«Lavoro di squadra ecco il segreto del bilancio record»

Il presidente Giovanni Quaglia racconta il grande risultato di Fondazione Crt, il migliore degli ultimi dieci anni: «Il mio legame con il Cuneese? Resta una fucina di progetti, le proposte da finanziare sono moltissime»

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Un risultato strepitoso, di cui essere orgogliosi: con un avanzo di esercizio 2022 pari a 127,2 milioni di euro (+42,6 per cento rispetto agli 89,2 milioni del 2021), una posizione finanziaria netta balzata a 569 milioni (+73,4 per cento) e un patrimonio investito di oltre 3 miliardi, la Fondazione Crt ha varato un progetto di bilancio da record: il migliore degli ultimi dieci anni, nonché uno dei più brillanti di tutta la propria storia dal 1991 a oggi. Il documento è stato approvato all’unanimità dal Consiglio di Ammi­nistrazione guidato dal presidente Giovanni Quaglia, e ad aprile sarà sottoposto all’esame del Consiglio di Indirizzo. Ed è lo stesso Quaglia a commentare questi ottimi risultati e ad anticipare progetti per il futuro.

Un risultato straordinario che è arrivato, tra l’altro, in un periodo non semplice. Qual è il segreto?
«Sono orgoglioso di questo bilancio davvero notevole che rappresenta il punto di eccellenza dei miei sei anni alla guida della Fondazione. La nostra strategia vincente è stata la condivisione delle scelte strategiche e il grande lavoro di squadra coordinato dal segretario generale: tutto ciò ha contribuito in maniera determinante al risultato finale, ancora più significativo in un contesto generale tanto complesso e incerto. La Fondazione Crt riparte da qui, pienamente consapevole delle proprie responsabilità e del proprio ruolo a sostegno della crescita e dello sviluppo del territorio, per affrontare e vincere, insieme alle istituzioni, al Terzo Settore e al mondo produttivo, le sfide della transizione sociale, ecologico-energetica e quella digitale».

È il miglior bilancio dell’ultimo decennio, quali saranno i settori dove la Fondazione potrà incrementare i finanziamenti?
«In uno scenario globale segnato dal conflitto russo-ucraino e dal persistere degli effetti della pandemia che hanno influito negativamente sugli indicatori macroeconomici e sulle performance dei mercati finanziari, gli ottimi risultati di bilancio consolidano ulteriormente la posizione patrimoniale della Fondazio­ne, che può quindi alimentare con 60 milioni l’attività istituzionale 2023 ed effettuare accantonamenti significativi alle riserve patrimoniali: 25,4 milioni (17,8 nel 2021) alla riserva obbligatoria e 19,1 milioni (13,4 nel 2021) alla riserva per l’integrità del patrimonio. Altri 5,5 milioni (2,3 nel 2021) sono stati destinati al Fondo nazionale per il volontariato ed è cresciuto di oltre il 40 per cento il contributo della Fondazione al Fondo nazionale per le iniziative comuni istituito dall’Acri. Con l’accantonamento di 1 milione al Fondo di stabilizzazione delle erogazioni, quest’ultimo si attesta a 157,5 milioni, in linea con il 2021, e corrisponde a circa tre annualità erogative: si tratta di un’ulteriore garanzia sotto il profilo della continuità e della forza dell’attività istituzionale della Fonda­zione anche in futuro».

Questi risultati avranno ripercussioni sul territorio?
«Certamente e saranno importanti. Le risorse, reimmesse sul territorio dalla Fondazione, derivano dal proprio sostegno alla ricerca, al mondo del Terzo Settore, alle istituzioni culturali pubbliche e dall’operazione “Grande Bellezza” per il recupero del patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico pubblico sottoposto a tutela, in primis Palazzo Madama a Torino: il più grande cantiere di restauro in Italia. D’altronde nel 2022 la Fondazione Crt ha attivato oltre 65 milioni di euro per l’attività istituzionale, rendendo possibili circa 1.400 progetti in molteplici ambiti: il recupero e la valorizzazione dei beni artistici, architettonici, paesaggistici e il rilancio del settore culturale; lo sviluppo dell’innovazione e della ricerca scientifica e tecnologica, la formazione della next generation, il rafforzamento delle competenze anche digitali, l’investimento sui giovani talenti, il contrasto della povertà educativa minorile; il sostegno al welfare, la tutela della salute pubblica, la promozione dell’inclusione, l’impulso all’imprenditoria sociale anche attraverso la leva dei Big Data, il consolidamento del sistema di primo intervento del 118 e della protezione civile. A queste modalità di intervento la Fondazione ha affiancato ulteriori iniziative a impatto solidale orientate allo sviluppo, mettendo complessivamente a disposizione del territorio circa 69 milioni di euro. Soprattutto a Torino ci sono molte richieste dalle associazioni di volontariato che si occupano di povertà, c’è sempre più fatica».

Nel 2023 ci saranno nuovi progetti?
«Quest’anno vorremmo intervenire sulle due grandi criticità che affliggono il nostro pianeta: il settore energetico e l’emergenza idrica. In particolare partendo dalla tutela dell’ambiente di fronte alla doppia sfida energetica e idroclimatica. Vorremmo valutare progetti ed iniziative in questo senso».

Per molti anni Lei è stato presidente della Provincia di Cuneo: è ancora legato a questo territorio?
«Assolutamente sì, in questi giorni sono stato all’inaugurazione della Fiera della Meccanizzazione Agricola. Dopo l’incarico istituzionale, il mio impegno in questi anni continua nella Fondazione. D’altronde questo territorio è una fucina di progetti, le proposte che arrivano da finanziare sono moltissime. E c’è un’ottima collaborazione con le fondazioni locali per lavorare insieme».