A proposito di cultura che «non fa mangiare», il caso della mostra di Steve McCurry al Filatoio Rosso di Caraglio dimostra l’esatto contrario. Ben ventimila visitatori, infatti, hanno ammirato i ritratti del celebre fotografo umanista americano, in un viaggio che documenta etnie, popoli e culture differenti chiamato “Texture”. Cento scatti selezionati in un percorso legato all’anima stessa del Filatoio – uno dei più antichi setifici meglio conservati d’Europa – e i tessuti preziosi della Fondazione Antonio Ratti. La narrazione quindi parte dalla sezione dedicata alla manifattura e prosegue con i più famosi ritratti di McCurry, quelli principalmente rappresentati dall’icona Sharbat Gula.
Steve Mccurry
È il fotografo americano, nato a Filadelfia il 23 aprile 1950, autore di celebri e amatissimi ritratti come ad esempio l’immagine della “Ragazza afghana”
La mostra, inaugurata il 29 settembre scorso, doveva terminare il 29 gennaio (domenica), ma è stata prorogata fino al 26 febbraio. Una conferma del grande successo registrato. I dati raccolti dalla Fondazione Artea sono eloquenti, a partire dal dettaglio che indica come il 45 per cento dei visitatori intervistati abbia visitato il Filatoio di Caraglio per la prima volta, in occasione della mostra. E poi c’è un abbondante 20 per cento che è arrivato per l’occasione da fuori provincia, in diversi casi anche fuori dal Piemonte. E ancora: 76 ingressi su 100 sono stati a pagamento, con 29 scuole che hanno usufruito delle 30 giornate dedicate proprio agli studenti. Sul territorio, l’effetto positivo ha riguardato le attività commerciali, sull’esempio di quanto accaduto anche in altre città, a partire dalle mostre che sono state ospitate a Cuneo. Ogni volta sono state occasioni preziose per incrementare il turismo, dare linfa al commercio e soprattutto alimentare la cultura. Uno dei rari casi in cui non ci sono controindicazioni o effetti collaterali, solo vantaggi.