L’opinione di Filippo Anelli

«Siamo in piena emergenza, il 55% dei colleghi riferisce di aver subito attacchi. serve dialogo: mediatori culturali in pronto soccorso»

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IL FATTO
Operatori della sanità a rischio: quello della psichiatra aggredita e uccisa da un paziente a pisa non è che l’ultimo e più grave episodio di un fenomeno preoccupante. Che cosa fare?

Una voce per tutti, quella di Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, dopo l’uccisione della psichiatra Barbara Capovani, aggredita mortalmente a Pisa da un suo paziente: «Penso che ci troviamo in uno stato d’emergenza e il senso di responsabilità vorrebbe che si intervenga in maniera più drastica di quello che è stato fatto fino ad ora».
L’episodio recente e drammatico dell’assassinio della dottoressa Capovani non è purtroppo un caso isolato. E pensare che proprio dieci anni fa, dopo la morte di un’altra psichiatra, Paola Labriola, era nato un movimento che, come ha ricordato lo stesso Anelli, «ha portato a una serie di risultati. Ma esistono problemi che non sono stati risolti, e oggi siamo qui a piangere un’altra collega. Abbiamo una legge che oggi, grazie agli ultimi interventi di questo Governo, porta alla procedibilità d’ufficio anche se la violenza è lieve. Ma persistono problemi di carattere culturale e organizzativo. Non abbiamo il tempo per parlare con i malati. La legge del 2017 che indica la comunicazione come tempo di cura non è realizzabile, per la carenza di personale, per il numero esiguo delle figure professionali. C’è la necessità di fare una riforma».
Non dovrebbero esserci dubbi, su questo. Le violenze sono figlie del disagio sociale e di tanti altri fattori, dunque andrebbe ripensato il ruolo della sanità pubblica e quello della comunicazione tra i soggetti in gioco. Ma intanto la situazione ha superato i livelli di guardia e servono azioni immediate: «Quella della violenza contro gli operatori sanitari – ha proseguito Anelli – è un’emergenza nazionale. Perciò chiediamo al Governo di risolverla, così come è stato bravo e veloce a risolvere altre emergenze. Nella polizia si individui un settore specifico dedicato a proteggere gli operatori sanitari».
Ci sono numeri che documentano ampiamente la gravità e la portata del fenomeno, diffuso ormai in tutta Italia. È ancora Anelli a sottolineare come e perché: «Il 55% dei colleghi riferisce di aver subito violenza – continua il presidente della Fnomceo – ed il 48% pensa addirittura che questo sia normale. Il Ministro dovrebbe avviare possibili soluzioni, compreso l’aumento di personale e la presenza di mediatori culturali nei pronto soccorso, perché a volte succede che il dolore offuschi la mente».
La povera Barbara Capovani è stata colpita a morte da Gianluca Paul Seung – squilibrato che aveva ampiamente dato segnali di malessere negli anni – ha pagato il prezzo più alto in un contesto già segnato dalla violenza. Solo nell’ultimo anno, proprio in Toscana, si sono contate 1258 aggressioni a personale medico di cui 935 verbali e 323 fisiche con conseguenti 193 denunce per infortuni. Quasi un episodio di violenza al giorno. Meglio fermarsi, fare prevenzione e trovare gli antidoti.