Su IDEA cura una rubrica nella quale affronta i grandi casi irrisolti del passato. Lo fa sulla base di un’esperienza consolidata, la stessa che gli ha appena permesso di realizzare il suo nuovo “Manuale di tecnica dell’investigazione criminologica”, seicento pagine scritte partendo da un concetto chiaro: serve una visione ampia. «Nelle investigazioni moderne – spiega Biagio Fabrizio Carillo – è fondamentale, così come nell’intero settore delle scienze criminologiche, un approccio di natura interdisciplinare per conoscere le ragioni e i meccanismi psicologici alla base delle condotte criminali».
Carillo, criminologo con un passato da colonnello dei Carabinieri, spiega come è nata l’idea di redigere un manuale: «Ho sempre avuto questa grande passione e nel corso degli anni ho approfondito i miei studi. A partire dal 2020 ho lavorato all’aggiornamento degli argomenti che avevo affrontato nei miei libri precedenti e ho pensato che fosse logico far confluire tutto questo materiale in un unico saggio con le tecniche migliori, dalle teorie alle procedure, la psicologia applicata e poi le scienze affini, antropologia, archeologia e chimica forense». Un tema affascinante come quello della criminologia sviluppato in tutti i suoi aspetti. Oggi le tecniche investigative partono da impronte e tracce di Dna, ma ci sono tante sfaccettature: le intercettazioni con le microspie, le modalità degli interrogatori, la capacità di muoversi sulla scena del crimine. Aggiunge Carillo: «Ho seguito rigorosamente un approccio da ricercatore, lavorando con attenzione sulle fonti. Ma ho cercato di scrivere il testo con uno stile divulgativo, pur utilizzando il linguaggio del diritto, per rendere più chiari gli eventuali tecnicismi». Ne è venuto fuori un testo che si rivolge a tutti, professionisti del settore e non solo. Del resto, il tema trattato è tra quelli che maggiormente sanno innescare l’interesse dei lettori. E quindi anche chi è semplicemente un appassionato del tema può trovare in questo libro gli elementi necessari per chiarire meglio eventuali dubbi. Per esempio, su come funziona il luminol. Suggerisce l’autore che l’opera sia utile anche a chi debba affrontare la sceneggiatura di un film giallo, perché qui troverà tutti i riferimenti necessari per sviluppare ogni dettaglio correttamente sul piano professionale.
Circa 600 pagine di lettura nelle quali, come dice Carillo «si parte dall’evoluzione scientifica alla quale si è assistito negli ultimi trent’anni, che è stata segnata da uno sviluppo teorico e tecnico sempre in ascesa». Questo quadro ha visto il ricorso sempre più frequente, in ambito giudiziario, a nuovi contributi: «Alla genetica, alla informatizzazione della dattiloscopia, alla fisica applicata e a tutte le scienze forensi». E poi, prosegue l’esperto: «Non meno importanti e per questo presenti in questo manuale, sono le tecniche del criminal profiling, di vittimologia, di psicologia della testimonianza, di come agire e relazionarsi con i soggetti minorenni». Con una sottolineatura importante: «Se l’approccio scientifico impone l’adozione di un modello deduttivo che partendo dall’astrazione delle regole generali conduca alla particolarità dei casi, di contro il metodo investigativo dovrà sempre partire dal particolare e dai dettagli del fatto indagato per giungere attraverso un processo di induzione alla formulazione dell’ipotesi teorica specifica del caso».
Lo si è visto in tante scene del delitto dalle quali sono scaturite mille ipotesi e nessuna certezza (vedi la recente clamorosa rivisitazione della strage di Erba). Ecco perché Carillo raccomanda la centralità dell’analisi di chi indaga: «L’investigatore criminologo che analizza le esperienze concrete e trae da esse possibili soluzioni generali, dovrà valutare la scena del crimine e la nuova esperienza investigativa quale tabula rasa; dovrà raccogliere gli elementi di fatto, interpretarli secondo regole di stringente logica comune, valutarli alla luce della propria esperienza al fine di comprendere il singolo fenomeno criminoso, per poi offrire ad altri studiosi del crimine (giuristi, sociologi e criminologi) i risultati della sua specifica esperienza, essendo l’enucleazione di regole generali e astratte una loro competenza. In ogni caso, centrale deve rimanere il ruolo della persona nella conduzione delle indagini nella convinzione che la criminalistica con la sua evoluzione tecnologica e scientifica debba essere sempre supportata dalle tecniche dell’indagine classica».
«Al bravo investigatore serve un approccio multidisciplinare»
Biagio Carillo: «Il ruolo di chi conduce le indagini resta comunque centrale»