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Il marchio Pat “Birra del Piemonte” voluto da Cia Cuneo sta dando i primi frutti concreti

Sono otto le aziende aderenti al Consorzio di tutela e promozione che hanno iniziato a realizzare il prodotto. Tra i progetti 2023 una campagna di marketing e l’ambiziosa richiesta all’Unione Europea dell’Igp o della Dop

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Lo scorso 27 luglio è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione la determinazione dirigenziale con la quale veniva approvata la scheda tecnica relativa alla “Birra del Piemonte” che, dopo il provvedimento, a inizio 2023 verrà inserita nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (Pat) subalpini.

La proposta era partita nel giugno 2021 dal Consorzio di tutela e promozione della “Birra Origine Piemonte” costituito nel 2019 dopo un lungo lavoro di confronto e su forte impulso della Cia Cuneo, con il presidente e il direttore provinciale, Claudio Conterno e Igor Varrone. Ora ne fanno parte 14 aziende, di cui otto operano in provincia di Cuneo. La richiesta della Pat si fondava su una ricerca storica e culturale del Consorzio riguardante la produzione di birra in Piemonte, le cui origini risalgono a fine Ottocento.

Le principali caratteristiche previste dalla scheda? Le materie prime devono essere coltivate in Piemonte. Nella realizzazione della birra bisogna usare tecniche produttive che seguano quelle storicamente impiegate sul territorio regionale. Come, tra le altre, la maturazione a freddo e l’utilizzo di acqua “non trattata”.

A distanza di alcuni mesi dall’ottenimento del marchio, quali sono state le iniziative messe in cantiere dal Consorzio? Risponde uno dei fondatori, Diego Botta, contitolare, con Ivan Lodini e Luigi Cagioni, del birrificio Kauss di Piasco: “Alcuni associati hanno iniziato a proporre un primo prodotto che, seguendo le linee guida della “Birra del Piemonte”, lo lega al territorio. Un traguardo importante. Poco per volta si sta concretizzando il progetto che, all’inizio, pareva impossibile da attuare e che, al contrario, insieme siamo riusciti a portare avanti”.

Gli apripista del percorso produttivo al momento sono: l’azienda agricola Fré di Antonello Musso di Carrù; la Birra Carrù di Lelio Bottero di Carrù; la Birra Alabuna di Alessandro Somà di Villanova Mondovì; il birrificio Kauss di Piasco; il nuovo Birrificio Nicese di Carlo Colombara di Nizza Monferrato (Asti); il Gravità Zero di Luca Delleani di Giaveno (Torino); il Parsifal Birrificio Artigianale di Maurizio Musi di San Raffaele Cimena (Torino) e il Trematti microbirrificio Dr. Barbanera di Grazia Gioira di Cavallirio (Novara).

In questi mesi poi, con il supporto della Regione, il marchio è stato presentato a due importanti manifestazioni torinesi: il Salone del Gusto-Terra Madre e l’Atp Finals di tennis. Attraverso le stuzzicanti degustazioni, il prestigioso palcoscenico di appassionati del settore, e non solo, ha potuto assaporare la piacevolezza della “Birra del Piemonte”.
Quali sono i passi in programma per il 2023? Ancora Botta: “Pianificheremo una campagna di marketing per promuovere il prodotto direttamente ai consumatori, così da farlo conoscere al maggior numero possibile di persone”.

Inoltre? “Inizialmente avevamo puntato a ottenere l’Indicazione Geografica Protetta (Igp). Ora stiamo valutando con alcuni esperti del settore per capire se è meglio l’Igp oppure la Denominazione Origine Protetta (Dop). Dagli approfondimenti storici e geografici che stiamo raccogliendo per inoltrare la richiesta emergono particolari sempre più interessanti sulla produzione della birra in Piemonte. In ogni caso, sia che si decida per l’Igp o per la Dop è un obiettivo ambizioso capace di dare ancora maggiore lustro e di far compiere un ulteriore salto di qualità alla nostra “Birra”. Anche se il cammino è più complesso perché il riconoscimento deve arrivare dall’Unione Europea e i tempi di ottenimento non sono prevedibili. Ma ci lavoreremo con forte determinazione”.

c.s.