«La crisi climatica porta nuovi virus ma abbiamo risposte»

Il virologo Pregliasco alla Winter School 2023 di Pollenzo: «Servono un approccio “one health” e grande attenzione per i più fragili»

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Abbiamo incontrato il celebre virologo Fabrizio Pre­gliasco a Pollen­zo, per l’evento “Winter School 2023 – Ambiente, Nutrizione, Salute” organizzato da Motore Sanità. Un interessante e prezioso confronto tra specialisti attorno a una considerazione condivisibile, ovvero: il Covid ha evidentemente insegnato molto, ma non abbastanza. Un ambiente che non è sano, così come una nutrizione sbagliata, possono generare un impatto enorme sulla salute e inoltre una ricaduta notevole in spese mediche, quindi un costo in anni di vita da trascorrere in cattiva salute con una pressione costante sull’assistenza medica. Seguen­do lo spirito del convegno, abbiamo quindi chiesto al direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano perché l’approccio multidisciplinare sia da considerare ormai fondamentale nella medicina del dopo Covid e in pieno cambiamento climatico: «Quelli che vediamo – ci ha risposto Pregliasco – sono gli aspetti positivi nella reazione al Covid come elemento di crisi. E al tempo stesso abbiamo l’obbligo morale di onorare le persone che sono venute a mancare, facendo in modo che questa lezione serva. È importante un approccio cosiddetto “one health”, quello che vede animali e umani, l’aspetto sociale e la questione ambientale uniti in un’attività di ricerca coordinata. Ma è giusto anche e soprattutto fare tesoro di una certa, diciamo così, resilienza che nei momenti di emergenza si è evidenziata nei sistemi sanitari come capacità di risposta e di riorganizzazione degli spazi, degli aspetti gestionali, di semplificazione, ma anche di protezione perché i cambiamenti climatici – è stato dimostrato – anche in futuro ci porranno di fronte a prospettive infettive, epidemiche e pandemiche sia virali e sia di diffusione di batteri, con tutta la problematica collegata dell’antibiotico-resistenza».

Il contesto è certamente difficile, ma «abbiamo esperienze plurime – dice Pregliasco -da mettere insieme per rendere più flessibile il sistema sanitario e rimarcare quell’importanza della medicina di base del territorio, come elemento importante per prendersi carico soprattutto dei soggetti fragili che rappresentano ormai il 30 per cento della popolazione», spiega ancora il virologo.

Che sottolinea: «Riuscire a proteggere i soggetti a rischio, con tutti quegli aspetti di prevenzione e di vaccinazione, quando possibile, e soprattutto di presa in carico prima che gli effetti più pesanti della malattia si facciano vedere, ci permetterà di garantire qualità di vita a tutti imparando, in quest’ottica di flessibilità e resilienza, dagli errori ma anche dalle opportunità positive». Un po’ come recita il tema del convegno: ambiente, nutrizione e salute costituiscono un unico grande sistema che vuol dire benessere psico-fisico, economico, sociale. Più ambiente sano, più nutrizione sana, più salute sono concetti che si traducono in: più risorse per le migliori cure e più possibilità per i cittadini malati, oltre a più spazio per l’innovazione.

Il dibattito a Pollenzo si è sviluppato anche attorno alla problematica dei nuovi virus: un fattore in più da considerare: «Sì, perché purtroppo il cambiamento climatico rende più probabile la vicinanza di batteri e virus all’uomo, facilitandone la diffusione. Il rischio aumenta specie per le malattie a diffusione vettoriale, quelle a trasmissione con zanzare oppure con l’inquinamento. Il rischio aumenta poi con la trasmissione via acqua o fecorale ma anche respiratoria, quindi in condizioni ambientali favorenti l’esposizione e l’avvicinamento al batterio o al virus o la sua capacità di replicarsi in modo più ampio».

Si è parlato anche della frequente inefficacia di alcuni antibiotici e delle contromisure possibili: «Ora è necessario individuare nuovi strumenti per quanto riguarda i farmaci antivirali – e il Covid ha permesso uno studio in questo senso – poi ovviamente va affrontata la fragilità delle terapie antibiotiche e quindi l’esigenza di quella che tecnicamente si definisce “antibiotic stewardship”, cioè la gestione oculata del trattamento antibiotico nell’uomo, ma anche negli animali, dove in passato c’è stato molto spreco e un utilizzo maldestro».

Infine il Covid: a che punto siamo dopo la bufera degli anni precedenti? «Gli effetti più pesanti e dolorosi sono sicuramente passati, inoltre abbiamo acquisito una capacità di reazione maggiore. Però – fa notare Pregliasco – il virus è ancora con noi: abbiamo due-trecento morti a settimana, tra fragili, persone anziane, persone che non si sono vaccinate o si sono vaccinate solo con la prima e seconda dose. Tutto ciò ci pone davanti all’esigenza di continuare con la prassi di vaccinazione sui soggetti fragili e a rischio, ma anche di convivere con questo virus ricordandoci sempre alcuni aspetti preventivi basilari. Oltre al monitoraggio delle varianti, da Omicron alla famosa Kraken, che diventerà presumibilmente dominante con capacità immuno-evasive. E allora si dovrà fare attenzione a soggetti che già hanno subito nelle precedenti ondate la malattia, anche riproponendo la vaccinazione, sperabilmente con tempistiche di protezione più durature».

SI È PARLATO ANCHE DI DIETA E INNOVAZIONE
TRA NUOVI FARMACI E RIMEDI NATURALI

Dalla dieta all’innovazione: nel corso dell’ultima sessione di lavori della Winter School 2023 di Motore Sanità a Pollenzo, con il patrocinio dell’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, si è parlato anche di questo. Di alimentazione, prevenzione, nuovi farmaci ma anche dell’utilizzo di rimedi naturali, come integratori e nutraceutici, sull’evidenza clinica di alcuni frutti dalle straordinarie proprietà. Fari puntati sull’ipercolesterolemia familiare e sul diabete. «Si tratta di una condizione di rischio sottostimata – ha detto Luigi Gentile, consigliere nazionale della Sisa (Società italiana per lo studio dell’Aterosclerosi) – che non dà segni clinici fino alla sua scoperta e che, anche in età giovanile, può provocare gravi eventi acuti cardiovascolari la cui diagnosi precoce, unita a trattamenti efficaci, riduce significativamente l’incidenza di ictus e infarti». Ma che cos’è l’ipercolesterolemia familiare (Fh)? «Una malattia genetica di frequente riscontro nella pratica clinica caratterizzata da elevati livelli di colesterolo sin dalla nascita, con conseguente insorgenza precoce dell’aterosclerosi e aumento del rischio cardiovascolare». L’età media di insorgenza dei sintomi coronarici è di 45 anni negli uomini e 55 anni nelle donne. La prevalenza, sottostimata negli ultimi 40 anni, è di circa 1 caso su 200, più del doppio di quanto ritenuto finora. In Italia a facilitare la diagnosi clinica e genetico-molecolare, c’è il network italiano delle dislipidemie genetiche Lipigen (LIpid transPort disorders Italian GEnetic Network), promosso dalla Fondazione della Società italiana per lo studio dell’Aterosclerosi. Ettore Novellino, chimico farmaceutico, professore ordinario alla Cattolica del Sacro Cuore, ha spiegato il ruolo dell’acido abiscissico, sostanza che il pancreas endocrino produce prima di impegnare l’insulina nella riduzione della glicemia dopo un pasto. E Valentina Ponzo, dietista PhD presso il dipartimento di Scienze Mediche all’Università degli Studi di Torino, ha messo in risalto l’importanza di una corretta alimentazione ispirata al modello della dieta mediterranea.