E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto che stabilisce il carattere di eccezionalità degli eventi siccitosi avvenuti nel periodo dal 1º maggio al 30 settembre 2022. La misura è stata accompagnata dal finanziamento, sul Fondo per le emergenze nazionali, di 36.500.000 euro complessivi a favore delle Regioni interessate. In Piemonte riguarda tutte le province e a disposizione ci sono 7.600.000 euro. Le domande di indennizzo da parte delle imprese agricole vanno presentate entro il prossimo 21 febbraio. Per poter aderire bisogna raggiungere la dimensione aziendale di almeno 104 giornate lavorative convenzionali stabilite, in base alle colture, dalle tabelle regionali. L’ammontare economico del danno subito deve essere superiore al 30% della produzione lorda vendibile annua rapportata alla media triennale del fatturato storico. Per un’azienda nuova, che non ha il riferimento dei tre anni, vale il fatturato del 2022 adeguato, anche in questo caso, alle tabelle regionali base.
Cosa dice Cia Cuneo
Cia Cuneo esprime il proprio parere sul provvedimento con Giovanni Cordero: responsabile provinciale del servizio tecnico dell’organizzazione agricola. Dice: “Il giudizio è positivo. Era auspicabile che il Governo concretizzasse l’iniziativa, in quanto nel 2022 la siccità ha provocato grandi problemi soprattutto al comparto cerealicolo che in Piemonte e in provincia di Cuneo vanta numeri importanti. I danni maggiori hanno riguardato soprattutto il mais e le foraggere. In alcune zone del territorio, infatti, il sistema irriguo è collassato, causando danni rilevanti perché non si è nemmeno arrivati alla raccolta del prodotto, ma lo si è dovuto trinciare nelle condizioni malandate in cui si trovava”.
Il finanziamento, però, ha alcuni limiti? “Come in tutti quelli riguardanti l’indennizzo delle avversità atmosferiche il riferimento alla produzione lorda vendibile annua penalizza le aziende zootecniche perché il calcolo viene effettuato sull’intera fatturazione: quindi non solo la cerealicola, ma anche quella, di solito più alta, relativa all’allevamento degli animali. Quest’ultima parte del lavoro in stalla, pur non avendo subito danni diretti dalla siccità in campo, è stata però pesantemente condizionata dalla necessità delle imprese del settore di dover acquistare all’esterno quantità maggiori di materie prime rispetto a quelle autoprodotte. Con il loro rincaro avvenuto nel corso dell’anno sono esplosi i costi aziendali, di cui non si tiene conto negli indennizzi”.
C’è poi un altro problema? “In effetti il conteggio del danno rimane anche falsato dal fatto che la minore produzione cerealicola è stata leggermente compensata da un aumento del prezzo di vendita dei prodotti. Tuttavia, in generale, l’azienda ha speso molto di più per irrigare e concimare: rincari che, anche in questo caso, non vengono considerati nella valutazione dei danni”.