Intensa commozione e grande partecipazione per la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo scorso 25 aprile ha fatto tappa in alcuni dei principali luoghi simbolo della Resistenza cuneese – Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves – per il 78esimo anniversario della Liberazione. Dopo le visite al Monumento della Resistenza e al Museo Casa Galimberti, che hanno aperto le celebrazioni, il Presidente si è recato al Teatro Toselli per la cerimonia commemorativa. Con un discorso netto e appassionante, trasmesso in diretta su Rai Uno, in cui ha citato le parole di Piero Calamandrei – uno dei padri della Costituzione -, Mattarella ha sottolineato il significato della sua tappa a Cuneo: «È qui, nella terra delle 34 Medaglie d’Oro al Valor Militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’Argento, delle 228 Medaglie di Bronzo per la Resistenza, la terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste, che la Repubblica oggi celebra le sue radici, celebra la Festa della Liberazione. Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento». Il Capo dello Stato ha poi voluto ricordare tutte le località del cuneese colpite dalle stragi nazifasciste, elenco che compone «una dolorosa litania e suona come preghiera» ed è a questi luoghi, alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti che «la Repubblica oggi si inchina». La visita è proseguita nel pomeriggio con le tappe a Borgo San Dalmazzo – con la deposizione di una corona d’alloro al Memoriale della Deportazione e la visita al Museo Memo434 – e a Boves, città martire nel primo eccidio nazista in Italia del 19 settembre 1943, nel corso del quale morirono 23 civili e centinaia di case vennero date alle fiamme. Qui Mattarella ha reso onore al sacrario di piazza Italia, prima di visitare una riduzione della mostra della pittrice partigiana Adriana Filippi e la Chiesa di San Bartolomeo, dove sono sepolti i due sacerdoti martiri don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo, vittime dell’eccidio, proclamati beati pochi mesi fa. La visita del Presidente (peraltro, a nemmeno un anno da quella nell’Albese) ha rappresentato per la Granda un’occasione per rimarcare, con gioia e riconoscenza, i valori e le radici che la animano. Un sentimento condiviso da tutte le autorità coinvolte, a vario titolo, nel corso delle celebrazioni. Mattarella è stato infatti accolto dalle massime autorità locali del Governo, della Regione e della Provincia oltre che da tutti i sindaci e dai vertici delle Forze dell’Ordine. Il presidente della Regione, Alberto Cirio, ha espresso – durante la celebrazione al Toselli – la propria gratitudine per la giornata: «Queste colline, queste montagne sono geneticamente antifasciste. Il sangue dei nostri nonni e bisnonni, che hanno combattuto il nazifascismo, fa parte del corpo e del Dna di noi tutti». Lo stesso impulso ha caratterizzato gli interventi del presidente della Provincia, Luca Robaldo – «L’intera provincia ha saputo illuminare la sua notte più lunga con barlumi di coraggio che si sono trasformati in speranza, lotta e fame di vita» – e del presidente dell’Istituto Storico della Resistenza, Sergio Soave: «La presenza del Presidente alimenta di per sé quel fuoco che si evoca da noi nel popolare detto “Cuneo brucia ancora”». Alla serie di ringraziamenti si sono uniti l’Uncem e ovviamente i Sindaci dei tre Comuni coinvolti. Il sindaco di Cuneo, Patrizia Manassero, si è soffermato in particolare sul calore della gente: «La città ha dimostrato un senso di ospitalità eccellente, ha potuto godere dell’attenzione nazionale; molte le persone che l’hanno conosciuta – diversa dall’immaginato – e hanno espresso riconoscenza. Voglio estendere la riconoscenza che ho ricevuto, e la mia personale, a tutti coloro che hanno collaborato e si sono adoperati per preparare ogni cosa». Sulla stessa linea il primo cittadino di Boves, Maurizio Paoletti: «C’erano centinaia di bambini e ragazzi delle scuole che sicuramente hanno emozionato il Presidente con il loro affetto così come l’accoglienza calorosa di tanti cittadini che hanno gremito le piazze sin dal primo pomeriggio». La fascia tricolore di Borgo San Dalmazzo, Roberta Robbione, ha invece riflettuto sul messaggio che la visita lascerà in eredità: «Avere con noi il Presidente in un giorno così significativo è un messaggio forte di pace, speranza e tutela dei valori democratici». Un lascito prezioso, che l’intera provincia, dopo una giornata così storica ed emozionante, saprà certamente custodire.
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo