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L’opinione di Maurizio Leo

«C’è la possibilità di sottoporre la tredicesima mensilità a una tassazione più bassa per mettere soldi nelle tasche degli italiani a fine anno»

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IL FATTO
In Italia stipendi fermi da trent’anni: cosa fare per invertire la tendenza? Il governo vara la riduzione del cuneo fiscale e pensa ad altre misure. Saranno efficaci?

Tra le misure allo studio per ridare un po’ di slancio al mondo del lavoro, con effetti positivi immediati (si spera) per tutti, c’è l’ipotesi di una tredicesima detassata, in grado quindi di aumentare il valore netto in busta paga per i lavoratori dipendenti. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, che ha annunciato la sua proposta nel corso dell’audizione davanti alle commissioni finanze di Camera e Senato sul tema della riforma fiscale.
Il punto centrale è sempre quello dei possibili aumenti in busta paga, ovvero un evento che i lavoratori italiani attendono, unici in Europa, da una trentina di anni. Le amministrazioni passano e le soluzioni non trovano mai un’applicazione pratica e tangibile. Ora se ne torna a parlare a proposito del taglio del cuneo fiscale che impone anche la necessità di trovare misure strutturali di sostegno.
«L’incremento – ha spiegato Leo – potrebbe essere dettato anche da un premio di produttività. Magari con la possibilità di assoggettare la tredicesima mensilità, dove ci sono risorse, a una tassazione più bassa. Per mettere così più soldi nelle tasche degli italiani proprio quando, nell’ultimo mese dell’anno dovranno sostenere spese per le festività natalizie. È qualcosa già presente nella delega». Insomma, la flat tax incrementale per i dipendenti potrebbe avere anche la forma di una detassazione nella mensilità aggiuntiva riservata a (quasi) tutti i dipendenti.
«L’ok del Parlamento alla delega fiscale – ha poi aggiunto Leo – può arrivare prima della pausa estiva. In seguito tra settembre e dicembre potremo approvare i primi decreti delegati attuativi della riforma».
Tra le tematiche analizzate, quella dell’Irpef: «La voce più rilevante e su cui si possono ottenere importanti risultati è quella dei crediti imposta: abbiamo 227 crediti di imposta, che cubano circa 36 miliardi. Su questi penso che si possa fare un intervento di pulizia, per fare in modo di mettere le risorse risparmiate a servizio della riduzione dell’Irpef. Ma lo si farà compatibilmente con le risorse finanziarie», ha nuovamente sottolineato il viceministro.
Insomma, siamo perennemente nel campo delle ipotesi anche se intanto nei piani del Governo, per i redditi annui compresi fino ai 25mila euro la sforbiciata è aumentata dal 3 al 7%, per quelli che arrivano a 35mila euro l’innalzamento va dal 2 al 6%. «Il più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni», come lo ha definito Giorgia Meloni: questa misura vale circa 3,5-4 miliardi di euro e copre la seconda parte del 2023 ma l’esecutivo ha intenzione di renderla strutturale.
Saranno misure sufficienti a risolvere l’impasse? La prospettiva di una tredicesima più sostanziosa ovviamente sarebbe un primo passo.