Siamo vicinissimi al via della Bra-Rivoli e intanto la carovana del Giro si è messa in moto, con le tappe iniziali che hanno già scelto i primi protagonisti. Ma va detto che tra quelli che si erano presentati alla partenza della tappa abruzzese da Fossacesia Marina a Ortona con il ruolo di possibili favoriti spiccava assolutamente il nome, su tutti, di Remco Evenepoel, campione del mondo e fresco vincitore della Liegi-Bastogne-Liegi, capitano della Soudal-Quick Step, una delle squadre partecipanti a questa edizione Giro che potremmo tranquillamente definire come una “corazzata”. I nomi di Fausto Masnada, Jan Hirt, Louis Vervaeke, Mattia Cattaneo e Ilan Van Wilder valgono infatti come garanzia. Tutti uniti per spingere in alto l’uomo da battere, ovvero Evenepoel.
Subito dopo, l’altro protagonista designato prima della partenza del Giro e nella prospettiva dell’ultimo traguardo, il 28 maggio a Roma, non poteva che essere Primoz Rogliz, lo sloveno autore di un inizio di stagione quasi perfetto. A complicare i piani della sua squadra, la Jumbo-Visma, ci si è messo il Covid che ha causato l’esclusione alla vigilia della prima tappa di Robert Gesink e Tobias Foss, sostituiti da Jos van Emden e Rohan Dennis, dopo che era stato fermato dal virus anche l’italiano Giulio Ciccone della Trek-Segafredo. Tornando a Roglic, rispetto al belga Evenepoel potrebbe trarre vantaggio dal suo spunto veloce nelle frazioni mosse. Tra gli altri favoriti, ecco Geraint Thomas, gallese della Ineos Grenadiers, Tao Geoghegan Hart (stessa squadra di Thomas), il russo Alex Vlasov della Bora Hangrohe, il portoghese Joao Almeida della Uae Emirates, il francese Thibaut Pinot della Groupama-Fdj. Tra gli altri, da non sottovalutare Michael Matthews: il capitano di Sobrero con il Team Geyco Alula potrebbe avere le caratteristiche giuste per sorprendere tutti proprio al traguardo di Rivoli. Non c’erano italiani favoriti nelle analisi delle vigilia del Giro. Anche se Filippo Ganna, piemontese di Verbania – fortissimo nelle cronometro e non solo – resta il nostro nome di maggior spicco. Ma si poteva ipotizzare qualche exploit dal nostro Damiano Caruso della Bahrain-Victorius, e poi anche da Lorenzo Fortunato della Eolo-Kometa.
Tutto il bello della diretta va in onda sui canali Rai
Il Giro viene trasmesso in tv su Rai e Rai Sport con la consueta formula: la presentazione della giornata, le tappe integrali, lo storico Processo alla Tappa, fino all’ampio reportage delle 20 e poi, intorno alla mezzanotte, la riproposizione della giornata. Si comincia con “Aspettando il Giro” su Rai Sport Hd che comprende la presentazione dei corridori e le interviste del pre-gara, così come l’atmosfera, i colori e i profumi del Villaggio allestito in prossimità dei fogli firma, la cultura, la storia dei luoghi che ospitano le partenze, le tattiche, gli spunti e i possibili sviluppi della corsa. E si entra nel vivo con “Prima Diretta” fino alle 14 e poi su Rai 2 con “Giro in Diretta” fino alle 16,15 e “Giro all’Arrivo” a seguire.
La maglia azzurra viene assegnata al leader della classifica scalatori, stilata in base ai punti attribuiti ai corridori che tagliano per primi il traguardo dei Gran Premi della Montagna. Introdotta nel 1933 aveva inizialmente il colore verde come simbolo, diventato azzurro nel 2012 per motivi di sponsorship.
Il primo a vincere questa maglia è stato Alfredo Binda. Il corridore che ha vinto più volte la classifica scalatori del Giro resta invece Gino Bartali: ben 7 volte tra il 1935 e il 1947.
Dal 1989 al 2006 divenne la maglia per chi guidava la classifica dell’Intergiro (nel 2006 classifica della Gran Combinata). Dal 2012 è invece il simbolo distintivo del ciclista che guida la classifica del Gran Premio della Montagna, tagliando per primo i traguardi in quota.
Nell’ultima edizione l’olandese Koen Bouwman è stato protagonista di una grande cavalcata con un grande margine di vantaggio sul secondo classificato.
La maglia ciclamino viene assegnata al leader della classifica a punti, determinata in base ai piazzamenti dei corridori al traguardo. Istituita nel 1966 con il colore rosso, diventò ciclamino nel 1970, per tornare rossa nel 2016 e definitivamente ciclamino nel 2017. Gianni Motta è stato il primo vincitore. Nel corso del tempo la maglia ha spesso cambiato colore. Se il ciclamino vuole richiamare il classico fiore d’autunno, simbolo di perseveranza (quella che occorre ai grandi sprinter per farsi sempre trovare pronti), anche in questo caso sono stati spesso gli sponsor a imporre variazioni sul tema passando ad esempio al rosso. Fino al 1970 è stata così.
Il corridore che ha vinto più volte la classifica a punti del Giro è Francesco Moser, con 4 vittorie (1976, 1977, 1978, 1982). L’ultimo a vincere la maglia ciclamino e rosa è stato Scarponi nel 2011 (prima di lui soltanto Merckx – due volte -, Saronni e Bugno).
Il bianco è per definizione il colore che racchiude tutti i colori, ed è per questo che è stato scelto come riferimento per il vincitore della classifica dedicata ai giovani. È assegnata al leader della classifica giovani, una graduatoria a tempi che interessa solo i ciclisti under 26, ovvero quelli che non hanno ancora compiuto il 26° anno di età il 1º gennaio dell’anno in corso. Fu istituita nel 1979 in condivisione con l’altra grande competizione a tappe del Tour de France, il primo a portarsela a casa fu Alfio Vandi.
È stata assegnata fino al 1994, per essere poi reintrodotta nuovamente nel 2007.
Solo 4 corridori sono riusciti a vincere la classifica giovani in 2 occasioni: si tratta di Volodymyr Pulnikov (1989 e 1990), Pavel Tonkov (1992, 1993), Bob Jungels (2016 e 2017) e Miguel Ángel López (2018 e 2019). Dalla sua ripresa, soltanto due italiani sono riusciti a indossarla alla fine del Giro: Riccardo Riccò e Fabio Aru.
È una maglia decisamente iconica, storica e molto ambita: è la maglia rosa. Fu introdotta a partire dal 1931 grazie all’iniziativa del giornalista della Gazzetta dello Sport, oltre che organizzatore del primo Giro d’Italia, Armando Cougnet.
Al termine di ogni tappa, il corridore che ha fatto registrare il tempo totale più basso la riceve e la indossa durante la tappa successiva.
Agli inizi era di lana grezza, con il collo alto e due tasche sulla parte anteriore chiuse da bottoni, del peso di circa 300 grammi. È rimasta in lana fino agli anni ’70, prima dei cambi di look e di produttori.
Sono oltre 250 i ciclisti che finora hanno avuto il privilegio di indossare la maglia rosa, da Learco Guerra, soprannominato “la locomotiva umana” fino a Jai Hindley, 27 anni, australiano con caratteristiche da scalatore che si è imposto nella classifica generale della scorsa edizione.