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L’opinione di Pichetto Fratin

«Sarà il governo italiano a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del paese, necessaria una soluzione di mediazione»

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IL FATTO
la nuova direttiva green europea impone tempi stretti per l’adeguamento delle

abitazioni secondo criteri di sostenibilità energetica. Che cosa può fare l’italia per attenersi alle regole?

Un tema al centro del dibattito degli ultimi giorni: la riqualificazione delle abitazioni dopo la nuova direttiva “green” europea che obbliga a ristrutturare casa secondo criteri di sostenibilità energetica e che prevede una legge che arriverà a vietare la vendita o la locazione di abitazioni con classe energetica G, la più bassa nella scala di prestazioni, a partire dal 2030.
L’Italia, anche da questo punto di vista, è in netto ritardo. Sono tante, troppe, le abitazioni che non rispondono ai requisiti di risparmio energetico e di sicurezza e le conseguenze le vediamo spesso. Ma immaginare che tutto sia messo in regola in tempi brevi è complicato.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto è entrato nel dibattito che si è sviluppato intorno alla proposta della direttiva Ue, precisando – in un’intervista al Sole 24 Ore – che «sarà il governo italiano e nessun altro a decidere tempi e modi per rendere sostenibile il patrimonio immobiliare del nostro Paese». Anche perché le tempistiche e le modalità immaginate a Bruxelles sarebbero davvero insostenibili sul piano pratico, premesso che la situazione italiana richiede interventi immediati e concreti. Ma, ha continuato Pichetto Fratin, «su questo tema il governo non ha accettato alcun testo penalizzante per l’Italia. Al contrario, il nostro Paese ha vinto una battaglia a Bruxelles, facendo passare una soluzione di mediazione sugli standard minimi di prestazione che alcuni paesi volevano più stringenti. L’alternativa sarebbe stata rimanere sull’Aventino e subire decisioni altrui che ci avrebbero solo danneggiato».
Il ministro sottolinea che «ciò che questo governo ha accettato, a valle di una vittoria diplomatica, è stato infatti solo l’orientamento generale della direttiva, che punta a ottenere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica entro il 2050. Sarà poi il nostro piano nazionale di ristrutturazione a prevedere una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale in vista dell’obiettivo della neutralità climatica nel 2050, che l’Italia ha siglato e che il presidente Meloni ha ribadito in più occasioni».
Il percorso normativo appare comunque ancora lungo: «La Commissione Industria e Energia del Parlamento – ha spiegato Pichetto Fratin – avvierà la trattazione del provvedimento il 9 febbraio, in vista di una adozione da parte della Plenaria di metà marzo. Il voto parlamentare costituisce solo un tassello dell’iter legislativo, accanto a quello del Consiglio, che è l’altro co-legislatore. Una volta che entrambe le Istituzioni avranno adottato le proprie posizioni negoziali, potranno cominciare i negoziati tra Presidenza svedese del Consiglio, Parlamento e Commissione per trovare un accordo politico su un testo finale, che rappresenterà un nuovo compromesso tra le diverse posizioni».