alla conduzione stessa del programma, come front­man “dialogante” con le tre voci fuori campo, in compagnia di bellissime e bravissime showgirl che spesso da lì sono partite per costruirsi una carriera televisiva: da Simona Ventura ad Alessia Marcuzzi, da Ellen Hidding alla stessa Sabrina Ferilli.

Tutto questo bagaglio di battute e di slang che ancora oggi risulta efficace, ha trovato una collocazione su carta nel libro “Mai dire noi” (Mondadori). Dopo radio, tv e molto altro, Giorgio, Marco e il “signor Carlo” hanno deciso di raccontarsi in un libro dove il filo conduttore è la loro stessa voce nel racconto di una grande avventura, narrato come sempre quasi in coro. Si alternano gli aneddoti raccontati singolarmente alle interviste con i comici che hanno partecipato alla grande avventura di “Mai dire”, nella celebrazione di un format declinato negli anni non solo per il calcio ma anche per altri settori dell’intrattenimento. Anche il libro offre la possibilità di rivedere in azione i personaggi della trasmissione grazie ai QR code disseminati tra le pagine.
Per chi è cresciuto con l’appuntamento fisso di «Mai dire Gol», con le papere dei (presunti) campioni sottolineate dagli effetti sonori ormai indimenticabili, si tratta certamente di un libro imperdibile. Per rivivere gli strafalcioni dei primi partecipanti al Grande Fratello, rivedere le innumerevoli parodie, sorridere con le improvvisazioni del mago Forest e le performance di Olmo. Insomma, un viaggio dietro le quinte che è anche un viaggio in un pezzo di storia italiana.