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Tanti spunti dall’assemblea dell’Avis di Alba

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Solidarietà e contenuti, dalla 73^ assemblea annuale della sezione comunale dell’Avis di Alba: tenuta domenica 26 febbraio nella Capitale delle Langhe, lasciando spazio sia a istanti “sacrali” come la Messa mattutina presso la Cattedrale di San Lorenzo, sia ad altri più ufficiali con tutti gli aspetti congressuali -e premiali- svolti presso il Palazzo Mostre e Congressi di piazza Medford.

A introdurre i lavori, c’è stato il nuovo presidente Gianluca Adriano: il quale ha sottolineato che, pur con tutte le difficoltà di quest’epoca, l’ultimo anno abbia ha permesso al sodalizio di lavorare con dedizione e con l’entusiasmo di sempre. 4.700 sacche raccolte nel 2022: «Speriamo nei prossimi anni di raggiungere la quota delle 5mila raccolte nel periodo 2011-2012».

Del resto, le cifre sono promettenti: a titolo di esempio, compaiono 1.500 sacche raccolte il venerdì, 2mila nelle autoemoteche, 208 nuovi donatori, 2.200 donatori attivi al momento.

Dal leader avisino, albese “doc” con le sue radici d’Alta Langa e il suo vissuto presente in Magliano Alfieri, non sono mancati spunti molto concreti: «L’ultimo periodo ci ha visti affrontare una decisa crisi, dettata anche dal Covid, che ha messo a dura prova il personale medico e i volontari, che voglio ringraziare per il loro spirito di sacrificio. L’ultimo anno è stato anche quello che ci ha portato a dover affrontare la costituzione dei “macro centri” di donazione, voluto dalle nuove regole e sostenuto dai differenti gruppi di donatori».

Adriano ha sottolineato in particolare la bontà del progetto “L’Autoemoteca va a scuola”, cui docenti e studenti hanno subito risposto con entusiasmo: già atteso per il 1° marzo il primo prelievo presso il Liceo Scientifico “Cocito”.

Il presidente ha così proseguito il suo intervento: «Il mio ottimismo è portato anche dallo spirito di collaborazione con l’Asl Cn2 e con la Regione Piemonte. Voglio esprimere in particolar modo la mia gratitudine a chi, anche per una sola volta, ha scelto di varcare le porte dell’Avis. Ringrazio tutti i miei predecessori, Lorenzo Meinardi, Flavio Zunino -ora presidente provinciale- e Giuseppe Ferraro: sono certo di avere l’appoggio di tutti voi».

Un annuncio: «Il 16 aprile tornerà “Doi pass con l’Avis”, grazie anche all’apporto del gruppo manifestazioni creato con l’inizio del mio mandato. Gli eventi erano stati sospesi per via della pandemia, ma ora c’è qualcosa di bello che bolle in pentola: stiamo lavorando per il prosieguo del nostro gemellaggio con gli amici francesi», e continua quello con Bagnolo-Melle in provincia di Brescia, creato a suo tempo dal gruppo di Corneliano.

Infine, alcune riflessioni sull’attualità più stretta: «Per quanto riguarda le cariche sociali e il direttivo, si è radunato con puntualità e ci si è confrontati più volte con i capogruppo per gestire le innovazioni. Il parco macchine e quello delle attrezzature è in piena efficienza, grazie anche all’apporto del Comune».

Pensieri positivi: «I donatori sono persone che, con grande umiltà, compiono un gesto importante a favore della collettività. Un pensiero va agli ammalati, che fanno in modo da sentirci utili, e meno egoisti. Grazie a voi per avermi fatto capire il gesto del dono: continuate a fare del bene, in tutti i modi, con tutti i mezzi, in tutti i luoghi».

A salutare l’assemblea c’è stato anche l’intervento di Carlo Bo, sindaco di Alba: «Il bisogno di sangue non è cessato, al di là dell’epoca della pandemia, perché ogni giorno in Italia ci sono migliaia di persone che hanno questa necessità per sopravvivere. Sono un po’ dispiaciuto per l’assenza temporanea di Alberto Cirio e dell’assessore regionale, perché non c’è più la possibilità di donare nei singoli centri ma solo nei “macro centri”. Questo è un disagio che si supererà, ma che resta comunque un disagio. Il sangue non si fabbrica: chi dona sangue ama la vita, e chi ama sangue dona la vita».

Deciso, ma doveroso, l’apporto di Flavio Zunino, presidente provinciale Avis e per lungo tempo a capo della compagine albese: «Devo complimentarmi con l’Avis di Alba e con il nuovo direttivo, pur nelle difficoltà della pandemia e nella carenza di medici, i donatori hanno risposto bene, i prelievi sono aumentati a livello di zona, e 21.400 sacche raccolte a livello provinciale dicono invece che in Provincia di Cuneo siamo in piena stabilità».

Da Zunino, un pensiero molto diretto su quanto sta accadendo in questi mesi: «C’è il problema dei medici e dei centri trasfusionali: sono tutti sotto organico, è un “mal comune, mezzo gaudio” che non dovrebbe succedere. Se il donatore si presenta alla donazione, questa deve essere effettuata: dono dal 1973, non era mai successo che mancassero i medici in presenza dei donatori. Per ora ho visto pochi fatti: a Savigliano si è sopperito a questa mancanza con un medico in pensione volontario, che appartiene alla sezione di Fossano».

Cosa è successo? «L’Asl Cn1, dalla sera al mattino, ci ha mandato un “progetto pilota” che dall’oggi al domani il presidente Avis provinciale ha dovuto firmare, per sviluppare un’unica App regionale per la gestione dei prelievi e per indirizzare i donatori ad una scelta più consapevole e dove c’è effettivamente necessità. Va tutto bene, però in questa maniera viene prelevato solamente il sangue di cui c’è bisogno: ma se c’è bisogno di sangue a Mondovì, ad esempio, il donatore di Garessio che ha sempre donato presso il centro trasfusionale di Mondovì, se gli dicono che lì non c’è posto o non c’è bisogno, voi pensate che vada a Savigliano a donare? Io non credo».

Da lì, la scelta: «Non ho firmato questo “progetto pilota”, per me è un’assurdità fare 100 chilometri per andare a donare. Io penso che sia logico che la nostra donazione sia al servizio del donatore, che già di per sé è al servizio nostro e dei malati. Scusate se mi sono permesso di dire questa cosa in assemblea, ma credo che noi dobbiamo essere al servizio dei donatori: per quello ci sono stati tempi in cui abbiamo avuto addirittura due autoemoteche, c’è il rischio che la regione Piemonte non sia più autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno di sangue, e dobbiamo esserne consapevoli. Di sangue, lo sapete, ce ne sarà sempre bisogno: e ci devono pensare quelli che dovrebbero agevolarci nel nostro compito. E’ giusto che tutti sappiano che cosa succede».

Molto interessante quanto detto dal dottor Massimo Ventura, punto di riferimento dell’Avis intercomunale: «Vorrei tanto darvi delle risposte che però, purtroppo, non posso darvi. Dopo la pandemia, andiamo di nuovo a sollecitare la resilienza del donatore: ma con questi “macro centri” l’Avis di Alba ha saputo rispondere egregiamente. Mi auguro che i volontari non debbano fare tanti, tanti chilometri e che si possano sfruttare al meglio le belle strutture che abbiamo. Nel “progetto pilota” si parla anche di come si evolve la figura del medico: c’è un problema sanitario nell’Avis, nella donazione del sangue, a livello sanitario nazionale. Nel progetto si parla di sostituire la figura del medico con quella dell’infermiere: non sappiamo se si attuerà veramente, noi sanitari abbiamo qualche dubbio che possa funzionare il sistema del collegamento “in remoto”. L’importante è continuare a donare».

Infine, è giunto il Governatore regionale Alberto Cirio: «Voi siete esempio concreto di generosità, e credo sia doveroso testimoniare la nostra attenzione a ciò che appartiene al mondo della sanità e della salute. Sono passati esattamente due anni dall’inizio della pandemia, e da quando istituimmo il Centro di Emergenza presso la Protezione Civile. Era uno scenario da fantascienza, e il Covid ci ha riportato nella realtà, di quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri, quanto le persone siano importanti. Il personale medico e sanitario, ma anche, per esempio, la cassiera del supermercato, tutti sottoposti a rischio in quel periodo, ma per poter continuare a vivere».

Cirio ha parlato chiaramente dell’attuale “stato dell’arte” della sanità sia a livello regionale, sia sul piano locale: «Si è discusso tanto sui vaccini, ma oggi siamo qui, in presenza: e guardiamo ora tutto con la memoria che sembra vecchia di cent’anni, ma che è successa pochi mesi fa. Tutto ciò ci ha insegnato che non bisogna tagliare sulla sanità, anche se lo hanno fatto tutti, anche il mio partito. Ma non si rischia sulla vita delle persone. Il Covid ci ha aiutato anche ad aprire l’ospedale di Verduno, anche se non eravamo con tutte le carte all’epoca ancora a posto: e ha curato tutti i piemontesi, all’inizio è stato l’ospedale-covid per tutta la Regione, per raccogliere tutte le persone malate. E credo che Michele e Pietro Ferrero cui è intitolato, da lassù, ne siano contenti. Sono cose che insegnano più di una laurea, e allora facciamo maniera di mettere in pratica queste lezioni. Sappiamo che tutto è migliorabile, tutto può essere fatto meglio: il nostro problema, al momento, è che non ci sono medici».

Cosa succede, e cosa succederà? «Lo sappiamo dalle parole del Governatore: Lo sblocco del “numero chiuso” permetterà di risolvere il problema, insieme alla riapertura stessa della scuola di Alba per infermieri. Soprattutto, si sono depositati i progetti per le “Case della Salute” di Alba e di Bra, con due interventi importanti, entrambi con un investimento superiore ai 20 milioni di euro, che verranno fatti grazie alla nuova sensibilità nata dalla pandemia. Abbiamo ancora il problema delle liste d’attesa da recuperare, e che esiste dal 2013 in Piemonte: ci stiamo impegnando per superarlo. Per questo si è dovuto intensificare anche i rapporti di collaborazione con la sanità privata, e che ci consentirà di arrivare gradualmente alla normalità. E’ chiaro che c’è bisogno di sangue, delle persone, dei volontari che agiscono all’insegna dell’anonimato più puro, come voi».

Infine, prima della parte conviviale, la lunga serie di premiazioni: oltre al meritorio “Oscar della generosità” spettato ad Annalisa Giordano e Gianfranco Canavese, da segnalare in particolare i campioni: ossia la Stella d’Oro a Giovanni Mattis di Alba per le sue 123 donazioni, Felice Paolo Pasquero di Priocca, anche lui a quota 123, Claudio Tarditi di Alba arrivato a 124; premio speciale a Rosella Scanavino di Neive per le 137 volte in cui ha teso il braccio per donare e a Bertino Destefanis, capogruppo di Canale, con ben 147 donazioni nella sua generosa carriera di volontario.