Uno degli aspetti peculiari della rete Unesco che unisce le città più creative del mondo è quello di saper innescare nuove sinergie. È quanto successo, ad esempio, guardando entro i confini piemontesi, tra Alba e Biella, comunità creative per quanto riguarda, rispettivamente, la gastronomia e l’artigianato tessile. Creatività differenti ma che, come già emerso dalle iniziative promosse in partnership, come quelle sulla sostenibilità, hanno parecchi punti di contatto. E non è un caso quindi che pure la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella stia portando avanti con l’albese Fondazione Radici un percorso volto a tutelare e valorizzare i saperi locali. Intanto, proseguono gli scambi di idee e di progetti tra le due Amministrazioni Comunali. Ne abbiamo parlato con Barbara Greggio, assessore comunale biellese a Turismo, Montagna, Unesco e Commercio.
Assessore Greggio, l’Unesco ha inserito Biella nella rete delle Città Creative per l’arte e l’artigianato tessile popolare. Ce ne vuole parlare?
«L’economia biellese è orientata per più del 50% sulla produzione tessile. Una produzione tessile di assoluta eccellenza che, per quanto riguarda i tessuti da uomo di qualità, rappresenta addirittura il 40% della produzione mondiale».
Come è nato il distretto biellese del tessile?
«Un elemento chiave è rappresentato dalle acque delle nostre montagne che, alcuni secoli fa, consentirono ai futuri imprenditori della lana di insediare e sviluppare qui le loro attività. Quegli opifici, infatti, traevano proprio dall’acqua l’energia cinetica necessaria a far funzionare i motori dei telai e degli altri macchinari impiegati nei processi di lavorazione della lana e dei tessuti. E poi la nostra acqua, essendo priva di calcare, ha un innato potere solvente che conferisce ai tessuti maggiore brillantezza, luminosità e morbidezza».
E la creatività?
«La creatività sta nelle singole fasi di lavorazione dei tessuti e sicuramente nella ricerca. Aspetti che continuano a caratterizzare le produzioni attuali assieme alla tradizione e all’innovazione. Nello specifico, la tradizione si manifesta nell’utilizzo di materie prime di altissima qualità: le lane lavorate a Biella, ad esempio, che provengono da Perù, Nuova Zelanda, Mongolia, Australia, sono selezionate attraverso un’attività particolarmente scrupolosa e accurata. A ciò si aggiunge una propensione all’innovazione marcata, specie nello studio dei nuovi utilizzi delle fibre».
Sono tanti quindi gli ambiti di interesse…
«Tantissimi. A Biella, ad esempio, accogliamo un distaccamento del Centro Nazionale Ricerche, che effettua studi proprio nell’ambito del tessile, ed è attiva l’associazione Tessile e Salute. Questo perché qui si producono tessuti con fibre curative che contrastano diverse patologie della pelle, come psoriasi, dermatiti e addirittura tumori. Inoltre, si sviluppano i materiali per le tute spaziali della Nasa e si fila l’oro per i mercati arabi. Tutto ciò senza dimenticare la sostenibilità, come dimostra lo sviluppo di particolari tessuti per tende capaci di catturare la luce solare e produrre energia elettrica, avendo al loro interno delle cellule fotovoltaiche».
La crisi degli ultimi anni ha minato il vostro distretto?
«Sì, purtroppo. La congiuntura ha costretto tanti piccoli terzisti a chiudere. Oggi restano comunque ancora attive nel tessile oltre mille imprese, che si stanno distinguendo, oltre che per la qualità delle tecniche produttive, anche per il loro approccio sostenibile e per le loro economie circolari».
In cosa consiste questa impronta sostenibile?
«La sostenibilità viene sviluppata sia in termini di prodotto che di processo. Alcune aziende, si sono specializzate nella lavorazione di tessuti rigenerati e, in generale, si sta assistendo a una riscoperta significativa delle tinture naturali. E poi praticamente tutte le imprese si sono dotate di depuratori interni per la depurazione e il successivo riutilizzo dell’acqua. Ma c’è sostenibilità anche a livello sociale, con un’attenzione particolare riservata ai lavoratori: sono previsti orari flessibili, sia per le donne che per gli uomini, congedi, benefit e, all’interno di molte realtà industriali, sono stati aperti asili aziendali».
Dove si inserisce il legame con Alba?
«Tutto è partito dal Forum Internazionale Unesco che ospitammo nell’ottobre del 2021: in quell’occasione coinvolgemmo la città di Alba – intervenuta, tra gli altri, con l’assessore Emanuele Bolla – per immaginare, partendo dalle nostre rispettive peculiarità creative, un percorso di crescita condiviso in chiave turistica. Un percorso che ha già portato ad alcuni risultati concreti come la creazione del Giro Cicloturistico delle Città Creative Unesco oppure il progetto I Colori della Creatività, che ci ha permesso – anche con una sfilata impreziosita da maestri sarti parigini, nel ricordo dello stilista Nino Cerruti – di coinvolgere tantissimi cittadini, molti dei quali giovani, e avvicinarli a tematiche tanto complesse quanto fondamentali come la sostenibilità ambientale applicata al mondo della moda».
Quali sono le prospettive?
«All’orizzonte ci sono tante altre collaborazioni con Alba e la sua creatività gastronomica: quest’anno coinvolgeremo la capitale delle Langhe, insieme con le altre Città Creative e i paesi montani, in un importante evento sull’acqua e sullo scioglimento dei ghiacciai. Le nostre storie creative, all’insegna di qualità e sostenibilità, continueranno a intrecciarsi. Anche perché le sfide – ambientali, turistiche ed economiche – sono tante e significative».