Come annunciato il «Club di Liberi Viaggiatori» del «Totem e Tabù», ora guidato da Luigi «Gigi» Alessio, è tornato a proporre serata di fine mese, ultimo giovedì, sin da gennaio, finiti i tre anni di sospensione per la pandemia COVID (tra divieti di assembramenti e limiti agli spostamenti, quindi anche ai viaggi).
L’appuntamento resta in frazione Sant’Anna (Via Cuneo 151), nella grande palestra del «Padel Boves», in accogliente «salotto» sopra l’entrata. Il nuovo presidente, Luigi «Gigi» Alessio, bovesano di origini fossanesi, notissimo viaggiatore, con i vertici dell’Associazione parzialmente rinnovati, spiega che vi sarà, prossimamente, «ritorno» al comunale Auditorium Borelli, non appena alcuni componenti avranno completato una formazione antincendi. Per adesso, sin a maggio, son fissati momenti «culturali» (in precedenza sempre centrale eran proiezioni di fotografie e video). Questi appuntamenti servono, anche, per i costanti aggiornamenti sul viaggio del loro «Toyota», che ha ripreso l’interrotto, durante il «COVID», «giro del mondo». Attualmente è in Messico e si muove verso il Sud.
Momento centrale della serata iniziale del 23 febbraio era stato la conferenza dello studioso Domenico Chiesa sul discorso «Città educativa», davanti a buon pubblico (si analizzava un progetto, partito a Barcellona, che pianificava la cura della qualità della vita in centri abitati)…
La scorsa sera del 30 marzo l’appuntamento è stato con «Il nuovo viaggio: le emigrazioni», con relatore Giovanni Cravero, di Bra (gli «altri viaggi»). «I “viaggi” della disperazione – Dalle terre di origine, le rotte balcaniche e del Mediterraneo», «Costruire un futuro di pace con i rifugiati e i migranti, l’accoglienza e l’inclusione: criticità e risorse».
Il pubblico proprio non è stato (e non poteva essere) né quello solito, che riempiva il Borelli, per le «proiezioni fotografiche di viaggi pre pandemiche», né quello che avrebbe meritato lo spessore della serata…
Il relatore era molto preparato e ha sciorinato cifre e riflessioni pertinenti, facendo scorrere, con l’aiuto della moglie, grafici, immagini, scritti sul video… Ha parlato di Italia scelta non come meta finale ma come luogo “di passaggio” sia delle emigrazioni asiatiche (soprattutto da Paesi con molte problematiche politiche, come Afghanistan e Siria) che africana (e qui sono i poveri paesi “neri”, sub sahariani, a far arrivare persone che fuggono dalla povertà, che cercano migliori condizioni di vita e la possibilità di “mandar soldi a casa”)… Ha ricordato i rischi, le privazioni, le sofferenze, di tali viaggi…
Non era in forma, non stava bene, era stanco, per problemi di salute, ma anche dopo una vita di impegno su queste questioni, nella sua città, che a volta ti sembra vano… Hai momenti di scoramento…
Fa parte di quelle generazioni che hanno visto, negli ultimi decenni, il mondo andare diametralmente all’opposto rispetto a quanto prevedessero e si trovano un po’ «spiazzati», rassegnati, sentendosi sconfitti senza rimedio…
Il pubblico, attento ma non oceanico, dimostra il poco interesse che suscita il tema delle «migrazioni» se non nell’aspetto della paura, tanto da far scegliere politicamente gli esponenti meno aperti alla «accoglienza». Ben si è visto ultimamente. A sentire molti italiani il vero problema nazionale non sono certo i milioni di giovani, spesso laureati, che devono trasferirsi all’estero per trovare lavoro di livello e retribuzione adeguati, bensì le centinaia di migliaia di africani ed asiatici che sbarcano sulle coste meridionali… Del resto qualcosa si è fatto, e si continua a fare, a livello di «accoglienza», pur senza evitare vari tipi di «sfruttamento», anche lavorativo, ma ben poco, per non dir nulla, in progetti di «integrazione» (l’unico che ci viene in mente, stroncato, è stato quello del sindaco Domenico Lucano in Calabria, a Riace). Ci si preferisce affidare alla «buona sorte»… Pur siamo un Paese in decremento demografico, con stipendi bassi e lavori precari per i giovani (che tendono a migrare, specie se laureati, a milioni), che ha bisogno di «forza lavori», di famiglie con figli, in prospettiva di «badanti»…
Ad aprile (il prossimo giovedì 27, alle 20.45) Mario Daniele, fotografo di fama internazionale saviglianese, mostrerà le sue immagini di viaggi, fatti di poetici particolari colti (non proprio «cartoline»). Indicativo è il titolo: «Quando parliamo di fotografia di cosa parliamo’» (la fotografia vista sia nel suo aspetto amatoriale che «d’autore»).
Questi appuntamenti servono, anche, per i costanti aggiornamenti sul viaggio del loro «Toyota», che ha ripreso l’interrotto, durante il «COVID», «giro del mondo». Attualmente è in Messico e si muoverà verso il Sud America prossimamente. Il 30 marzo il mellanese Giancarlo Olivero ha raccontato come lui e la moglie Enrica Semino lo hanno portato da La Paz, capitale dello Stato messicano della Bassa California sin a Cabo San Lucas (dove vive e lavora il figlio). La tappa successiva è a San Diego, di nuovo negli Stati Uniti, per sbrigare le ultime pratiche doganali, prima di affrontare la «America Latina», un vero «Eldorado» per il viaggiatore contemporaneo: un Continente che ha molto da offrire, sin all’Argentina, paesaggisticamente, culturalmente, artisticamente, e fa ancora correre meno rischi (in costante aumento ovunque) di altre zone.
A maggio (il 26) sarà la volta di Antonio, «Nino», Costantino, fossanese, grande camminatore, che presenterà una sua guida sui «Sentieri partigiani», «Di Nuto Revelli» (la prima serata è stata fissata, ovviamente, il 25 aprile, a Rittana).