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«Vaccino pancreas abbiamo fatto il primo passo»

Il Brevetto è stato depositato

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Dai fondi del Pnrr arriva all’ospedale Molinette di Tori­no un finanziamento di 950mila euro per il vaccino 2.0 a Dna per la cura del tumore al pancreas. Il progetto è coordinato da Fran­cesco Novelli, 63 anni, professore ordinario di immunologia e direttore del dipartimento di biotecnologie molecolari e scienze per la salute dell’Università, ed è stato sviluppato con il sostegno della Fon­dazione ricerca Molinette Onlus e sarà condotto insieme all’Unità del Policlinico Giac­cone di Pa­lermo, guidato da Serena Me­raviglia. Grazie ai fondi inoltre verranno assunte tre ricercatrici under 40. Lo scopo è validare Eno3pep come vaccino di seconda generazione, virtualmente somministrabile a tutti i pazienti con tumore pancreatico.

Professor Novelli di che cosa si tratta?

«Il brevetto, già depositato, riguarda un vaccino a Dna di seconda generazione codificante per le sequenze immunodominanti di alfa-enolasi per la cura del tumore del pancreas. Grazie al finanziamento completeremo gli studi preclinici, di tossicità e bio-distribuzione, e la raccolta di tutte le informazioni necessarie per ottenere l’autorizzazione da parte dell’A­genzia italiana del farmaco della sperimentazione clinica del vaccino. Un vaccino terapeutico che scatena una risposta immunitaria contro il tumore e potrà essere utilizzato sia contro il tumore localizzato, sia dopo l’intervento di rimozione per scongiurare recidive».

Come si è arrivati a questo importante finanziamento?

«Da circa vent’anni il mio gruppo di Immunologia dei Tumori al Cerms delle Molinette studia la relazione tra il sistema immunitario ed il tumore pancreatico, uno tra i tumori più aggressivi e letali, fino all’identificazione di una proteina, l’alfa-enolasi, che sembra capace di scatenare nei pazienti con tumore pancreatico sia una risposta anticorpale sia l’attivazione di linfociti anti-tumore. È quindi stato sviluppato un vaccino che si è rivelato efficace, soprattutto in combinazione con la chemioterapia, nel ritardare la progressione del tumore pancreatico negli animali. Ora si tratta di verificarne l’efficacia sull’uomo. Potrebbe essere il primo concreto aiuto, per altro di matrice tutta italiana, per una malattia che prepotentemente ha coinvolto in questi giorni l’opinione pubblica ma sulla quale da tempo i medici avevano lanciato l’allarme. Quello al pancreas è uno tra i tumori più aggressivi e letali. Siamo già in possesso di numerosi dati sviluppati in laboratorio. Ma dobbiamo escludere forme di tossicità per procedere alla sperimentazione clinica. Quando otterremo l’autorizzazione incominceremo coi primi quindici pazienti. Potremmo farcela entro un anno e mezzo, massimo due».

Brugiapaglia + Gruppo Novelli con logo FRM

I fondi del Pnrr all’Ospedale Molinette di Torino per il progetto
di Francesco Novelli e della sua equipe: «Completiamo gli studi
per le autorizzazioni, poi faremo partire la  sperimentazione
sui primi quindici pazienti»


Il brevetto è già stato depositato ed è dell’Università di Torino. Quali sono le implicazioni?

«Nel settembre 2021 abbiamo depositato a nome dell’Uni­versità di Torino, la domanda di brevetto italiano e nel settembre 2022 abbiamo richiesto l’estensione europea del brevetto di Eno3pep. La domanda di brevetto a nome di Unito è stata una scelta coerente con il nostro ruolo di docenti e dottorandi dell’Università di Torino, che per tanti anni dall’inizio del progetto ha supportato ricerca con fondi, infrastrutture, stipendi per il personale strutturato, attività di rendicontazione amministrativa dei fondi ottenuti. Inoltre l’ufficio brevetti di Unito è attualmente impegnato a valorizzare il brevetto Eno3pep, con l’obiettivo di coinvolgere eventuali investitori per garantire il suo sviluppo industriale. Sicuramente il finanziamento Pnrr ci permetterà di fare passi in avanti verso la valorizzazione del brevetto Eno3pep, a partire dal completamento delle attività necessarie per potere ottenere l’autorizzazione ministeriale per lo studio clinico del vaccino e renderlo così sicuramente più appetibile per molti investitori dell’industria farmaceutica e biotech. Servono molti aiuti per poter proseguire la ricerca e salvare vite umane».

In questi giorni il tumore al pancreas è tornato prepotentemente alla ribalta con la morte di Gianluca Vialli. Ultimo di una lista di malati illustri. Anche Fedez è stato colpito in passato da un tumore al pancreas, seppure di tipo diverso e meno grave di quello che ha segnato il destino di Vialli. Altre vittime illustri: da Luciano Pavarotti a Steve Jobs. Ci sono categorie più a rischio oppure fasce di età?
«No, colpisce un po’ tutti. Di fatto noi abbiamo in cura pazienti di ogni età, dai 20 ai 100 anni. È vero che l’incidenza è maggiore nelle persone al di sopra dei 65 anni ma non c’è una categoria particolare di persone a rischio e questo rappresenta una delle difficoltà che incontriamo di fronte a questa malattia, perché non potendo identificare con precisione la popolazione a rischio, di fatto non possiamo fare screening».

La morte di Vialli ha riacceso i riflettori su questa malattia:
«È ancora difficile identificare categorie più a rischio di altre, questo non ci permette di fare il necessario screening»

Quali sono i sintomi del tumore al pancreas?
«Ci sono alcuni segnali tipici della patologia che potrebbero essere una chiara spia dell’insorgenza della malattia e manifestarsi fino a 3 anni prima della diagnosi: rilevante perdita di peso nonostante la regolarità dei pasti, innalzamento dei livelli di glucosio nel sangue, preoccupante soprattutto nei pazienti che non hanno il diabete, colorito giallognolo degli occhi o della pelle, presenza di urina scura e feci chiare».

E un’altra ricerca torinese individua il gene dell’autismo

Un’altra incoraggiante novità dal fronte torinese della ricerca scientifica: individuato il gene responsabile dell’autismo, grazie a un lavoro internazionale, guidato da Università di Torino e Città della Salute di Torino, in collaborazione con l’Università di Colonia. Pubblicato sulla rivista “Brain”, uno studio ha infatti permesso di dimostrare che mutazioni nel gene Caprin1 sono responsabili di alterazioni di specifici meccanismi neuronali, che provocano dal punto di vista clinico una forma di disturbo dello spettro autistico. Lo studio è stato coordinato dal professor Alfredo Brusco, docente di Genetica medica del dipartimento di Scienze Mediche dell’Università e della Genetica medica universitaria della Città della Salute. Il passo avanti nella comprensione delle basi genetiche dell’autismo, av­viene nell’ambito del Pro­getto NeuroWes dell’ateneo di Torino.