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Canestrini nell’uovo

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A cura di Carlino Vinotto, chef e cultore di enogastronomia locale
Nel mese di aprile, periodo legato alle festività pasquali in Alta Langa si era soliti fare il pane in occasione della ricorrenza dell’Ultima Cena, il Giovedì Santo. Come avveniva durante tutto l’anno le donne, a cui era affidato questo compito, impastavano acqua farina e lievito, con la giusta dose di sale, nella cucina della propria cascina e facevano cuocere le forme nel forno a legna.

Era la classica micca, con due filoncini accoppiati, ma quello che aveva di speciale era che una volta cotta ne veniva sempre conservata una in cucina fino alla Pasqua successiva in cui sarebbe stata sostituita con una nuova micca cotta sempre nel forno a legna in occasione del Giovedì Santo. La ciclicità del tempo. La cosa incredibile era che la micca non ammuffiva.
Durante la preparazione le mamme e le nonne mettevano da parte un po’ di pasta di pane con cui confezionavano qualcosa di speciale per i bambini: i canestrin ant’t euv (i canestrini nell’uovo) conosciuti anche come i Cestini di Pasqua. Si mangiavano il giorno di Pasquetta, rigorosamente nei fazulet da grup (fazzoletti col nodo). Oggi questa bella tradizione dell’Alta Langa non è più così diffusa, ma l’Ecomuseo dei terrazzamenti e della vite di Cortemilia, diretto da Donatella Murtas, ha voluto tramandarla e promuoverla nei laboratori scolastici.
A riscoprire e a realizzare per noi i Cestini di Pasqua è stato chef Carlino Vinotto, esperto di cultura enogastronomica locale, a cui va il merito di valorizzare piatti e ricette della cucina povera di Langa oggi ricercati e apprezzati anche dai più sofisticati amanti del gourmet.

INGREDIENTI
1kg di farina | un cubetto di lievito | 25 g di sale | 20 g di olio extra | un uovo.

PREPARAZIONE
Dividere la pasta in filoncini sottili e realizzare delle trecce da unire fino a formare dei cerchi di circa un palmo di diametro. Ogni canestrino è costituito da tre trecce (il numero 3 è carico di significati e simboli perché riconduce anche alla Trinità). Nel punto di chiusura del cerchio posizionare un uovo (anche qui la simbologia rimanda alla nuova nascita) da bloccare superiormente con due striscioline di pasta posizionate a formare una croce. Mettere quindi i canestrin in forno per far cuocere – sia l’impasto che l’uovo – e una volta cotti metterli da parte. Questa bontà, oltre ad essere gustata in ogni occasione, soprattutto nel mese di aprile, era usanza regalarla ai bambini per il giorno di Pasquetta.

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