“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”, così recita l’art. 32 della nostra Costituzione, che fu attuata con l’istituzione nel 1978 del Servizio Sanitario Nazionale.
Ma questo principio è messo in discussione da 4 anni di decisioni politiche che, al di là dei proclami, non sembrano fare nulla per garantirlo.
Una situazione impietosamente fotografata da due articoli de “La Stampa” (Chiara Viglietti, edizione di Cuneo del 23/3; Alessandro Mondo, edizione di Torino del 16/3): una parte crescente della popolazione deve ricorrere alla sanità privata perché i servizi pubblici, depauperati dai tagli, non sono in grado di rispondere in tempi adeguati ai bisogni di salute.
Solo tra il 2021 e il 2022 l’attività della sanità privata in Piemonte è cresciuta di circa il 10%.
In questo contesto, le dichiarazioni del Presidente Cirio e dell’Assessore Icardi, che qualche settimana fa hanno enfatizzato la riduzione dei tempi d’attesa medi da 38 giorni del 2018 ai 37 attuali, appaiono quindi uno specchietto per le allodole.
Come hanno dimostrato i Consiglieri regionali del PD, questi dati sono falsati dal numero di cittadini che non riescono neppure a prenotare le prestazioni e quindi non risultano in lista d’attesa. Come hanno sottolineato il Segretario regionale del PD Domenico Rossi il Consigliere regionale PD Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale, “Di straordinario ci sono solo gli affari che stanno facendo i privati”.