Il provvedimento sull’utilizzo dei canoni idrici (ne parliamo diffusamente nell’altra pa­gina), che assicurerà preziose risorse ai Comuni montani e alla Provincia di Cuneo, ha avuto come regista il consigliere regionale Paolo Bon­gioanni. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia si tratta di una delle tante partite in cui è impegnato: dalla siccità al tu­rismo passando per le a­zien­de. Noi di IDEA lo abbiamo intervistato.

Bongioanni, come si è giunti alla misura per l’utilizzo mi­rato dei canoni idrici?
«Nel 2020, in Regione, si stava lavorando a una proposta legislativa sui canoni idrici che avrebbe agevolato solo l’area del Verbano-Cusio-Os­sola. Quando ho a­na­lizzato il procedimento in essere, ho chiaramente detto che la leg­ge sarebbe passata soltanto se fosse stato assicurato un certo equilibrio per tutte le zone del Piemonte».

Quindi cosa è successo?

«A quel punto ho chiesto una modifica legislativa attraverso un emendamento a mia firma che prevedeva di restituire alla provincia di Cuneo il 50% per cento di quanto produce con i canoni idrici».

Prima qual era la situazione?
«Prima la Regione spendeva gli introiti dei canoni idrici senza un indirizzo particolare, ossia finivano nel bilancio regionale generale. Con questa mia proposta di legge, che è poi stata approvata dal Consiglio Regionale all’unanimità, viene appunto restituito il 50% di quanto viene prodotto – circa quattro milioni di euro – al Cuneese».

Come possono essere impiegati questi fondi?

«Li abbiamo vincolati affinché vengano utilizzati per il potenziamento della viabilità nei comuni totalmente montani. Si parla spesso della ne­cessità di mantenere vive que­ste importanti realtà, poi, però, bisogna prendere provvedimenti perché ciò si verifichi concretamente. Inoltre, è stato previsto che il 10% di questa cifra venga impiegata per la valorizzazione della rete di strade bianche, ovvero quelle sterrate, autentici gioielli della provincia Granda. L’altro 50% andrà alla Pro­vin­cia. Sono soddisfatto. È una legge che ridà finalmente dignità alla montagna».

Citava le strade bianche cu­neesi. Ci vuole parlare del pro­getto che ha avviato per il Colle Fauniera?

«Partiamo da un presupposto: il Colle Fauniera è un patrimonio dal valore inestimabile. L’idea è di creare un vero e proprio comprensorio ciclo-turistico, come hanno fatto i francesi con il Mont Ventoux, per intenderci. Le potenzialità e le premesse ci sono tutte. Peraltro, proprio con questo obiettivo, sono già stati stanziati 770mila euro per il Comune di Castelmagno, 600­­mila per Marmora da de­stinare al Colle d’Esischie. Con la legge a mia firma sulle strade turistiche di montagna, ab­biamo inoltre previsto fon­di per il par­cheggio a servizio della stra­da che parte per la Gar­betta e adesso cercheremo pu­re di reperire risorse adeguate per l’area che interessa Demonte. Di tutto questo ho parlato con il ministro Da­nie­la Santanchè: si è detta assolutamente favorevole».

Dai canoni idrici all’emergenza siccità. Ne ha discusso con il ministro Guido Cro­set­to. Cosa è emerso?
«La partita delle disponibilità idriche è prioritaria. Basti pen­sare che in provincia di Cuneo ci sono oltre 40mila par­tite Iva agricole – molte del­le quali legate all’allevamento e alla frutticoltura, senza dimenticare le aziende imbottigliatrici – che hanno un gran bisogno di ac­qua. Paghiamo il fatto di non aver dato vita, negli anni, a sistemi adeguati. Penso in particolare alle dighe. Tali in­frastrutture oggi ci avrebbero assicurato vantaggi in termini energetici, economici e so­prat­tutto di disponibilità idriche».

Che fare, dunque?

«La soluzione è quella di poter agire in deroga rispetto alle normative europee, prevedendo quindi la nomina di un commissario straordinario. I francesi, ogni volta che si trovano ad affrontare un grosso problema, nominano un prefetto speciale e così le opere e i progetti possono concretizzarsi velocemente. In Italia lo si è fatto per il nuovo Ponte Morandi e poi basta. Questo per dire che bisogna intervenire con ur­genza, perché la neve caduta in questi giorni, seppure co­piosa, non è sufficiente e in estate la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente».

Emergenze a parte, come ve­de la Granda?
«Nei vent’anni da direttore dell’Atl del Cuneese ho avuto la fortuna di conoscere a fondo questa meravigliosa provincia. Può mettere in campo tantissime eccellenze, da quelle naturalistico-am­bientali e turistiche a quelle imprenditoriali. Le piccole e medie imprese del Cuneese sono una locomotiva formidabile. La Granda è la provincia d’Italia con più partite Iva in rapporto al numero di abitanti: circa 60mila su 590­mila abitanti. Ciò si traduce in una capacità praticamente unica di innovare e produrre. A tutto ciò, come dicevo, si aggiunge un territorio splendido, con le Alpi che si tuffano nel mare. Non dimentichiamolo mai questo legame, con la Liguria e con la vicina Francia».

Quali sono quindi le priorità, in conclusione?

«C’è sempre più bisogno che riapra il tunnel di Tenda e, in generale, servono investimenti significativi sulle infrastrutture, oltre a sostegni concreti laddove si riscontrino le maggiori criticità. Politica e istituzioni facciano la loro parte. Così il territorio saprà sicuramente fare ancora la differenza».