La storia ci spiega che Giovanni Battista Pergolesi compose il suo Stabat Mater, una delle pagine più sublimi di tutta la storia della musica sacra, solo qualche mese prima della sua morte (e questo fatto riporta subito alla mente la stesura del Requiem da parte di Mozart che avvenne nelle medesime circostanze). Il compositore di Jesi, destinato a morire a soli ventisei anni di tubercolosi, scrisse velocemente questo straordinario capolavoro dopo aver ricevuto nel 1735 l’incarico da parte di una confraternita laica napoletana, quella dei Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, che l’avrebbero utilizzato durante la liturgia della Settimana santa. Chiuso nella sua celletta nel convento dei frati cappuccini di Pozzuoli, dove si era ritirato in preghiera e in meditazione nel tentativo di lenire gli atroci dolori causati dal male (non si dimentichi che fin dalla nascita Pergolesi fu anche affetto da spina bifida o da poliomelite), compose febbrilmente le pagine del manoscritto e, come nel caso di Mozart, la sofferenza, il rendersi conto della fragilità della vita umana di fronte al mistero della morte, gli diedero modo di elaborare una pagina struggente, meravigliosa, che tratteggia il dolore più terribile che un essere umano possa provare, quello di una madre che assiste alla morte del proprio figlio.
Con il suo Stabat Mater, costruito su dodici numeri (che descrivono in modo compatto e quasi simbolico le venti stanze della passione del Cristo) Pergolesi, pur rispettando l’impianto costruttivo del tempo, che prevedeva l’uso dei soli archi con il basso continuo e la presenza delle sole voci del soprano e del contralto, che si alternavano nella serie di duetti e arie solistiche, tende ad alleggerire, a rendere meno pesante e pachidermico questo alternarsi come se la rappresentazione sacrale potesse essere trasposta su un piano teatrale, nel quale mostrare i sentimenti dell’uomo e non solo la manifestazione della dimensione divina. Con Pergolesi il mistero di Dio s’incarna nell’uomo e nella sua fragilità e facendo ciò il compositore jesino fu uno dei primi ad applicare in modo esemplare quella figura retorica al centro di buona parte della musica barocca, descritta nella cosiddetta “teoria degli affetti”*.
In collaborazione con: FAI di Cuneo con gli “apprendisti ciceroni” per le visite guidate su Chiesa Sacro Cuore e Organo Vegezzi Bossi; Conservatorio Ghedini di Cuneo; Liceo Musicale Bianchi Virginio orchestra d’ archi, coro femminile e direttore; Museo Diocesano; Associazione Incontri d’Autore.
Il progetto prevede un percorso artistico musicale sui luoghi di culto della città di Cuneo che si concluderà con l’esecuzione dello Stabat Mater di G. B. Pergolesi in forma scenica presso la Chiesa del Sacro Cuore, con la regia di Nina Monaco, il coordinamento artistico di Elda Giordana; luci e audio Raffaele Berardo, Lorenzo Mondino; costumi Serena Collet “Cose così“
Prossimi appuntamenti:
Domenica 16 aprile
DUO DI BACCO
Gaetano Di Bacco sassofono Giuliano Mazzoccante pianoforte
Musiche di F. W. Ferling, C. Debussy, G. Gershwin
Domenica 14 maggio
QUINTETTO DI FIATI ASTRUM
Musicisti dell’Orchestra Sinfonca Nazionale della RAI
Luigi Arciuli flauto Nicola Patrussi oboe Salvatore Passalacqua clarinetto
Gabriele Amarù corno Bruno Giudice fagotto