IL FATTO
Il parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle “case green”, con l’obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2050. ma si tratta davvero di un risultato realizzabile?
E adesso si va avanti, non ci fermiamo qui. Come ha detto chiaramente Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia: «Ha inizio una fase di negoziazione che vedrà protagonisti anche i governi dei Paesi delll’Unione Europea». Il tema è quello dell’approvazione da parte del Parlamento europeo (i voti sono stati 343 favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti) della proposta direttiva che prevede l’obbligo di realizzare interventi di efficientamento energetico su tutti gli immobili europei. Le famigerate “case green”. È infatti previsto che gli edifici residenziali debbano raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica “E” entro il 2030, e “D” entro il 2033. Dal 2028, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre quelli di proprietà pubblica dal 2026.
«Gli esponenti della maggioranza politica italiana hanno votato contro e di questo li ringraziamo», ha commentato Spaziani Testa senza mezzi termini. E in questo contesto infatti si è inserita «l’approvazione da parte della Camera dei deputati, mercoledì scorso, di una mozione di maggioranza che ha impegnato il Governo italiano ad adottare le iniziative di competenza presso le istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione di una disciplina giudicata, a ragione, pericolosa per il nostro Paese», ha spiegato Spaziani Testa. Che ha anche chiesto al Presidente del Consiglio «di impegnarsi in prima persona per il raggiungimento di questo obbiettivo».
In un’intervista al quotidiano Il Tempo, il rappresentante di Confedilizia ha aggiunto che «gli obiettivi si possono raggiungere anche attraverso “spinte gentili”, evitando imposizioni, ma varando incentivi o altri strumenti simili». Per quanto riguarda la questione ambientale, Spaziani Testa è stato netto: «Evitiamo caricature. Non c’è nessun derby tra favorevoli e contrari all’ambiente, all’efficientamento energetico. Qui, piuttosto, si rischia un’altra mannaia sul patrimonio immobiliare degli italiani. E peraltro sulla base di obiettivi, alcuni dei quali irrealizzabili. Quando leggiamo di emissioni zero entro il 2050 parliamo di qualcosa che non si può ottenere, per dire, nemmeno in Finlandia». E ci si domanda quali saranno i costi in caso di applicazione delle direttive green: «Premesso che non ci daremo per vinti fin quando l’esito non sarà scongiurato, possiamo prendere a riferimento le cifre dell’Enea riguardanti la parte “ecobonus” del “superbonus”. Dunque, parliamo di un investimento medio di circa 600mila euro per i condomini. Per gli edifici unifamiliari 113-114mila euro; per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti 96-97mila euro».
Cifre molto alte che vanno a cozzare con la crisi economica dilagante e con le disponibilità delle famiglie. Ma d’altro canto c’è l’urgenza di efficientare e mettere anche in sicurezza un parco immobiliare in molti casi vetusto e a rischio.