Forse perché era stata l’edizione ospitata a casa nostra, ma l’Eurovision del 2022 aveva lasciato tutto un altro ricordo rispetto all’evento che è andato in scena sabato scorso in diretta mondovisione da Londra. In particolare per un motivo: perché il livello generale delle canzoni in gara era sembrato decisamente superiore. In questo caso, invece, l’impressione destata dalla manifestazione nel suo complesso è stata quella di un grande frastuono. E non solo di suoni, ma anche di colori. Tinte spesso cupe oppure sgargianti, il rosa in tutte le sue estreme tonalità, a disegnare trame improbabili e look aggressivi, al limite dell’horror. Alla fine a vincere è stata la cantante svedese Loreen grazie a un vero e proprio plebiscito di voti, sia da parte della giuria che al televoto. Immaginifica la sua entrata in scena, dentro a una specie di lampada a raggi Uv, con lei che si muove sulle note di un brano rumoroso. Orecchiabile, ma anche simile a tante altre canzoni in gara. E non solo. Il giorno dopo Loreen, che aveva già vinto il festival nel 2012, è stata immancabilmente accusata di plagio. Ci sarebbe anche un brano ucraino tra quelli echeggiatti in “Tattoo”, ovvero “V Plenu” di Mika Newton, cantante 37enne di Burstyn. Non solo, risuonerebbero melodie (più che esplicite) degli Abba (“The Winner Takes it All”) nonché di “Flying Free” di Pont Aeri (Marc Escudero e Ruben Moreno, Spagna, anni ’90). Sulla ricerca delle tessere del puzzle musicale che hanno composto “Tattoo” si è scatenato, di fatto, un vero e proprio tormentone social. Nulla di inedito. Tra i tanti “plagiati” comparirebbe anche il nostro Nek, con “Fatti avanti amore”, brano con cui arrivò secondo a Sanremo nel 2015. Ma si sa che all’Eurovision conta di più la performance che la canzone. E si è visto abbondantemente.
Chi invece è rimasto fedele a se stesso è stato Marco Mengoni, vinitore di Sanremo e classificato al quarto posto a Londra, quindi a un passo dal podio. È stato premiato dalla giuria per la miglior composizione. Ha incantato con l’esibizione di “Due Vite”, come sempre molto accorata.
Tra i tanti ospiti della serata, che si è aperta con la Kalush Orchestra e un filmato con Kate Middleton al piano, c’era anche Mahmood che ha cantanto una sua versione di “Imagine”.
Tornando a Mengoni, quando per lui è stato il momento di salire sul palco, ha sventolato una bandiera tricolore più un’altra con cinque colori in più, il bianco, il rosa, l’azzurro, il marrone e il nero, posizionati a lato, quasi come un distintivo, o forse come un promemoria. La bandiera Lgbtqi, disegnata dal graphic designer Daniel Quasar per rendere la celebre Rainbow Flag ancora più inclusiva. Le nuove strisce colorate sono dedicate alla comunità di colore, a quella transgender, ai malati di Hiv e a chi è morto per portare avanti la battaglia dei diritti.
Insomma, la Svezia ha avuto la meglio puntando sulla spettacolarità delle performance, un criterio confermato anche dal “blocco” degli alleati nordici che su questo hanno basato la loro lunga serie di trionfi nella kermesse. Importante, come detto, la performance perché lo spirito dell’Esc è l’esaltazione della libertà, dell’inclusione e della gioia (anche sfrenata, ovviamente al limite del trash) per lo show. Una formula doppiamente vincente: l’Eurovision Song Contest tornato ad essere trasmesso su Raiuno in linea con i fasti Maneskin 2021 e con il kolossal di Torino 2022, ha conquistato gli ascolti della prima serata: in onda dalle 21 all’1.14, è stato seguito da 4.960.000 spettatori pari al 34% di share. E ha consigliato Mediaset a spostare la diretta della finale di “Amici” alla domenica sera.
E ora, appuntamento in Svezia tra un anno per la prossima edizione.
La poesia di Mengoni nel frastuono dell’Eurovision
Il vincitore di Sanremo solo quarto a Londra dove ha trionfato la cantante svedese Loreen