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Palleggiando con Sofia Iani e Diletta Tommasin

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Da quanti anni giochi a pallavolo?
S: «Da quando avevo 6 anni».
D: «Da 15 anni, compreso il mini volley».
Qual è il tuo piatto preferito per la giusta carica di energia prima della partita?
S: «Non è proprio il mio piatto preferito, ma prima delle partite mangio sempre la pasta in bianco».
D: «Abbastanza basic: riso e pollo».
Come esprimi al meglio la tua energia in campo?
S: «Urlando, esultando, liberando tutta la mia adrenalina».
D: «Andando a prendere il “cinque” dalle mie compagne».
Cosa ti ha attratto del Territorio albese?
S: «In generale il Piemonte non lo conoscevo, forse lo avevo sottovalutato anche dal punto di vista pallavolistico, ma adesso mi sono ricreduta».
D: «Ho iniziato la stagione ad Acqui Terme, sapevo che Alba era una bella città perché me l’avevano detto, quindi mi sono detta: “Perché no?”».
Cosa fai prima di ogni partita?
S: «Cerco di riposarmi e ripasso le azioni di gioco avversarie per scendere in campo sapendo già cosa fare. Mi preparo al match sempre con la stessa sequenza: mi lavo, mi pettino i capelli e mi trucco».
D: «Devo arrivare in palestra con i capelli già legati: sempre la stessa acconciatura con due trecce».
Chi viene a vederti alle partite?
S: «Vengono spesso i miei genitori con mia nonna e la mia migliore amica, almeno una volta ogni due settimane».
D: «Nessuno, purtroppo. I miei genitori sono lontani, ma almeno una volta durante il campionato viene mio papà e qualche volta anche il mio fidanzato. Dipende dove giochiamo».
Hai un hobby preferito oltre alla pallavolo?
S: «Sono laureata in matematica ed è proprio la mia passione. D’estate mi piace fare anche cross-fit».
D: «Lavoro all’uncinetto, ho iniziato a gennaio dell’anno scorso: faccio cappelli, borse e mia mamma mi ha commissionato molti costumi».
Dove ti vedi tra 5 anni?
S: «Spero di giocare ancora a pallavolo e contemporaneamente dal punto di vista lavorativo di essere ripagata per i miei sforzi e per il mio impegno nello studio».
D: «Spero in una categoria bella alta nella pallavolo, ma anche di riuscire a proseguire con lo studio e di laurearmi in Scienze Turistiche».
Com’è stato l’arrivo a L’Alba Volley?
S: «Inaspettato e veloce. Il 18 dicembre ho lasciato l’altra squadra e il 2 gennaio ero già qui. Sono stata accolta benissimo dalle altre ragazze».
D: «Il mio carattere estroverso mi ha aiutato molto, non ho avuto nessun problema ad integrarmi con le ragazze, se non in parte a livello tecnico. Mi hanno accolto benissimo e non mi hanno mai fatto sentire “quella nuova”».
Cosa ti aspetti da questa stagione?
S: «Spero di riuscire a dare tutta me stessa alla squadra, di costruire qualcosa e fare il meglio possibile».
D: «Spero di raggiungere la promozione, siamo una squadra che può fare bene puntando dritta all’obiettivo».
Come si svolge la tua giornata tipo?
S: «Ogni giornata è diversa: sicuramente c’è sempre l’allenamento, poi alcuni giorni studio, altri seguo corsi per potenziare l’inglese».
D: «Mi sveglio con calma prima di affrontare la giornata, tranne il martedì e il giovedì che ho pesi in palestra. Mi piace cucinare, poi dopo pranzo un riposino, una puntata di “Uomini e donne”, merenda e allenamento».
Giocare a pallavolo era il sogno che avevi fin da bambina?
S: «Sì, anche se spesso mi hanno fatto sentire limitata dal punto di vista fisico. A maggior ragione ora che sono arrivata a questi risultati, lo sport è proprio una rivincita personale. Ora è la mia priorità, anche se sono consapevole che non lo sarà per sempre».
D: «No, è una passione che è nata in maniera un po’ strana. A 14 anni ero in serie C e mi è capitato di vincere una partita contro un’allenatrice che non aveva creduto in me in passato. È stata una bella rivincita ed è in quel momento che ho realizzato che bella sensazione mi dava vincere».
Riesci a mantenere la concentrazione anche quando le persone urlano dagli spalti?
S: «Sì, ho una buona concentrazione grazie allo studio, non sento il tifo e se mi capita di sentire quello avversario per me è motivante».
D: «Dipende, se so che c’è mio papà a vedermi un po’ mi distraggo, soprattutto se lo sento urlare, ma allo stesso tempo gioco bene proprio perché so che c’è».