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Lo stile dell’Avvocato che continua a vivere

Nel documentario trasmesso su Rai3 le testimonianze di chi ha conosciuto e frequentato Gianni Agnelli a cominciare dalla famiglia. E poi Mieli e Todt, Platini e Lippi

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La Fiat, la Juventus, il potere degli affari, il rapporto con la politica ma anche il gusto per la bellezza, i motori, la Ferrari, il culto della vela e dello sci: sono i temi che hanno scandito l’esistenza di Gianni Agnelli, per 50 anni protagonista della vita economica e sociale italiana e non solo. A vent’anni dalla sua scomparsa, il documentario “Gianni Agnelli, in arte l’Avvocato” ripercorre le tappe fondamentali della vita dell’Avvocato per ricostruire soprattutto il percorso dell’uomo, tra successi e cadute, prima ancora che quella del personaggio pubblico, con un’introduzione di Antonio Di Bella. Prodotto da Marco Durante, presidente di LaPresse e persona a lui molto vicina, in collaborazione con Rai Documentari, per la regia di Emanuele Imbucci, scritto da Stefano Cappellini, Emanuele Imbucci e Dario Sardelli, il documentario è andato in onda in prima visione il 17 marzo su Rai Tre, suscitando molto interesse anche e soprattutto in queste zone frequentate dall’Avvocato. Il film è disponibile su Rai Play, per chi non lo avesse ancora visto.
Un ritratto che riesce a far luce sulla dimensione personale e intima di Gianni Agnelli grazie alle testimonianze originali di familiari, amici, collaboratori, storici, operai e giornalisti. Parlano la sorella Maria Sole, la cugina Tiziana Nasi e i nipoti dell’Avvocato: il successore John Elkann racconta, tra le altre cose, come avvenne il passaggio di consegne, Lapo Elkann mette in fila i suoi ricordi sul nonno “supereroe” e commenta il ruolo della moglie Marella negli equilibri familiari, Ginevra ne ricostruisce il carisma e le traversie seguite alla morte. Andrea Agnelli parla del ruolo della Juventus nella costruzione del mito popolare.
Ne esce un racconto privato e inedito di una vita densa e ricca – la partecipazione alla seconda guerra mondiale, la dolce vita in Costa Azzurra, la presa del comando in azienda, la sfida al terrorismo con la decisione di non andarsene da Torino – senza tralasciare le zone d’ombra, dalle scelte strategiche controverse fino al dolore per le morti premature che hanno toccato la famiglia. Le testimonianze degli operai ricostruiscono anche la durezza dello scontro sociale. La fila interminabile per la camera ardente al Lingotto è il momento in cui si svela plasticamente il ruolo centrale che l’Avvocato ricopriva nell’immaginario nazionale.
Aprono il cassetto dei loro ricordi personali anche Giorgio La Malfa, il presidente di LaPresse, Marco Durante, la famiglia Caraceni e due testimonial di rilievo come Marco Tronchetti Provera e il senatore a vita Renzo Piano. Ezio Mauro e Paolo Mieli, direttori dei giornali di cui era editore, raccontano i loro colloqui con l’Avvocato e i passaggi più difficili in azienda; Lina Sotis si sofferma sul fenomeno di costume e sulla moda degli imitatori.
Le passioni dell’Avvocato sono ricostruite dal suo maestro personale di sci al Sestriere, Pietro Marcellin, da Jean Todt, direttore sportivo della Ferrari pluricampione del mondo con Michael Schumacher, dallo skipper Ben Mennen, da Michel Platini, che per i 70 anni dell’Avvocato gli regalò il Pallone d’oro, dal capitano della Juve Giorgio Chiellini e da Marcello Lippi, allenatore della Juve che vince l’ultima Coppa dei Campioni.