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«Io alla scala assieme a williams è stato un successo»

Emilio Audissino è il più grande esperto mondiale del compositore americano autore delle musiche di “Jurassic Park”

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Il Nordovest incontra Hollywood e vola alla Scala di Milano grazie ad Emilio Audissino, Imperiese, regista, attualmente il più grande esperto mondiale del compositore John Williams.

Per la prima volta il celebre artista americano, cinque volte premio Oscar, autore delle colonne sonore dei film di Steven Spielberg tra cui “Indiana Jones – I predatori dell’arca perduta”, la saga di “Star Wars” e di “Harry Potter”, ha fatto il suo debutto al teatro “Alla Scala” di Milano il 12 dicembre 2022.

Il programma di sala, cioè il “libretto” che è stato distribuito in teatro con la spiegazione dei testi proposti ad un pubblico entusiasta (dopo solo 5 minuti sono stati esauriti tutti i biglietti) è stato scritto proprio dal professor Audissino. Docente alla Linnaeus University in Svezia, capace di onorare il mondo accademico e cinematografico italiano, è stato mio ospite prima di essere ricevuto dal sindaco di Cuneo Patrizia Manassero, accompagnato dall’assessore alla Cultura e Università Cristina Clerico, dall’assessore alle Manifestazioni e Turismo Sara Tomatis e da Alessandro Spedale, assessore all’Urbani­stica e al Piano strategico. Presenti anche Marco Al­locco, Salvatore Sangrigoli e Vito Lasaponara.

Professor Audissino, com’è iniziato il suo studio sulla musica di John Williams?
«Nella prima fase, sono stato un fan della musica di Williams. A tredici anni sono stato folgorato dalla bellezza della colonna sonora scritta per “Jurassic Park”. Sono rimasto seduto nella sala cinematografica, per ascoltare interamente la musica scritta per i titoli di coda e leggere e scoprire chi fosse l’autore. Da allora ho iniziato a collezionare i dischi e raccogliere quante informazioni possibili sul compositore. Poi, da fan, ho voluto approfondire in modo più scientifico il contributo di Williams al cinema, e ho così scritto su di lui la tesi di laurea magistrale. In quella occasione, raccogliendo le informazioni bibliografiche, mi sono reso conto che esisteva pochissima letteratura su questo compositore, nonostante i suoi numerosi e planetari successi, e nessun libro monografico. Così, quando vinsi una borsa di studio nel 2009 per un dottorato a Pisa, decisi di tentare di colmare io quella lacuna. Ho rielaborato e riscritto in inglese quella tesi, pubblicandola con l’editore americano University of Wisconsin Press nel 2014. Quel mio libro è stato la prima monografia su Williams, un testo che è ora adottato nelle università di tutto il mondo, e di cui è stata pubblicata una seconda edizione aggiornata e ampliata nel 2021. La pubblicazione di quel libro mi ha collocato sulla scena internazionale come uno dei massimi esperti su John Williams, e quindi sono arrivati molti inviti per collaborazioni editoriali e molte commissioni, tra cui una della Library of the Congress di Washington D.C., l’Orchestra della Svi­z­zera Italiana, l’orchestra sinfonica di Milano, e recentemente La Filarmonica della Scala».

La sua recente esperienza alla Scala di Milano le ha offerto la possibilità di essere conosciuto e apprezzato dal vasto pubblico e l’ha consacrato come il massimo esperto sulla figura e l’opera di John Williams. Vuole raccontare ai lettori di IDEA e IDEAWEBTV.IT la sua esperienza e le sue emozioni?
«L’ufficio stampa della Fi­larmonica della Scala mi ha affidato la scrittura dei testi per il programma di sala, e per me è stata forse la commissione più gradita tra quelle che ho ricevuto. Williams avrebbe debuttato in Italia con una sola data, il 12 dicembre 2022. Quando sono state aperte le vendite online a ottobre, tutti i biglietti sono esauriti nell’arco di cinque minuti. Visto questo riscontro, la Filarmonica ha deciso di aprire al pubblico anche la prova generale di domenica 11 dicembre, di fatto trasformandola in un secondo concerto, ma aperto a un pubblico sotto i trent’anni. Deciso questo, mi hanno chiesto se potessi partecipare all’evento presentando il concerto per il pubblico di giovani. Io ho accettato con entusiasmo, naturalmente, non solo per l’opportunità di portare un ulteriore contributo a questo debutto italiano di Williams, ma anche perché, come insegnante, poter introdurre questi giovani alla musica di Williams è stata un’esperienza molto appagante. Dopo il concerto, ho avuto modo di incontrare il Maestro e di conversare con lui. È stato felicissimo di questo debutto italiano».

Perché questo concerto alla Scala è così importante?
«Questo concerto è il terzo del “tour europeo” che Williams ha intrapreso negli ultimi due anni. La prima data fu a Vienna nel 2020 con i Wiener Philharmoniker al prestigioso Musikverein. Quella fu la prima volta che quella orchestra, tipicamente tradizionalista, ha eseguito un intero concerto di musica cinematografica, diretto da un compositore di Hollywood. Per il prestigio della musica per film è stato un enorme passo avanti: dopo decenni in cui un forte pregiudizio faceva vedere la musica scritta per il cinema come qualcosa di necessariamente inferiore e non degno di essere suonato in concerto, finalmente una delle maggiori (e più tradizionaliste) orchestre al mondo rompeva questo muro di pregiudizi. La seconda tappa del tour ha avuto luogo a Berlino, con un’altra orchestra di fama mondiale, i Berliner Philhar­moniker, un concerto che ha ulteriormente rafforzato la reputazione della musica cinematografica. Infine, questa data in Italia, alla Scala. L’Italia è sempre stato uno di quei paesi che hanno avuto i sospetti e pregiudizi più radicati verso la musica per film, e quindi il battesimo alla Scala, un vero e proprio tempio della musica, ha significato che anche nel nostro paese, i vecchi pregiudizi sono ormai caduti».

Qual è il suo prossimo progetto?
«Ho appena terminato la curatela, a quattro mani con il collega olandese Emile Wen­ nekes, di una poderosa raccolta di saggi per l’editore Palgrave: “The Palgrave Handbook of Music in Comedy Cinema”. Il tema è l’uso della musica nelle commedie cinematografiche, un’area poco studiata, per la preferenza data ai drammi. Abbiamo lavorato per quattro anni su questo progetto, raccogliendo 42 saggi dai maggiori studiosi di tutto il mondo. Questa primavera invece mi dedicherò alla seconda edizione del mio libro “Film/Music Analysis”, un testo teorico sull’analisi della musica per film, che sta avendo un successo tale nei corsi universitari di mezzo mondo che l’editore mi ha chiesto di espanderlo».

Una carriera dedicata allo studio del cinema

Studioso di cinema e di musica per film, Emilio Audissino è professore associato alla Linnaeus University, in Svezia. Ha conseguito un dottorato in Storia delle arti visive e dello spettacolo presso l’Università di Pisa e uno in Film Studies all’Università di Southampton sotto la guida di Kevin J. Donnely. Ha insegnato storia, tecnica e teoria del cinema presso le Università di Genova, Southampton, Utrecht, West London e Unint di Roma. Si è specializzato nel cinema hollywoodiano e italiano. È autore di articoli in riviste, capitoli di libri e voci di enciclopedie sulla storia e l’analisi del cinema dall’era del muto a quello contemporaneo. È autore di monografie tra cui: “John Williams’s Film Music”, “Jaws”, “Star Wars”,“Raiders of the Lost Ark” and “the Return of the Classical Hollywood Music Style” (University of Wisconsin Press, seconda edizione 2021). Ha curato la raccolta di saggi “John Williams. Music for Films, Television and the Concert Stage” (Brepols, 2018). Il suo libro “Film/Music Analysis. A Film Studies Approach” (Palgrave Macmillan, 2017) presenta un metodo per analizzare la musica nei film che unisce neoformalismo e psicologia della Gestalt. Ha avuto anche esperienze professionali come regista e sceneggiatore (www.emilioaudissino.eu).

Articolo a cura del professore Giuseppe Tardivo

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