I valori dello sport come stimolo ed esempio nelle difficoltà quotidiane. La necessità di non arrendersi e la consapevolezza di poter migliorare le cose con fiducia e spirito di sacrificio possono essere appigli di grande impatto per affrontare qualsiasi tipo di ostacolo – specie in un periodo storico complicato come quello attuale – e vivere con il giusto spirito l’avvicinarsi del Natale e del nuovo anno.
Noi di IDEA ne abbiamo parlato con il centallese Franco Arese, leggenda dell’atletica italiana, ex mezzofondista, oggi leader del marchio Karhu.
Arese, da qualche anno è a capo di Karhu, storica azienda finlandese specializzata nella produzione di scarpe e abbigliamento sportivo. A che punto è lo sviluppo del brand internazionale?
«In Italia, ormai, il brand ha raggiunto una forte considerazione. Anche in Europa e nel mondo – specie nei Paesi del Nord, in Olanda e negli Stati Uniti – il marchio è in grande espansione. Il mercato è difficilissimo – con il Covid ci sono stati dei grossi problemi di consegna, che hanno ostacolato la distribuzione – ma la sfida resta decisamente entusiasmante».
È un mondo che conosce benissimo, dato che per tanti anni è stato presidente di Asics Italia. Qual è il ricordo che ha di quella esperienza?
«Si è trattato di un’esperienza fondamentale. Si è creato un rapporto di grande stima con i giapponesi, i leader del marchio, che ci hanno permesso di iniziare praticamente da zero e farne un brand all’avanguardia, tra i primi due o tre in Italia. È stata una cavalcata appassionante».
Anche dopo la fine della sua carriera non si è mai allontanato dallo sport. Qual è, per lei, il suo valore più importante? Quale l’esempio da trasportare nel quotidiano?
«Il messaggio più importante che possa trasmettere lo sport è quello di non mollare mai. Nella vita di ciascuno di noi ci sono momenti di difficoltà: la lezione dello sport ci impone di non arrenderci, di rispettare l’avversario e di pensare che si possa vincere la gara successiva. È un esempio valido in tutti i campi, specie in quello del lavoro e dell’imprenditoria, soprattutto in momenti particolari come quelli che stiamo vivendo ormai da qualche anno».
A proposito di sport e valori, la provincia di Cuneo è sempre stata culla di grandi talenti. Come si spiega una così alta “produzione” di campioni?
«Siamo una provincia di gente che lavora. Questo Dna viene trasmesso e nello sport si rivela assolutamente determinante. Per emergere bisogna crederci, ma anche rendersi conto di dover fare dei sacrifici e non montarsi mai la testa. Quando lo sport finisce, il telefono squilla poco e quindi bisogna essere preparati all’idea che ci siano tante altre cose, come il lavoro».
Quali sono gli atleti cuneesi che negli anni più l’hanno emozionata?
«Sicuramente i fratelli Damilano, Elisa Rigaudo, Stefania Belmondo e Marta Bassino. Ma con loro ci sono tanti altri campioni che hanno entusiasmato e hanno saputo portare in alto il nome della città di Cuneo e dell’intera provincia Granda».
Tra gli atleti che si stanno mettendo in mostra c’è anche un altro Arese, Pietro – piemontese come lei -, che si sta facendo largo nell’atletica italiana. Cosa ne pensa di lui e del movimento azzurro in generale?
«Ho conosciuto personalmente Pietro Arese ed è un ragazzo molto positivo, preparato e consapevole. È giovane e forte, qualche settimana fa a Torino è stato tra gli artefici della vittoria azzurra nella staffetta mista ai Campionati Europei di cross. Credo abbia una grande carriera davanti: ha un bravo allenatore, ma soprattutto è un ragazzo posato. Il movimento italiano sa farsi rispettare in campo europeo, per quanto riguarda Mondiali e Olimpiadi è invece più complicato. Abbiamo comunque delle punte importanti, come Jacobs e Tamberi, che possono competere ai massimi livelli. Ci sono tanti fattori, ma considerati anche i giovani che stanno emergendo, la nostra è un’atletica che cresce e può far bene negli anni a venire».
Si avvicinano le festività natalizie. Come sta vivendo questo periodo e qual è il suo augurio per la Granda in vista del nuovo anno?
«Personalmente mi sento appagato da quello che ho fatto e faccio, vivo questo periodo dell’anno con grande serenità. Sono consapevole però che in generale si stia attraversando un momento molto particolare, quindi il mio augurio – anche in questa occasione – è quello di non mollare. L’auspicio è che ciascuno di noi rimanga sereno, ma si renda conto della situazione e cerchi di risparmiare. Dobbiamo riabituarci al risparmio, serrare le fila e non mollare».
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo