La vittoria di Elly Schlein alle primarie proietta il Pd in una nuova dimensione. Per discutere delle prospettive, locali e nazionali, abbiamo intervistato Chiara Gribaudo, deputata cuneese alla terza legislatura, sostenitrice sin dalla prima ora del nuovo segretario.
Onorevole Gribaudo, cosa rappresenta il successo della Schlein?
«Anzitutto è una vittoria storica. Elly Schlein è la prima donna alla guida del più importante partito del centrosinistra, la più giovane tra i leader politici in Italia. Chi ha votato a queste primarie ha espresso con forza la voglia di un cambiamento radicale, in grado di costruire un’opposizione reale e credibile alla destra di Governo. E chi meglio di Elly Schlein può contrapporsi alla presidente Giorgia Meloni? Sarà una bella sfida. Da una parte abbiamo una leadership femminile, dall’altra una leadership femminile e femminista. Un particolare non di poco conto, soprattutto per chi da tempo si batte per le politiche di genere. Sono contenta e determinata, anche perché il Pd ora ha un’identità chiara. Questo ci permetterà di essere più efficaci, più convincenti e di non fare sconti al Governo».
In questi mesi ha appoggiato la Schlein nel ruolo di coordinatrice dei comitati. Come ha vissuto questa esperienza?
«Migliaia di circoli, centinaia di migliaia di attivisti, oltre un milione di votanti. Queste primarie sono state emozionanti e generative. Siamo l’unico partito in Italia ad avere un processo democratico di questo tipo, ed è un nostro punto di forza imprescindibile, da cui ripartiremo. I risultati si vedono già in questi primi giorni dopo il voto. Il Pd ha ottenuto un rimbalzo positivo. Di questo avevamo bisogno: di entusiasmo, rinnovamento, di una classe dirigente nuova in grado di ricucire il filo rosso con la nostra gente. La vittoria è stata gratificante, ora la destra ci teme e gli attacchi strumentali a Elly Schlein non fanno altro che rafforzarci. Bene, ma bisogna continuare così. Sarà importante che le primarie non diventino l’unico punto di caduta del processo. Troviamo forme e formule nuove per permettere agli elettori di avere un ruolo più forte nel partito, nazionale e locale».
Le preferenze per Schlein sono state nette anche in Granda. Cosa significa?
«Anche qui c’è stata un’onda travolgente. Voglio ringraziare le volontarie e i volontari che ci hanno aiutato sul territorio. E, con loro, tutte le persone che si sono impegnate duramente per ricostruire la partecipazione nelle piazze. Finito il Congresso, il segretario sarà il segretario di tutti, com’è sempre stato. A livello territoriale abbiamo sempre ragionato e dialogato con tutti, abbiamo lavorato bene e continueremo a farlo. Per il Pd cuneese, ora, è importante andare avanti su questa strada, preservando lo spazio democratico di confronto con la comunità che siamo riusciti a ritagliarci. Facciamo cerchio e, anche qui, costruiamo l’alternativa».
Restando sul locale, quali sono le questioni più urgenti?
«Il metodo di chi governa la Regione Piemonte ormai è chiaro a tutti: tanti proclami, puntualmente smentiti dai risultati. In questi anni non sono riusciti a comprendere l’importanza della sanità, della cura e della prossimità dei servizi al cittadino. Quello che sta accadendo è un preoccupante impoverimento del territorio, con le persone costrette a rivolgersi alla sanità privata per colmare questa mancanza, a prezzi spesso altissimi. Pure sul trasporto pubblico ci sarebbe stato bisogno di un grande investimento. Avevamo anche iniziato a farlo, ma la Regione ha deciso di tagliare e rallentare tutto. Ne sono esempi la Saluzzo-Savigliano, l’Alba-Asti, il mancato raddoppio della Cuneo-Fossano. Abbiamo tanti progetti fermi lì: la Bra-Cavallermaggiore, la Cuneo-Mondovì-Ceva, anche sul Treno delle Meraviglie Cuneo-Nizza non è stato fatto abbastanza. Credo che queste siano le prove tangibili che manca una visione organica di regione, una prospettiva di crescita. Mentre altre aree come l’Emilia-Romagna ragionavano su un piano serio di riconversione industriale, il Piemonte è rimasto al palo. Bisogna accompagnare le imprese nelle transizioni, dobbiamo iniziare a parlare di politica industriale. Finora si è fatto troppo poco, continueremo a farlo notare con un’opposizione oggettiva e mai ideologica».
I rumors la danno come possibile sfidante di Cirio alle prossime regionali. Come commenta queste voci?
«Sono convinta che il toto-nomi non faccia bene al nostro percorso verso le regionali. Dobbiamo assolutamente riunire le opposizioni, ritrovare il contatto con l’elettorato diffuso, parlare di programmi, temi e soluzioni concrete. L’unica cosa certa è che l’alternativa, sia a livello nazionale che regionale, non può fare a meno del Pd. Lo abbiamo visto nelle ultime elezioni in Lombardia e nel Lazio. I nomi, come sempre, sono conseguenza delle cose. La candidata o il candidato che sfiderà Cirio nascerà da questo percorso. Io, come sempre, farò la mia parte».
Intanto prosegue il suo impegno in Parlamento. Tra i suoi cavalli di battaglia c’è il salario minimo…
«Sì, credo che il salario minimo sia uno dei punti da cui partire, per tutelare quei lavoratori che non sono coperti dai contratti unici nazionali. Per fortuna, in Italia, sono una minoranza, ma non possiamo permetterci che ci siano lavoratori pagati meno di 9 euro lordi l’ora. Su questo possiamo trovare anche un punto di caduta comune con le altre forze di opposizione, che ci consenta di fare una seria e dura battaglia parlamentare. Non mi illudo, però, che questa sia la panacea di tutti i mali: serve una legge sulla rappresentanza che spazzi via i contratti pirata, serve l’abolizione degli stage e dei tirocini gratuiti, servono forti incentivi per i contratti di apprendistato e a tempo indeterminato. Insomma, bisogna affrontare il tema del lavoro povero e del precariato, oltre a quello della povertà e della disoccupazione».
MARELLO: «UN’INIEZIONE DI FIDUCIA, LA PREMESSA
DEL CAMBIAMENTO»
Sull’esito delle primarie – e sul risultato maturato in provincia di Cuneo, dove la Schlein si è affermata con il 67% delle preferenze – abbiamo sentito anche Maurizio Marello, consigliere regionale del Pd e sostenitore del nuovo segretario. Sul significato del risultato per il partito, l’ex Sindaco di Alba si è così espresso: «Spero rappresenti la premessa del cambiamento, credo sia questo il mandato datole dagli elettori. C’è stato un appello: hanno chiesto al nuovo segretario – fidandosi della sua determinazione, della giovane età e del fatto di essere una donna esperta – una forte discontinuità con il passato e un’identità chiara al partito, cercando di costruire una vera alternativa alla destra. Credo che il Partito Democratico debba ragionare in una chiave di unità e collaborazione, mi ha fatto piacere che il primo a mettersi a disposizione della Schlein sia stato Bonaccini. Bisogna evitare fratture e conflitti fini a sé stessi, facendo confronti reali. Il nostro è l’unico partito in cui il segretario viene scelto dai propri militanti, penso che questo dato, in questo preciso momento storico, sia un valore importantissimo e spero che possa rientusiasmare i cittadini, soprattutto i giovani». Importanti, secondo Marello, anche le prospettive in chiave locale: «Questo risultato, che ha avuto dei picchi significativi a Cuneo e ad Alba e ha portato molta gente a votare, dà forza anche al Pd locale, anche a quelli delle città che andranno al voto il prossimo anno. Venivamo da alcuni mesi di sconforto dopo la sconfitta di settembre. Questa è un’iniezione di fiducia, anche per i livelli territoriali, che deve però essere colta e può far bene, anche in vista delle regionali».
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo