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L’opinione di Giuseppe Valditara

«Daremo il via a una campagna informativa tra gli studenti e quelli che seguiranno questo percorso potranno ricevere crediti scolastici»

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IL FATTO
Gli incidenti stradali continuano a rappresentare un’emergenza. È anche una questione culturale: cosa si può fare per aumentare la sicurezza? Cominciamo dalle scuole?

L’ultima proposta è arrivata dal Comune di Milano, intenzionato a introdurre su tutto il territorio cittadino il limite di velocità più basso, quello a 30 chilometri orari. Farlo rispettare sarà poi un’altra questione, ma finalmente ci si muove con azioni concrete per cercare di ridurre il prima possibile il rischio degli incidenti stradali nelle vie cittadine, da dove purtroppo continuano ad arrivare notizie di eventi drammatici quasi quotidiani, con pedoni investiti da auto che, molto spesso, neanche si fermano dopo l’accaduto.
Come sempre, è anche questione di cultura. Quella specifica potrebbe (anzi, dovrebbe) essere alimentata nelle scuole. Educazione stradale: perché no? Se servisse anche solo a salvare una vita umana, sarebbe già irrinunciabile.

Nei giorni scorsi tra una polemica e l’altra abbiamo registrato una dichiarazione, su questo tema, del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara che ha annunciato nuove iniziative da intraprendere d’intesa con il Ministero dei Trasporti. «Intendiamo sviluppare una grande alleanza educativa tra le istituzioni, la scuola – e la famiglia – ha detto al settimanale “Oggi” -, che valorizzi l’educazione stradale come tratto distintivo del percorso di formazione delle ragazze e dei ragazzi». In particolare, Valditara ha approfondito un altro tema: «L’aspetto sanzionatorio da solo non è sufficiente: serve una grande controffensiva culturale. Sono in ballo i valori della vita e della sicurezza personale e collettiva: la scuola deve essere all’avanguardia in questa battaglia di civiltà, deve essere il primo fronte di un’autentica azione di buon governo». Questione di cultura, dicevamo. Si passa per forza da qui. E allora queste dichiarazioni d’intenti sembrano andare nella giusta direzione aprendo una prospettiva concreta che coinvolga i guidatori di domani (che intanto purtroppo sono spesso le vittime di oggi).

Prosegue Valditara: «Daremo il via a una campagna informativa nelle scuole, che raccoglierà anche le testimonianze di lavoratori delle forze dell’ordine, di professionisti sanitari (medici, infermieri, personale di pronto soccorso), del personale delle scuole guida, di quanti sono rimasti coinvolti in incidenti stradali e dei famigliari delle vittime. Stiamo studiando anche la possibilità di attribuire crediti scolastici agli studenti che seguiranno questo percorso, previa verifica delle competenze acquisite. Solo riaffermando nelle scuole la cultura della regola si potrà vincere questa battaglia, che è anzitutto una battaglia per la vita». Proprio così. Solo attraverso una più diffusa e reale consapevolezza, si può affrontare il problema con la possibilità di risolverlo. In altri paesi questo iter è in fase più avanzata, se è vero che ci sono ancora differenze evidenti tra l’attraversare una strada sulle strisce pedonali a Londra invece che a Roma. Ora aspettiamo fiduciosi.