Cineforum Boves: trionfale finale, ma l’attività continua

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Come prevedibile, trionfale è stato il finale del «Cineforum dei Pensionati», che sempre aveva vissuto di attento ed affezionato pubblico, ma che ha registrato un vero «tutto esaurito», un Auditorium Borelli gremito, venerdì sera 12, con il, magistrale, «Rasmus e il vagabondo», di Adriano Peano. Già con il secondo video presentato, a marzo, di Sandro Gastinelli, si era vista una presenza di spettatori per opere a soggetto locale e con interpreti del posto, anche logica, nonostante una scelta di opere, attuata da Celestino Giordano e dal presidente del Circolo Sergio Cavallera, le due menti dell’iniziativa, davvero varia (da comico a tragico) e valida, con sullo schermo prodotti ottimi del cinema italiano della seconda metà del Novecento, dagli interpreti assolutamente «all’altezza» (da Vittorio De Sica, a Gina Lollobrigida, a Sophia Loren, a Marcello Mastroianni, a Roberto Benigni, a Bud Spencer e Terence Hill…)…
«Rasmus e il vagabondo», girato nel 1983, arrivato, l’anno dopo, a proiezione sullo schermo del cuneese «Cinema Monviso», resta un «mito» della cultura bovesana.
È stato vero momento di cineforum, con Adriano Peano ed il suo vice, Adriano Ravera, entrambi «in forma», ad introdurre, a raccontare aneddoti, come quello degli «interni» a Villa Berrini con il commediografo morto da venti anni e tutti gli arredi ed «effetti personali» (dentiera inclusa) come aveva lasciato… Si è spiegato un lavoro durato mesi, che molto ha «legato» i protagonisti, già «gruppo di amici», fondatori del Club cinematografico «La Moviola» (Ravera chiese fotografia all’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, per la sede, venendo convocato dai carabinieri)… L’intera ora è stata doppiata in seguito, parti musicali incluse (i pezzi non son suonati dal protagonista Gino Baudino, la colonna sonora fu curata da Lorenzo Politano). La «pellicola» resta perfetta, ora, quaranta anni dopo, è difficile proiettarla (anche se è stata esposta attrezzatura dell’epoca). Quella utilizzata è l’unica copia DHS esistente, posseduta dal regista. Bisognerebbe fare una «digitalizzazione», che migliorerebbe anche l’audio (comunque decoroso), ma che è alquanto «costosa»… Questa è la prima proiezione da decina di anni almeno, una vera «festa della bovesanità», soprattutto di quella protagonista degli scorsi decenni…
Alla fine sul palco son saliti i protagonisti: il «vagabondo», Oscar, Gino Bisotto, poi diventato titolare della «Osteria della luce», e Ramsus, l’allora bambino, ora commercialista, Piergiorgio Re, nipote del regista.
Il lavoro è tratto dal libro, anni Cinquanta, della scrittrice svedese novecentesca Astrid Lidgren (Ericsson), più nota per essere la creatrice del personaggio di «Pippi Calzelunghe», uno dei grandi successi televisivi degli anni Settanta che riesce ad affascinare ancora i bambini di oggi. Anche «Ramsus» ha avuto trasposizioni cinematografiche e televisive… In questo caso è stato molto adattato al contesto locale, biscotti savoiardi e carabinieri in divisa tradizionale inclusi… Si permette ritmi lenti, in quei tempi più comuni che nelle produzioni attuali, poesia di paesaggi incantevoli (le colline bovesane e la Valle Stura), particolari di fiori, colti con grande sensibilità, architetture tradizionali (allora meglio conservate, più «veraci»)…
I due protagonisti si muovono tra personaggi tipici della zona, anziani figli della civiltà contadina dei piedi della Bisalta…
La storia è quella di un orfano (complessato dai capelli lisci, non ricci) che fugge dall’orfanotrofio, per cercare una famiglia (visto che i genitori che vengono a «prenderli» scelgono più facilmente bambine e che i suoi rapporti con la «Direttrice», la «Poiana», non son proprio idilliaci)…  Incontra un «vagabondo», che sembra sopravvivere facendo «spettacoli di strada»…
È persona integerrima, ma finisce per essere accusata dei crimini di due malfattori, anche grazie ad una loro complice, cameriera di nobildonna locale rapinata.
Si vede che non è lavoro di «professionisti», anche per il marcato accento piemontese, ma, nel cast, un piccolo «oscar ad attore non protagonista» lo merita certo Valter Draperi, davvero a suo agio in scena, spontaneo come solo il talento recitativo concede (nella parte di uno dei criminali)…
Adriano Ravera si ritaglia il cammeo del commissario di polizia che, informato dal «vagabondo», capisce tutto, arresta i ladri e salva i protagonisti…
Il finale vede Ramsus, ormai affezionato al suo compagno, che rinuncia, per star con lui, persino al suo sogno: rifiuta di essere adottato da una ricca coppia di possidenti senza figli…
Il piccolo «colpo di scena finale» è scoprire come Oscar sia «vagabondo» solo «part time», per qualche tempo all’anno, avendo una moglie-compagna ed una casa, per quanto modesta, con un gatto nero… La moglie, nella vita, di Gino Bisotto, è stata anche curatrice dei costumi.
Si è concluso con rinfresco offerto dai «Pensionati» (che ringraziano il Comune per la collaborazione ed il sostegno SIAE), nella sede.
I soddisfatti Sergio Cavallera e Celestino Giordano non si fermano certo qui: già invitano, questo venerdì sera, 19, sempre alle 20,30, nel Circolo, a vedere, sul «grande schermo» della televisione immagini di quaranta anni di attività dell’Associazione…
Stanno,  poi, girando per le scuole a mostrare come era la bachicoltura tradizionale, una delle storiche risorse della zona…
Ovviamente aspettando il prossimo «Cineforum»…