È l’allenatore che ha rivoluzionato il mondo della pallavolo e conquistato ben 2 ori mondiali, 3 europei, 5 titoli della World League e un argento alle Olimpiadi.
Julio Velasco è l’unico coach al mondo che ha vinto il titolo continentale in due continenti diversi (Europa e Asia). I suoi interventi in pubblico sono una fonte inesauribile di preziosi concetti di coaching e leadership.
Questa mattina, martedì 7 marzo, è stato ospite degli Alambicco Academy, il prezioso tour di formazione in tappe organizzato da Gabriele Zanon e Rita Pierandrea, soci fondatori di Be4 Innovation. E anche in quest’occasione, nella raffinata location dell’Hotel I Somaschi – Monastero di Cherasco, il coach non ha mancato di ispirare manager, imprenditori e imprenditrici con le sue esperienze.
L’allenatore ha sottolineato “la cultura degli alibi”: lo schiacciatore che giustifica il suo errore dicendo che la palla gli è stata alzata male, il palleggiatore che se la prende con chi ha ricevuto, quest’ultimo che tenta di lamentarsi – non potendolo fare, ovviamente – con l’avversario che ha battuto. L’alibi insomma è una scusa, un pretesto che diventa un argomento di difesa con il quale una persona mira a provare di non essere responsabile dell’errore.
E ai numerosi imprenditori presenti ha ricordato: «Di solito si dice che, per vincere, tutto debba essere perfetto. Non è così. Quando c’è un fallimento e non si raggiunge un obiettivo, ho notato che spesso non si cercano le cause, ma i colpevoli. Pensiamo al mondo del calcio: quando un giocatore perde palla e l’avversario segna il punto, è forse quel singolo giocatore il colpevole? No, perché l’errore individuale può capitare. Se uno commette un errore, tutta la squadra deve essere in grado di intervenire».
E poi ha ricordato un anedotto: «Quando ero giovane, giocavo in una squadra che vinceva tutti i campionati dell’Argentina. Avevo 18 anni, e non avevo la minima idea delle cose che vi sto raccontando ora, di come si trattano i compagni di squadra o di chi sia un leader. In uno di questi campionati si giocava sulla sabbia e, durante una partita, mi sono arrabbiato con il mio compagno perché perdeva tutte le palle buone. La sua scusa era: “C’è la sabbia, non riesco a saltare come in palestra!” Allora gli risposi: “Senti, siamo in spiaggia. Questa è la realtà: la sabbia, il vento, il sole. Non è palestra, bisogna sapersi adattare.”
Quante volte ci siamo sentiti rispondere: “C’è la sabbia”? È un grande alibi che ci impedisce di imparare. Dobbiamo dire invece “Questa è la situazione in cui mi trovo e io devo saper trovare la soluzione”.
Ed in conclusione ha fornito ai presenti un consiglio pratico: «Solitamente chiedo ai miei giocatori di combattere contro uno dei loro limiti. Uno e uno solo. Solo se propongo di migliorare una cosa alla volta, il giocatore sarà in grado di farlo. Come decidere a cosa dare la priorità? Valutando quale aspetto permetterebbe ad uno specifico giocatore di fare un salto di qualità. In questo modo si innesca un meccanismo virtuoso, perché migliorando in un aspetto tecnico, si prende fiducia in se stessi e si è più motivati a continuare il cambiamento. Vincendo la sfida contro un difetto, il giocatore ottiene due cose: una vittoria personale e una vittoria contro le proprie difficoltà».