“La fisica che ci piace” non è soltanto il nome delle sue pagine social, ma anche il suo motto e il titolo del suo libro: parliamo del professor Vincenzo Schettini che, grazie ai social, è riuscito a sfatare una delle certezze della scuola, che la fisica sia una delle materie più ostiche e noiose. «È impossibile che sia così perché la fisica è ovunque, la nostra vita di tutti i giorni è una continua dimostrazione di esperimenti» ribadisce Schettini con l’entusiasmo di un bambino. Prima di diventare una star dei social con oltre due milioni di follower, Vincenzo Schettini era un semplice professore di fisica dell’Istituto “Luigi dell’Erba” di Castellana Grotte (in provincia di Bari). Oggi continua a insegnare ma con un contratto part-time che gli consente di seguire anche tutti i suoi impegni social. E proprio tra i banchi di scuola, come ci ha raccontato lui stesso, è nata l’idea che ha cambiato la sua vita e che oggi, all’età di 45 anni, lo ha reso il professore di fisica più amato d’Italia.
Come è cominciata la sua avventura sui social?
«Quando li ho scoperti, qualche anno fa, mi sono reso conto che invece di condividere la colazione o il tramonto potevo condividere ciò che facevo. Quindi ho preso uno studente, l’ho fatto alzare e gli ho chiesto di riprendermi. Era una lezione sull’attrito viscoso, il primo esperimento in assoluto che ho condiviso in rete: perché due fogli di carta, se cadono dalla stessa altezza, toccano il suolo nello stesso momento ma se uno è accartocciato arriva prima a terra?».
Milioni di studenti ogni giorno seguono le sue lezioni e tanti confessano di andare a cercare i suoi video prima delle interrogazioni. Perché secondo lei?
«Innanzitutto perché grazie al mio metodo nessuno può e deve sentirsi escluso perché non capisce. Il merito degli insegnanti è proprio quello di non lasciare indietro nessuno. È facile insegnare agli studenti in gamba. E poi perché rapporto la fisica alla vita di tutti i giorni e spiego perché non sono regole astratte. Ecco allora che il Burj Khalifa (il palazzo più alto del mondo) si tiene in piedi solo grazie alla forza d’attrito oppure ecco come può diventare semplice la teoria della relatività di Einstein. Sempre con esempi pratici e parole semplici, scatenando la curiosità di chi ascolta. Forse il mio segreto è proprio questo: riesco ad appassionare o meglio trasmettere la mia passione per quello che faccio».
Lei ha un passato da musicista, prima che professore, le è servita questa esperienza nell’insegnamento?
«Certo, anche allora avevo questo bel rapporto col pubblico che andava intrattenuto, divertito, coinvolto. Così quando ho iniziato a insegnare, nel 2007, ho avvertito la classe nella stessa maniera. Gli studenti devono appassionarsi e divertirsi: solo così si crea un vero dialogo. Avevo capito questo trucco già al conservatorio, dove mi sono diplomato in violino studiando la fisica della musica. Oggi quel trucco l’ho applicato al web, dove racconto la fisica tramite il linguaggio immediato e divertente dei social media. Proprio come faccio a scuola».
Perché, secondo lei, la fisica è considerata tra le materie scolastiche più difficili da comprendere?
«Succede quando i professori usano il “fisichese” e si spiega troppo in maniera astratta e distaccata, gli studenti si annoiano e spesso non capiscono. E si innesca il solito cortocircuito della scuola: “Se non l’hai capito è colpa tua, perché io in realtà te l’ho spiegato”. Però diciamo anche questa cosa: spesso il corpo docenti è schiacciato dal sistema scolastico, che ti obbliga a fare programmi, a compilare carte… E tu prof non tiri fuori te stesso. Facciamo un appello a tutti i professori: divertitevi! Dovete fare lezione divertendovi, dovete uscire dalla classe e dire: “Mamma mia, che esperienza fantastica che ho fatto”».
Tra i suoi follower ci sono solo studenti e ragazzi?
«Assolutamente no, mi seguono anche mamme, papà, nonni. Curiosi di scoprire una fisica che anche loro, probabilmente, non conoscevano. Un esperimento che ti spiega un fenomeno apre la mente. Gli adulti poi vogliono anche comprendere un linguaggio che arriva ai giovani, vogliono conoscere la persona che è diventata un punto di riferimento per i loro ragazzi. Troppo spesso perdiamo di vista la responsabilità di parlare con i nostri figli, i nostri studenti. Solo in questo modo possono venire a galla ad esempio fenomeni di bullismo. Il mio libro vuole anche provare ad avvicinare le famiglie: è un bel modo per condividere dei racconti e dei semplici esperimenti per imparare tutti insieme. Dentro ci sono anche diversi Qr code per aprire direttamente dallo smartphone i miei video e cominciare ad imparare divertendosi».
Dopo la pandemia in tanti hanno sottolineato come i ragazzi siano sempre più dipendenti da smartphone e computer. Che cosa si può fare?
«Io dico: quella è la loro piazza. Bene, entriamoci. E interessiamoli con qualcosa che non siano solo balletti. E sono la dimostrazione che funziona. Non solo con i social ma anche con il libro. I ragazzi sono accusati di non leggere, beh il mio libro, a soli quattro mesi dalla pubblicazione, è già un best seller».