L’eterna giovinezza. Sogno senza tempo. Popola mitologia e letteratura, è nascosta dalla leggenda in calici e fonti, ha pervaso l’alchimia e ispirato Hollywood. Poi è arrivato Bryan Johnson, magnate statunitense di 45 anni, che s’è messo in testa d’ottenerla con l’aiuto della scienza e del denaro: la sua mission è portare l’età anagrafica a quella di un diciottenne e per questo ha allestito un progetto chiamato Project Blueprint che coinvolge trenta professionisti guidati da un esperto di medicina rigenerativa.
In due anni dedicati a trattamenti medici e atletici, scanditi da una rigida dieta, ha già “perso” 5,1 anni d’età ipogenetica, tagliato del 24% il tasso di invecchiamento, ottenuto un eccellente equilibrio fra massa grassa e muscolare. Il suo cuore è quello di trentottenne, la pelle di un ventisettenne e i test fisici sono quelli di un diciottenne. La sintesi sul sito dedicato: a Johnson, per invecchiare un anno, occorrono 453 giorni anziché 365.
Ma come li passa, questi giorni? Alzandosi alle cinque, assumendo subito farmaci e integratori, svolgendo esercizi in palestra, sottoponendosi ad analisi e risonanze nella sua villa di Venice, in California, ingerendo solo cibi vegani senza mai oltrepassare 1.977 calorie, indossando per un paio d’ore occhiali speciali che bloccano le lunghezze d’onda della luce di colore blu.
In due anni ha già speso quattro milioni di dollari, e non è l’unico, tra i Paperoni hi-tech, a inseguire l’eterna giovinezza: Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, finanzia la fondazione Sens che lavora per un futuro senza più malattie legate all’età; Jeff Bezos e Yuri Milner investono nella ricerca per il ringiovanimento delle cellule; Larry Page e Sergey Brin, creatori di Google, pagano studi che controllino l’invecchiamento e la durata della vita. Lui è cavia di esperimenti su misura concepiti in un momento di svolta dentro una vita stressante: non si sentiva più a suo agio e così, dopo la fortuna accumulata cedendo a EBay la sua azienda, ha deciso di ringiovanire a ogni costo accettando sacrifici e rigore. E qui sorge un dubbio ovvio ma non banale. Qual è il senso di fermare il tempo senza riuscire a goderselo? Johnson possiede un tesoro, ma rimane un recluso, magari tornerà davvero a 18 anni ma al prezzo di giornate tutte uguali, senza svago né scoperte, trascorse tra fili e macchinari, lettini e impulsi, fili e farmaci, prigioniero d’una villa magnifica di cui vive però essenzialmente un’ala diventata clinica e laboratorio, eremo e ossessione. Potrebbe vivere alla grande, non vive proprio. E il paradosso è che lo fa per vivere di più. La morale positiva è che l’egoismo apparente può sottendere generosità, poiché i suoi risultati andranno a beneficio di un mondo sempre più attento ad allontanare la terza età e adesso pure più cosciente che riuscirci non è semplice, ma richiede tenacia, sofferenza e sacrificio. Noi, se anche avessimo milioni da sperperare, cercheremmo di mantenerci sani e giovanili, senza l’ossessione di tornare ragazzini, convinti che ogni età sia bella e che il tempo vada vissuto al meglio e non fermato. Johnson, tuttavia, ci piace perché punta sulla conquista faticosa: meglio di tanti vecchi dentro con la faccia di plastica e il look triste da adolescenti.
L’eterna (e ricca) giovinezza
Bryan Johnson, magnate americano, spende due milioni di dollari annui per portare l’età biologica, 45 anni, a 18: l’ultima frontiera di un sogno senza tempo