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Boomers contro Generazione Zeta il gioco del tempo

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Premesso che, alla fine, è soprattutto una questione di marketing, mai come oggi si parla di generazioni a confronto. Tanto che è stato dato un nome ad ognuna, dal 1944 a oggi: boomer, generazione X, generazione Y e generazione Z.
Perché, mai come in questo periodo, l’innovazione tecnologica ha cambiato il nostro stile di vita e prodotto ricadute sul tessuto sociale. Chi è nato 50 anni fa ha visto cose che gli altri umani (cit.) non hanno potuto condividere. E chi è nato 10 anni fa o poco più, cresce in un contesto che è radicalmente mutato rispetto a prima. Tutto ruota attorno a Internet e alla conseguente rivoluzione digitale. Il telefonino ha cambiato le nostre abitudini e promette di avere un impatto ulteriore su altri aspetti.
Ogni generazione ha caratteristiche diverse. I boomer sono nati in un passato che pare remoto, in piena epoca analogica. Quelli della generazione X sono un po’ più aperti al cambiamento, i millennial hanno imparato a utilizzare i mezzi digitali, gli zoomer sono nati nel mondo digitale. E sono questi ultimi a rappresentare il cambiamento: guardano spesso programmi e serie tv straniere di qualità, amano gli anime e il K-pop in lingua originale o in inglese, anche in Italia. Sono nati con internet tra le mani e comunicano – anche attraverso il gaming – con altri ragazzi di qualsiasi nazione. Hanno curiosità, guardano al futuro. E vogliono che sia migliore della realtà attuale.

BOOMERS

dal 1946 al 1964
La guerra era alle spalle, il futuro era tornato roseo: ci furono incremento demografico e boom economico. Fino al pieno sviluppo dei programmi tv e poi a quello dei personal computer: due fenomeni che abbiamo identificato con Maria De Filippi e Steve Jobs. Il termine “baby boom” ha dato origine al “boomer” attuale. Nel linguaggio social non identifica tanto una categoria di persone di un determinato arco temporale, quanto uno stato d’animo, quello di chi è legato più ai giornali su carta che alle notizie fluide dei media digitali, di chi è meno aperto alle novità portate in massa dall’evoluzione sociale e culturale degli ultimissimi anni. E così proprio “boomer” è diventato ormai un epiteto che divide le due generazioni. «Ok boomer» disse la deputata neozelandese Chloe Swarbrick in risposta a un collega che la stava interrompendo. Da lì, il tormentone ripreso negli anni dai tiktoker ed entrato nell’uso comune.

GENERAZIONE X

dal 1965 al 1980
Un walkman come simbolo di emancipazione, le cassette in cui registrare preziose compilation musicali come tesori da rivendere o condividere con amici fidati. E quel nastro da riarrotolare ogni volta con una matita. Simboli di chi ha vissuto il culmine della giovinezza negli anni ’80, il periodo dell’edonismo e della spensieratezza a ogni costo. Vicini ai boomer, ma finiti in mezzo a più passaggi epocali: la recessione, la caduta del muro di Berlino, il successivo collasso dell’Unione Sovietica e soprattutto l’avvento di Internet. Hanno vissuto in piena era analogica e poi hanno salutato l’avvento del digitale. In generale scettici e disillusi, ma anche pragmatici e comunque attratti dal cambiamento. Generazione X, dal titolo del romanzo d’esordio di Douglas Coupland che ha dato un nome ai protagonisti del passaggio tra gli anni ’80 e ’90. Sono quelli che da adolescenti hanno sognato l’amore (o l’innamoramento?) ideale con Sophie Marceau e “Il tempo delle mele”, prima di entusiasmarsi con le magie calcistiche di Roby Baggio.

MILLENNIAL o GENERAZIONE Y

dal 1981 al 1996
Dopo la X ecco la Y, utilizzata per definire un altro periodo temporale, quello dei “millennial”. Sono stati gli storici Neil Howe e William Strauss, nel 1989 interpretando l’ansia di allora per l’imminente passaggio da un secolo all’altro, a coniare il termine. I millennial sono diventati adulti con il 2000 e hanno vissuto direttamente la transizione verso il digitale. Uno studio ha definito questa generazione come quella che «vuole trarre il massimo dalla propria vita, godersi il viaggio per fare esperienze significative». Meno pratici e diretti, quindi, della successiva Generazione Z. Ai millennial piace girare il mondo ma anche guardare i contenuti video sui social. Sono quelli che hanno compreso l’importanza dei social network: un nome a caso, Mark Zuckerberg, e della propria immagine. Per esempio, Belen Rodriguez che è diventata icona televisiva (e non solo) di bellezza.

GENERAZIONE Z

dal 1997 al 2012
Sono i più giovani di tutti, quelli «nati con il cellulare in mano» ovvero perfettamente consapevoli di ciò che significa vivere nell’epoca digitale. Hanno meno imbarazzi, infatti, trattano l’argomento con senso pratico e sono meno pessimisti di chi li ha preceduti: pensano di poter cambiare il mondo. Anzi di doverlo fare. Un po’ come Greta Thunberg che porta avanti la sua battaglia di sensibilizzazione sul cambiamento climatico chiedendo interventi immediati che – ahimè – i governi boomer del mondo tardano invece ad applicare. I “centennial” o “zoomer” sono molto attivi anche in campo musicale: a Sanremo erano in 11 su 28 partecipanti. La loro musica – che non piace ai boomer – è diretta, non conforme, parla senza mezzi termini e salta la censura. Ha molti rapper a rappresentarla (come il 23enne Shiva che abbiamo scelto nella foto). Usano Tik Tok creando contenuti, adorano il gaming ma do­vranno fare i conti con la precarietà diffusa e crescente. Riusci­ranno a cambiare il sistema e quindi a migliorare il mondo?