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Rana verde, torna qui

Un tempo tassello fondamentale dell’ecosistema e cibo ghiotto facile da reperire, oggi a rischio estinzione. Ma a Roreto il festival non si ferma e nelle panetterie c’è sempre il “ranocchio”

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«A Villa Sciarra c’è un laghetto / ci stanno due rane e un ranocchietto / su una foglia – e ancora ne avanza – / ci fanno cucina, salotto e stanza».
Così canta una delle filastrocche di Gianni Rodari in cui le rane sono protagoniste, come lo sono in opere di tanti poeti: da Pascoli a Gozzano, fino a Montale. Perché la rana a lungo è stata un tassello fondamentale della vita rurale del nostro Paese. Diffusa ovunque, era importante nell’ecosistema da un lato, cibo ghiotto e facile da reperire dall’altro. Poi, improvvisamente è sparita, vittima, come molte altre specie, dello scellerato uso di diserbanti e pesticidi che ne hanno decretato la quasi totale estinzione.
«Da qualche anno, grazie a prodotti più green e selettivi, stanno tornando, certo non con l’abbondanza di un tempo, quando uno dei divertimenti dei bambini era andarle a pescare ed esistevano a Roreto le trattorie Maiulin e Gaspard, specializzate nella cucina della rana tipica della nostra zona, la rana verde». A parlare è Umberto Ferrondi, assessore alle manifestazioni e all’enogastronomia a Cherasco e soprattutto abitante e ristoratore nella frazione di Roreto che dal 2015 ha intrapreso un percorso di valorizzazione delle rane, fondando l’associazione “La Rana a Roreto”, il cui presidente è Bartolo Barale. Da allora a oggi, escludendo la pausa causata dalla pandemia, sono state tante le iniziative dedicate a questo prodotto, cercando di promuoverlo sotto diversi punti di vista. Gli obiettivi dell’associazione sono soprattutto due: rinnovare la tradizione e recuperare l’habitat ideale per le rane. Per quanto riguarda il primo, negli anni sono state attivate diverse iniziative che hanno voluto evidenziare il ruolo centrale della rana nella vita della frazione come esposizioni pittoriche e una bella decorazione della frazione cheraschese con dei murales realizzati dal Ponte degli artisti di Milano che illustrano la fiaba scritta da Angela Prestiani “Nara la Rana”.
Ad anni alterni si svolge il festival della rana a Roreto, una kermesse che dura più giorni, e il Party della rana che cade nel 2023 e che si svolge in un’unica serata già programmata per il 10 giugno. In entrambi i casi si propongono i piatti della tradizione cucinati dalla ristorazione cheraschese al gran completo insieme all’associazione Cuochi della provincia di Cuneo come i tajarin con sugo di rane alla roretese, o la frittura che prevede la tradizionale impanatura senza uovo, ma con l’utilizzo della farina di semola rimacinata. «Il progetto che ci sta più a cuore, però, è soprattutto far tornare la rana verde nella nostra campagna – continua Ferrondi -. A questo scopo stiamo cercando di ripristinare l’habitat del lungo Stura della valle roretese, dove una volta si pescavano le rane che hanno reso famosa la frazione. Questa zona dovrà diventare un polo di attrazione turistico, ma anche didattico scientifico in cui i percorsi illustrino l’importanza della rana dal punto di vista ambientale». Un progetto ambizioso che vedrà Roreto impegnata in questa direzione, ma in attesa che venga realizzato, noi possiamo sempre passare da una delle panetterie per gustarci un Ranocchio di Roreto, il gustoso frollino che è uno dei simboli di questa scommessa tutta roretese».

A cura di Paola Gula

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