La complessità del cinema come lezione, lo sguardo fenogliano come autentico contatto con la vita. Un intreccio in apparenza inusuale, ma che vive e si anima nei pensieri, nelle esperienze e nelle opere del regista Alberto Negrin, che nel 1991 ha girato – ambientandolo nelle Langhe – il film “Una questione privata”, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio. In vista della sua presenza a Cherasco, nell’ambito delle celebrazioni del Centenario Fenogliano (nel box i dettagli), noi di IDEA lo abbiamo intervistato.
Negrin, venerdì 24 sarà a Cherasco per la proiezione del suo film “Una questione privata”, che sarà preceduta dall’inaugurazione della mostra a esso dedicata, di cui ha curato l’allestimento. Che occasione sarà?
«Per me sarà una giornata molto significativa. Mostrerò tutti gli infiniti dettagli che ci sono dietro alla preparazione di un film. Chi non li conosce pensa che sia tutto abbastanza facile, invece c’è una quotidiana ricerca di qualcosa che ancora si ignora e può migliorare ciò che si crede di sapere. È un lavoro che non finisce mai e anche quando è finito non si è mai soddisfatti. Rivedendo il materiale che ho conservato scopro cose che avevo dimenticato e che mi sono ancora utili. La mostra, quindi, è anche un modo per spiegare quali siano la fatica e la tenacia necessarie per arrivare a un risultato».
Film e mostra sono inseriti nell’ambito delle iniziative del Centenario Fenogliano. Quando e come si è avvicinato allo scrittore albese?
«Non conoscevo il racconto “Una questione privata”. Quando mi è stato proposto, sapevo poco di Fenoglio. Non ho mai fatto film su materie o argomenti che non mi piacciono, l’ho sempre fatto perché mi coinvolgono. Leggendo Fenoglio, appunto, rimasi colpito dal suo modo di raccontare episodi della nostra storia in maniera non ideologica, ma umana e personale. In lui non c’è mai quell’atteggiamento retorico di buoni da una parte e cattivi dall’altra, ma c’è una ricchezza di umanità che all’epoca era abbastanza rara. La sua è un’apertura al contatto umano con la vita, che con l’ideologia è interrotto».
Crede che questo sguardo profondamente umano sia il tema maggiormente attuale della narrativa fenogliana?
«Penso di sì. Con quel tipo di approccio tutto diventa più semplice e al tempo stesso più complesso. È più semplice perché permette a tutti di avvicinarsi, mettendo in movimento i sentimenti e le emozioni di ciascuno di noi. È più complesso perché comporta l’abbandono di un modo semplicistico – oggi moltiplicato dall’uso dei social, che io definisco “asocial” – di vedere le cose».
Tornando al film, negli anni sono stati diversi gli adattamenti ispirati a “Una questione privata”. In cosa crede consista il tratto distintivo del suo lavoro?
«Quando ho diretto il film non ero preceduto da molti adattamenti, non avevo modelli con cui “fare a gara”. Ma poi non c’è nemmeno una gara, esistono modi diversi. Se dieci registi girassero l’Amleto con gli stessi attori e gli stessi scenografi, di questi dieci non ce ne sarebbe uno che assomiglia all’altro. L’unico che può stabilire quale sia il più vicino è l’autore del racconto o dell’opera da cui è stato tratto il film. Peraltro, potrebbe pure accadere che lo stesso autore ritrovi aspetti che non aveva individuato e che li consideri addirittura giusti».
Nel suo film furono protagonisti – in ruoli diversi – i giovani Paolo Virzì, Pierfrancesco Favino e Luca Zingaretti. Può raccontarci qualche aneddoto particolare sulle riprese o sulla scelta del cast?
«Ho ritrovato nei miei dossier la corrispondenza che avevo all’epoca con la Rai. Ero preoccupato per il cast, composto quasi interamente da giovani, e in una lettera scrissi testualmente: “Spero ne escano due che diventeranno famosi”. Sono cose misteriose che avvengono. Durante il film, dissi a Zingaretti che la macchina da presa lo amava e che avrebbe fatto molta strada. Non ha mai dimenticato questa frase, ricordando sempre questo episodio, anche nelle altre volte in cui abbiamo lavorato assieme. Vale lo stesso per Favino: in una bellissima intervista a Domenica In ha parlato di recente del nostro incontro e del meraviglioso rapporto che si è creato tra di noi nel corso degli anni. Virzì, invece, scrisse la sceneggiatura iniziale con Raffaele La Capria, poi curammo insieme la versione definitiva del film».
La pellicola è ambientata a Cherasco e nelle Langhe. Qual è il suo rapporto con questi luoghi?
«Non conoscevo quelle zone, le ho scoperte girando il film. Mi colpirono enormemente perché ritrovai in quei luoghi gentilezza, disponibilità, un mondo che mi piacque moltissimo. A Cherasco l’accoglienza fu indimenticabile, potemmo fare praticamente tutto – tra battaglie, assalti con la cavalleria, incendi e rumori incredibili – ed è raro che si possa operare con quel tipo di libertà. Fu un’esperienza fantastica e sono felicissimo di tornare a Cherasco».
Chiudiamo con una domanda personale: ha nuovi progetti legati al cinema?
«Non anticipo mai. Una previsione è che può essere realizzata o meno, è una notizia che non ha verità. Sto scrivendo una storia assolutamente incredibile, ma finché non diventa una cosa reale rimane un sogno».
Venerdì 24 il regista sarà a Cherasco per la riproposizione della pellicola
“Una questione privata… a Cherasco-Omaggio a Beppe Fenoglio” è l’ultimo dei tre appuntamenti del progetto “Trilogia|Beppe Fenoglio, Davide Lajolo: un incontro”. La giornata di domani, venerdì 24, sarà completamente dedicata allo scrittore e partigiano albese, in occasione dei festeggiamenti per i cento anni dalla sua nascita, con due iniziative in programma. Alle 18, nella sala aulica del Consiglio Comunale, sarà presentata la mostra – che resterà aperta fino al 19 marzo – dedicata al film di Alberto Negrin “Una questione privata”, realizzato nel 1991, in Piemonte, con molte scene girate a Cherasco, oltre che a Mondovì, Alba e altre zone delle Langhe. Sarà proprio il regista, insieme con Alessandro Gaido – curatore del progetto e presidente dell’Associazione Piemonte Movie -, a occuparsi dell’allestimento che verrà realizzato tecnicamente dagli studenti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Saranno esposte fotografie di scena, storyboard, lettere, sceneggiature, corrispondenza e molto altro collegato all’opera tratta dal romanzo di Fenoglio. Alle 21, nel teatro Salomone si svolgerà poi l’incontro che precederà la proiezione del film. I relatori saranno Bianca Roagna (direttrice del Centro Studi Beppe Fenoglio), Marco Pautasso (vicedirettore del Salone Internazionale del Libro di Torino) e lo stesso Negrin. L’evento sarà moderato da Alessandro Gaido. Interverranno le autorità comunali e Davide Bracco della Film Commission Torino Piemonte. L’appuntamento rientra nel programma degli eventi collegati alla 22esima edizione del Glocal Film Festival di Torino (in programma dal 15 al 20 marzo al Cinema Massimo e al Museo Nazionale del Cinema).
A cura di Domenico Abbondandolo