Il paesaggio è senza dubbio il “luogo di luoghi”, quel contenitore di uniche percezioni di un territorio, in questo caso Serralunga d’Alba, espressione di molte delle attività che lo caratterizzano e nello stesso tempo custode delle memorie sociali delle genti che nel tempo lo hanno abitato. Ecco perché in questo secondo incontro con l’azienda agricola Giovanni Rosso, abbiamo rivolto il nostro sguardo alla generazione di viticoltori, come lo è appunto Davide Rosso, portatori di una percezione “densa” di paesaggio rurale, di rispettosa relazione tra uomo e ambiente, con radicato nel Dna il significato stesso dell’attributo “immateriale”, conferito a questi paesaggi patrimonio Unesco. La sua azienda agricola è la summa di conoscenze e saperi materiali che rendono i luoghi e le memorie – familiari, generazionali, comunitarie – ponte fra le “tradizioni” ereditate e le scelte del presente.
Cosa significa, signor Rosso, essere produttore in terra di Langa?
«Io sono fedele a quello che è il mio pensiero, la mia linea guida da sempre: il vino deve essere la perfetta copia del suo Terroir. Certo, questo obiettivo è una sfida continua, resa ancor più impegnativa visto che i miei vini sono l’essenza di cru che hanno fatto la storia dell’enologia italiana: Cerretta, Broglio, Meriame, Sorano, Costabella, Lirano e Damiano… Per non parlare della famosissima particella 251 P del Cru Vignarionda, considerata da Antonio Galloni “the jewel of the crown” tra i migliori vigneti italiani. Però la magica terra di Serralunga d’Alba è un ingrediente a cui noi sommiamo, da oltre 100 anni, savoir-faire quotidiano e tanta esperienza».
Che ben si percepisce all’assaggio dei vostri vini…
«Ho optato per uno stile di produzione tradizionale, quindi con l’utilizzo di botti grandi di rovere francese, e molto rigoroso. Questo indirizzo è particolarmente caratterizzante nel Barolo, in particolare nel Barolo Cerretta, nel Barolo Serra e nel celebre Barolo Vigna Rionda. All’assaggio infatti si coglie appieno tutta la naturale capacità di restituire al calice significativa personalità, senza dimenticare, e questo lo ritengo un pregio, la schietta e amabile espressività, che tratteggia e racconta una autenticità, una precisa e maniacale logica nella produzione… Tratti evidenti anche in Barolo Docg – “Vigna Rionda – Ester Canale Rosso”, la cui vinificazione avviene con l’utilizzo dei lieviti indigeni in vasche di acciaio e dura circa 22 giorni nei quali avvengono giornalieri rimontaggi e délestage a metà periodo. L’affinamento avviene in botti di legno di rovere di Slavonia da 16hl per una durata compresa tra i 18 ed i 36 mesi in base all’annata di vendemmia. Un vino che al palato risulta notevolmente strutturato e profondo, con dei tannini evoluti e fitti ed un finale estremamente persistente ed armonico».
Tante sfumature, particolari elementi che, per scelta, caratterizzano lo stile del vino che porta la sua firma. Come è nata invece la voglia di esplorare un nuovo terroir ove poter mettersi in gioco?
«Per carattere sono curioso e sempre alla ricerca di nuove strade da percorrere. Ho capito, confrontandomi con i miei clienti nel mondo che per fare il mio mestiere servono consapevolezza del momento che stiamo vivendo, forti motivazioni, ma soprattutto sempre saldamente presente l’obiettivo da raggiungere. E poi, e faccio riferimento alla mia natura personale, il fuoco dentro, la passione e la dedizione totale per la mia impresa. E così, nel 2016, ho seguito il cuore gettandomi verso un progetto parallelo all’azienda a Serralunga d’Alba: ho acquistato una tenuta etnea presso la frazione Solicchiata di Castiglione di Sicilia. L’azienda sorge pochi chilometri prima di Passopisciaro ai piedi del Montedolce, un piccolo cratere spento che dà il nome alla Contrada. Si tratta del versante nord-est del vulcano, zona particolarmente vocata per la produzione di vini rossi. Grazie al microclima unico, ad un suolo composto da sabbia lavica e ad un’altitudine media di 750 metri sopra il livello del mare è nato l’Etna Rosso, ottenuto da uve di Nerello Mascalese e piccole quantità di ulteriori vitigni autoctoni locali della stessa Doc».
La sua energia è instancabile, come i suoi progetti. Nel suo futuro cosa vede signor Rosso?
«Devo ammettere di non pormi mai questa domanda, vivendo un po’ con il pilota automatico. Ma so per certo che il mio domani sarà la continuità del mio passato e del mio presente, quei valori che mi sono stati trasmessi da mio padre Giovanni e mia mamma Ester e ai quali attingo per restare sempre con i piedi ben piantati a terra. Perché radici salde e ben ancorate al suolo regalano vini che Mario Soldati definiva “poesia della terra” o che Galileo Galilei riteneva “composto di umore e luce”. Perché la vite per me è qualcosa di più di una semplice pianta, è ragione e simbolo della vita stessa».
«Rispettare la tradizione e non aver paura di essere al passo con i tempi»
È il segreto dei vini di personalità e riconoscibilità dell’azienda agricola giovanni rosso